martedì 1 febbraio 2022

Moby Dick alla prova


"Moby Dick alla prova" di Orson Welles, adattamento dal romanzo di Melville, traduzione di Cristina Viti. Uno spettacolo di Elio De Capitani. Costumi di Ferdinando Bruni, musiche di Mario Arcari, luci di Michele Ceglia, suono di Gianfranco Turco, maschere di Marco Bonadio, assistente alla regia Alessandro Frigerio. Con Elio De Capitani, Angelo Di Genio, Giulia Viana, Cristina Crippa, Marco Bonadei, Enzo Curcurù, Michele Costabile, Massimo Somaglino, Alessandro Lussiana, Vincenzo Zampa. Al Teatro Elfo Puccini di Milano fino al 6 febbraio, al teatro Carignano di Torino dall'8 al 20 febbraio

Un blitz "toccata e fuga" a Milano due giorni fa, domenica, ma ne è valsa la pena: ero certo di assistere a uno spettacolo memorabile, che Orson Welles aveva portato sulle scene a Londra nel lontano 1955 immaginando una compagnia di attori alle prese con le prove del Re Lear di Shakespeare che, in corso d'opera, sarebbero diventate quelle della trasposizione teatrale del Moby Dick di Melville, in cui la figura del tirannico, monomaniaco e delirante comandante Achab ha parecchi tratti in comune con il re di Britannia, così come il buon Starbuck con quella di Cordelia. Elio De Capitani è stato il primo a proporlo in Italia (coproduzione Teatro dell'Elfo e Stabile di Torino),e il suo Moby Dick ha avuto una lunga gestazione, con le prove che si sono estese durante il lock down dello scorso anno, ed è stato finalmente presentato in prima nazionale l'11 gennaio scorso nella "Tana degli Elfi" di Corso Buenos Aires. In sala Shakespeare (quella più capiente), per l'appunto. "Pensate, quando parliamo di balene, oceani, e baleniere di vederli davvero", viene preavvertito il pubblico (numeroso, fino a stipare la sala al massimo della capienza consentita dalle disposizioni in essere) e, nonostante una scenografia essenziale, che non fa alcun riferimento diretto a vascelli, alle infinite distese marine, ai venti flagellanti, ai cieli infiniti e burrascosi, li vede per davvero, avvolto e incantato dalle parole della voce narrante (quella di Ishmael, che sarà l'unico sopravvissuto della forsennata spedizione della Pequod al comando di Achab, all'inseguimento della propria nemesi: il capodoglio bianco come un fantasma, Moby Dick), quella dell'ottimo Angelo Di Genio, purtroppo penalizzata nell'occasione da un microfonamento lievemente difettoso che lo faceva sembrare talvolta vittima di una zeppola degna di Jovanotti: quando utilizzava il tradizionale microfono ad asta, come i cantanti dei complessi rock fino agli anni Ottanta, la sua dizione risultava invece, come sempre, ineccepibile. C'è stato un altro inconveniente tecnico, causa positività da Covid: la musica, solitamente eseguita dal vivo dal maestro Mario Arcari, su cui si innescano gli evocativi cori marinari, i Sea Shanty che accompagnano il lavoro della ciurma, per fortuna è stata salvata su nastro e ripordotta per l'occasione. Su tutti e su tutto, la voce possente di Elio De Capitani, "capitano" (e Meister) più che mai, sia di un paio di generazioni di Elfi sia, in quanto Achab (ma anche un po' colonnello Kurtz di Francis Ford Coppola, ossia il cuore di tenebra di Conrad), di un equipaggio che riesce a soggiogare e mandare al massacro in nome delle sue paranoie monomaniache. Non diversamente da altri personaggi altrettanto preoccupanti che hanno caratterizzato il nostro passato anche recente e che Elio ha già esplorato sulla scena impersonando sia il Nixon di Peter Morgan sia il Roy Cohn di Angels in America, altri due memorabili spettacoli dell'Elfo, scandagliando il lato oscuro dell'animo americano, quello che non si rassegna a trovare limiti al suo furibondo bisogno di malinteso "progresso", in realtà sete di denaro, dominio, sopraffazione e affermazione di un ego smisurato quanto inconsistente e miserabile. Che si avvita su sé stesso nella propria pochezza: hanno conservato molta più "umanità"  i cetacei che pacificamente convivono negli abissi, molto più capaci degli umani di trovare forme di autentica comunicazione ed empatia. Tutto bellissimo, nonostante gli intoppi, emozionante e partecipato, quasi due ore e mezzo mozzafiato, livelli altissimi. Finché c'è teatro c'è vita, e viceversa. Grazie a tutti per esserci, ed essere sempre, inesorabilmente, "sul pezzo". 

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