"Frost/Nixon" di Peter Morgan. Regia di Ferdinando Bruni, Elio De Capitani; traduzione di Lucio De Capitani. Con Ferdinando Bruni, Elio De Capitani, Luca Torraca, Alejandro Bruni Ocaña, Claudia Coli, Matteo De Mojana, Andrea Germani, Nicola Stravalici. Scene e costumi di Ferdinando Bruni, Luci di Nando Frigerio, suono di Giuseppe Marzoli. Co-produzione Teatro dell'Elfo e Teatro Stabile dell'Umbria. Fino al 10 novembre al Teatro Elfo/Puccini di Milano
Mantiene pienamente le aspettative l'adattamento da parte del duo Bruni/De Capitani della pièce di Peter Morgan del 2006 (e da cui Ron Howard trasse il film successo omonimo) sul primo vero caso di politica-spettacolo: la serie di interviste che il conduttore TV (e non giornalista) David Frost fece a Richard Nixon nel 1977, tre anni dopo le sue dimissioni, inchiodandolo e facendogli ammettere le proprie responsabilità nel Caso Watergate e diventa al contempo occasione per un duello in scena tra i due dioscuri dell'Elfo, che lavorano assieme da quarant'anni alle fortune del teatro milanese. Del resto lo spettacolo, che per tre quarti si concentra sulle fasi preparatorie e sui retroscena di quella vicenda, e solo per un quarto, quella finale, sulle 4 sessioni di registrazione delle interviste vere e proprie, si adatta perfettamente alle caratteristiche quasi cinematografiche delle messe in scena dell'Elfo: il paradosso è che in questo caso si parla di TV e della sua potenza, perché solo le riprese televisive, i primi piani impietosi e la conoscenza del mezzo da parte di David Frost (assistito sì da una équipe di agguerriti giornalisti esperti nello "scavare nel fango" che lavorava nell'ombra, ma l'idea delle interviste e la loro conduzione erano esclusiva farina del suo sacco) ottennero il risultato voluto, la "resa" dell'ex presidente, e che i due registi-attori rendono in maniera strabiliante e insieme sobria, senza bisogno di effetti speciali, in uno scambio dialettico fatto di parole, sguardi, espressioni, posture, su una scena che utilizza soltanto due poltrone da ufficio che si trasformano, di volta in volta, in uno studio televisivo d'epoca, in una camera d'albergo, in un'automobile, in complementi d'arredo della villa di Nixon in California. Fu nella realtà (e così viene percepita di chi assiste a teatro) una "sfida all'OK Corral" tra due personaggi che vedevano in queste interviste un'opportunità per riabilitarsi: Frost per imporsi nuovamente sulla scena americana, quella newyorkese in particolare, in cui in tempi passati aveva goduto di una certa notorietà che rimpiange, dopo essere stato "esiliato" nella natìa Inghilterra e in Australia; Nixon, che dopo il coinvolgimento nel Watergate e le forzate dimissioni, aveva perso ogni credibilità politica pur essendo riuscito a evitare un processo, consapevoli entrambi che solo uno ne sarebbe uscito vincitore: per lungo tempo in vantaggio sembra essere l'ex presidente, abile nell'aggirare le domande divagando, portando l'altro sul suo terreno, ossia quello dei suoi meriti, tra cui i successi in politica internazionale, facendo battute di gusto molto "americano" e infarcendo le risposte di aneddoti; Frost abbozza, sembra adattarsi al suo interlocutore e assecondarlo, anche troppo secondo i suoi assistenti ma, conscio dei meccanismi televisivi, rimane fiducioso e sicuro di essere in grado di sferrare il colpo del KO al momento opportuno, che si presenta nell'ultima sessione di interviste quando uno dei suoi collaboratori gli fornisce alcune prove inconfutabili del coinvolgimento diretto di Nixon nello scandalo Watergate trovate peraltro in un archivio pubblico a Washington. De Capitani, che già aveva interpretato magistralmente Berlusconi ne "Il caimano" di Moretti in una delle sue rare escursioni sul grande schermo, è perfetto nei panni di un Nixon furbo, bugiardo, vanitoso, avido e mai domo ma consapevole; altrettanto Bruni in quelli di Frost, uomo di spettacolo ambizioso, modaiolo, un po' frivolo, sornione, e sono degnamente assecondati dal resto della compagnia, con una nota di merito speciale per Andrea Germani (uno dei reporter che collaborano con Frost) e Nicola Stravalaici (un militare assistente di Nixon). Uno spettacolo da non perdere, che svela gli intrecci tra potere mediatico e politico, le menzogne e i trucchi che lo accompagnano, e in cui chiunque può vedere riflessi gli accadimenti di casa nostra di questi tempi grami.
Mantiene pienamente le aspettative l'adattamento da parte del duo Bruni/De Capitani della pièce di Peter Morgan del 2006 (e da cui Ron Howard trasse il film successo omonimo) sul primo vero caso di politica-spettacolo: la serie di interviste che il conduttore TV (e non giornalista) David Frost fece a Richard Nixon nel 1977, tre anni dopo le sue dimissioni, inchiodandolo e facendogli ammettere le proprie responsabilità nel Caso Watergate e diventa al contempo occasione per un duello in scena tra i due dioscuri dell'Elfo, che lavorano assieme da quarant'anni alle fortune del teatro milanese. Del resto lo spettacolo, che per tre quarti si concentra sulle fasi preparatorie e sui retroscena di quella vicenda, e solo per un quarto, quella finale, sulle 4 sessioni di registrazione delle interviste vere e proprie, si adatta perfettamente alle caratteristiche quasi cinematografiche delle messe in scena dell'Elfo: il paradosso è che in questo caso si parla di TV e della sua potenza, perché solo le riprese televisive, i primi piani impietosi e la conoscenza del mezzo da parte di David Frost (assistito sì da una équipe di agguerriti giornalisti esperti nello "scavare nel fango" che lavorava nell'ombra, ma l'idea delle interviste e la loro conduzione erano esclusiva farina del suo sacco) ottennero il risultato voluto, la "resa" dell'ex presidente, e che i due registi-attori rendono in maniera strabiliante e insieme sobria, senza bisogno di effetti speciali, in uno scambio dialettico fatto di parole, sguardi, espressioni, posture, su una scena che utilizza soltanto due poltrone da ufficio che si trasformano, di volta in volta, in uno studio televisivo d'epoca, in una camera d'albergo, in un'automobile, in complementi d'arredo della villa di Nixon in California. Fu nella realtà (e così viene percepita di chi assiste a teatro) una "sfida all'OK Corral" tra due personaggi che vedevano in queste interviste un'opportunità per riabilitarsi: Frost per imporsi nuovamente sulla scena americana, quella newyorkese in particolare, in cui in tempi passati aveva goduto di una certa notorietà che rimpiange, dopo essere stato "esiliato" nella natìa Inghilterra e in Australia; Nixon, che dopo il coinvolgimento nel Watergate e le forzate dimissioni, aveva perso ogni credibilità politica pur essendo riuscito a evitare un processo, consapevoli entrambi che solo uno ne sarebbe uscito vincitore: per lungo tempo in vantaggio sembra essere l'ex presidente, abile nell'aggirare le domande divagando, portando l'altro sul suo terreno, ossia quello dei suoi meriti, tra cui i successi in politica internazionale, facendo battute di gusto molto "americano" e infarcendo le risposte di aneddoti; Frost abbozza, sembra adattarsi al suo interlocutore e assecondarlo, anche troppo secondo i suoi assistenti ma, conscio dei meccanismi televisivi, rimane fiducioso e sicuro di essere in grado di sferrare il colpo del KO al momento opportuno, che si presenta nell'ultima sessione di interviste quando uno dei suoi collaboratori gli fornisce alcune prove inconfutabili del coinvolgimento diretto di Nixon nello scandalo Watergate trovate peraltro in un archivio pubblico a Washington. De Capitani, che già aveva interpretato magistralmente Berlusconi ne "Il caimano" di Moretti in una delle sue rare escursioni sul grande schermo, è perfetto nei panni di un Nixon furbo, bugiardo, vanitoso, avido e mai domo ma consapevole; altrettanto Bruni in quelli di Frost, uomo di spettacolo ambizioso, modaiolo, un po' frivolo, sornione, e sono degnamente assecondati dal resto della compagnia, con una nota di merito speciale per Andrea Germani (uno dei reporter che collaborano con Frost) e Nicola Stravalaici (un militare assistente di Nixon). Uno spettacolo da non perdere, che svela gli intrecci tra potere mediatico e politico, le menzogne e i trucchi che lo accompagnano, e in cui chiunque può vedere riflessi gli accadimenti di casa nostra di questi tempi grami.
Nessun commento:
Posta un commento