"Anni felici" di Daniele Luchetti. Con Micaela Ramazzotti, Kim Rossi Stuart, Martina Gedeck, Samuel Garofalo, Nicolò Calvagna, Benedetta Buccelato, Pia Engleberth. Italia, Francia 2013 ★★★½
Leggendo alcune critiche non particolarmente entusiaste, temevo di andare a vedere una sorta di bis de "La prima cosa bella", quello che tra i film di Paolo Virzì è stato quello che mi è piaciuto di più, ma pur essendo anche"Anni felici" autobiografico, e Luchetti pressoché coetaneo del regista livornese, sono diversi le storie, gli ambienti, pur se filtrati dagli occhi qui di un ragazzino che aveva 10 anni nell'estate del 1974, là da un bambino di qualche anno più giovane alla fine dei mitici Sessanta. Uguale è la protagonista femminile, Micaela Ramazzotti, che tra l'altro è la moglie e musa di Paolo Virzì, che dimostra la sua versatilità risultando perfetta nella parte in entrambe le pellicole. Qui siamo a Roma, e testimoni delle vicende coniugali di Guido e Serena, insegnante all'Accademia di Belle Arti lui, scultore concettuale, anticonformista e alquanto velleitario che si sente ingabbiato (ma all'occorrenza rassicurato) dall'ambiente borghese di lei, figlia di commercianti benestanti, innamorata persa del fascinoso marito artista quanto poco interessata all'arte, e gelosissima a causa dei costanti tradimenti di Guido con le modelle su cui lavora nel suo laboratorio. Siamo nell'estate che segue il referendum sul divorzio, in piena epoca di rivendicazioni femministe, e alle istanze di Guido di vivere liberamente il rapporto di coppia lei risponde seguendo il consiglio di Elke (Martina Gedeck), la gallerista dello scultore, partendo con lei e un gruppo di donne che, con i loro figli verso la Camargue, per trascorrere le ferie in una sorta di comune. Mentre Guido si sentirà abbandonato, Serena comincia a riflettere sul rapporto col marito e il suo grado di autonomia e, per ironia della sorte, finisce per innamorarsi di Elke. Tradizionalista com'è, per lei non esiste la trasgressione senza amore, mentre le scappatelle di lui sono senza importanza, e questo farà la differenza nell'evoluzione del rapporto tra i due. Che cambierà direzione e modalità dopo il chiarimento, pur rimanendo viva un'attrazione erotica fortissima e un affetto profondo, ed entrambi i protagonisti si sbloccheranno, lui da un punto di vista artistico, lei da quello personale. Presi come sono dalle loro schermaglie non si accorgono della presenza e delle esigenze dei figli, in particolare di quella di Davide, l'alter ego del regista, già da allora con la cinepresa (Super8) in mano, né che quelli, pur conflittuali, erano davvero anni felici. E non posso che concordare con Luchetti: il 1974 in particolare!
Leggendo alcune critiche non particolarmente entusiaste, temevo di andare a vedere una sorta di bis de "La prima cosa bella", quello che tra i film di Paolo Virzì è stato quello che mi è piaciuto di più, ma pur essendo anche"Anni felici" autobiografico, e Luchetti pressoché coetaneo del regista livornese, sono diversi le storie, gli ambienti, pur se filtrati dagli occhi qui di un ragazzino che aveva 10 anni nell'estate del 1974, là da un bambino di qualche anno più giovane alla fine dei mitici Sessanta. Uguale è la protagonista femminile, Micaela Ramazzotti, che tra l'altro è la moglie e musa di Paolo Virzì, che dimostra la sua versatilità risultando perfetta nella parte in entrambe le pellicole. Qui siamo a Roma, e testimoni delle vicende coniugali di Guido e Serena, insegnante all'Accademia di Belle Arti lui, scultore concettuale, anticonformista e alquanto velleitario che si sente ingabbiato (ma all'occorrenza rassicurato) dall'ambiente borghese di lei, figlia di commercianti benestanti, innamorata persa del fascinoso marito artista quanto poco interessata all'arte, e gelosissima a causa dei costanti tradimenti di Guido con le modelle su cui lavora nel suo laboratorio. Siamo nell'estate che segue il referendum sul divorzio, in piena epoca di rivendicazioni femministe, e alle istanze di Guido di vivere liberamente il rapporto di coppia lei risponde seguendo il consiglio di Elke (Martina Gedeck), la gallerista dello scultore, partendo con lei e un gruppo di donne che, con i loro figli verso la Camargue, per trascorrere le ferie in una sorta di comune. Mentre Guido si sentirà abbandonato, Serena comincia a riflettere sul rapporto col marito e il suo grado di autonomia e, per ironia della sorte, finisce per innamorarsi di Elke. Tradizionalista com'è, per lei non esiste la trasgressione senza amore, mentre le scappatelle di lui sono senza importanza, e questo farà la differenza nell'evoluzione del rapporto tra i due. Che cambierà direzione e modalità dopo il chiarimento, pur rimanendo viva un'attrazione erotica fortissima e un affetto profondo, ed entrambi i protagonisti si sbloccheranno, lui da un punto di vista artistico, lei da quello personale. Presi come sono dalle loro schermaglie non si accorgono della presenza e delle esigenze dei figli, in particolare di quella di Davide, l'alter ego del regista, già da allora con la cinepresa (Super8) in mano, né che quelli, pur conflittuali, erano davvero anni felici. E non posso che concordare con Luchetti: il 1974 in particolare!
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