"Una piccola impresa meridionale" di Rocco Papaleo. Con Rocco Papaleo, Barbora Bobulova, Riccardo Scamarcio, Sarah Felberbaum, Claudia Potenza, Giuliana Lojodice, Giorgio Colangeli, Giovanni e Mela Esposito, Giampiero Schiano. Italia 2012 ★★★+
Si è sempre un po' perplessi e forse anche prevenuti quando si sente parlare di "nuova commedia all'italiana" dopo gli indubbi fasti del passato (peraltro spesso ingigantiti, perché di boiate se n'è girate a iosa anche durante i "mitici" Sessanta e Settanta), ma non è il caso di questo secondo film di Papaleo dopo "Basilicata coast to coast" che, come il primo, ha un andamento lieve e un tocco surreale e, senza teorizzare sul massimi sistemi né giudicare, mette in scena una storia, per quanto improbabile e volutamente favolistica, plausibile e con un senso, al di là della trama che è puro pretesto benché ossatura di un divertissement comunque gradevole. La voce narrante è quella di Papaleo stesso, nei panni di Costantino, un prete spretato che torna al suo paese, in un Sud non meglio precisato (tra Puglia e Basilicata anche se il film è stato girato in Sardegna) e in casa della madre, Stella (la sempre bravissima Giuliana Lojodice), la quale, per evitare le dicerie dei compaesani, lo "smista" presso un faro semidiroccato con una piccola proprietà attorno che appartiene alla famiglia. Il ritorno allo stato laicale del figlio maggiore non è l'unico cruccio della vecchia, ma anche l'abbandono del tetto coniugale da parte della figlia Rosa Maria. Ben presto il faro abbandonato diventa il ricettacolo di tutta una serie di "ex", oltre al protagonista: prima Magnolia (la Bobulova), già prostituta originaria dell'Europa dell'Est con la passione del karaoke e sorella di Valbona, la donna delle pulizie di Stella (a sua volta ex ballerina classica); poi Arturo (Scamarcio), il cognato cornuto, pure lui in fuga dalle maldicenze, aspirante musicista del genere raffinato, da sempre in conflitto col padre (malato terminale, l'ottimo Giorgio Colangeli), anche lui musicista però da matrimoni e sagre paesane; poi Rosa Maria e Valbona (perché è quest'ultima l'amante misteriosa della sorella di Costantino), per finire con Raffaele e Jennifer, due ex acrobati, che hanno trasformato la disciolta compagnia circense nella "Piccola impresa meridionale" che dà il titolo al film e che si occupa della riparazione del tetto della casa-faro e si porta dietro la piccola Mela, affidata al padre, Raffaele, titolare di questa strampalata impresa di ristrutturazioni. A questa sorta di comune di "ex" qualcosa, una vera a propria famiglia allargata finisce per aggiungersi perfino l'anziana Stella, a sua volta ex insegnante, che si occuperà dell'educazione di Mela per permetterle di conseguire la licenza elementare ed evirare che i servizi sociali tolgano l'affidamento al padre. Happy End d'obbligo ma senza melensaggini, col vecchio faro che viene trasformato, col contributo di tutti e il fondamentale apporto di capitale della ex prostituta, in un originale albergo di charme, il tutto nella forma di un racconto permeato di una malinconica ironia e dove l'elemento musicale, come già nel precedente film di Papaleo, è fondamentale: la colonna sonora, di alto livello, è affidata alla bravissima Rita Marcotulli, pianista e compositrice jazz di fama e successo. Insomma, a me non è dispiaciuto affatto, e lo consiglio per una gradevole visione.
Si è sempre un po' perplessi e forse anche prevenuti quando si sente parlare di "nuova commedia all'italiana" dopo gli indubbi fasti del passato (peraltro spesso ingigantiti, perché di boiate se n'è girate a iosa anche durante i "mitici" Sessanta e Settanta), ma non è il caso di questo secondo film di Papaleo dopo "Basilicata coast to coast" che, come il primo, ha un andamento lieve e un tocco surreale e, senza teorizzare sul massimi sistemi né giudicare, mette in scena una storia, per quanto improbabile e volutamente favolistica, plausibile e con un senso, al di là della trama che è puro pretesto benché ossatura di un divertissement comunque gradevole. La voce narrante è quella di Papaleo stesso, nei panni di Costantino, un prete spretato che torna al suo paese, in un Sud non meglio precisato (tra Puglia e Basilicata anche se il film è stato girato in Sardegna) e in casa della madre, Stella (la sempre bravissima Giuliana Lojodice), la quale, per evitare le dicerie dei compaesani, lo "smista" presso un faro semidiroccato con una piccola proprietà attorno che appartiene alla famiglia. Il ritorno allo stato laicale del figlio maggiore non è l'unico cruccio della vecchia, ma anche l'abbandono del tetto coniugale da parte della figlia Rosa Maria. Ben presto il faro abbandonato diventa il ricettacolo di tutta una serie di "ex", oltre al protagonista: prima Magnolia (la Bobulova), già prostituta originaria dell'Europa dell'Est con la passione del karaoke e sorella di Valbona, la donna delle pulizie di Stella (a sua volta ex ballerina classica); poi Arturo (Scamarcio), il cognato cornuto, pure lui in fuga dalle maldicenze, aspirante musicista del genere raffinato, da sempre in conflitto col padre (malato terminale, l'ottimo Giorgio Colangeli), anche lui musicista però da matrimoni e sagre paesane; poi Rosa Maria e Valbona (perché è quest'ultima l'amante misteriosa della sorella di Costantino), per finire con Raffaele e Jennifer, due ex acrobati, che hanno trasformato la disciolta compagnia circense nella "Piccola impresa meridionale" che dà il titolo al film e che si occupa della riparazione del tetto della casa-faro e si porta dietro la piccola Mela, affidata al padre, Raffaele, titolare di questa strampalata impresa di ristrutturazioni. A questa sorta di comune di "ex" qualcosa, una vera a propria famiglia allargata finisce per aggiungersi perfino l'anziana Stella, a sua volta ex insegnante, che si occuperà dell'educazione di Mela per permetterle di conseguire la licenza elementare ed evirare che i servizi sociali tolgano l'affidamento al padre. Happy End d'obbligo ma senza melensaggini, col vecchio faro che viene trasformato, col contributo di tutti e il fondamentale apporto di capitale della ex prostituta, in un originale albergo di charme, il tutto nella forma di un racconto permeato di una malinconica ironia e dove l'elemento musicale, come già nel precedente film di Papaleo, è fondamentale: la colonna sonora, di alto livello, è affidata alla bravissima Rita Marcotulli, pianista e compositrice jazz di fama e successo. Insomma, a me non è dispiaciuto affatto, e lo consiglio per una gradevole visione.
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