venerdì 25 febbraio 2022

È l’ABC: non occorre un genio…



Condivido e ripubblico l'editoriale di Marco Travaglio uscito oggi sul Fatto Quotidiano, perché sono le stesse cose che chi mi conosce sa che dico da trent'anni, dai tempi della dissoluzione dell'URSS, e ho scritto anche in questa sede in più di un'occasione. E che ribadisce quanto espresso in diverse recenti interviste da Sergio Romano, ex diplomatico di lungo corso e con particolare competenza in materia, essendo stato ambasciatore italiano prima presso la NATO (1983/85) e poi a Mosca (1985/89). Ossia quanto appare lampante a chiunque non parli per partito preso oppure abbia un minimo di  un'infarinatura di geopolitica e storia nonché di memoria, il che non è il caso di chi fa informazione embedded o propaganda.  E questo a prescindere da qualsiasi valutazione etica sulla guerra in generale che, a mio parere, è sempre il risultato dei giochi di potere (un puerile e demenziale a chi ce l'ha più duro: Slavoj Žižek la definisce stupro di impotenti) e degli interessi in denaro sonante di chi sta al governo, in preda a deliri nazionalistici, imperialistici, idolatrie statalistiche, furori ideologici o religiosi, in nome di una "giusta causa", quando non è pure "santa", e combattuta, subita e pagata regolarmente dalla gente comune, il popolo cosiddetto "sovrano" che tale non è mai, sotto alcun regime. Perché così stanno le cose, se non si vogliono confondere i desideri (o le fantasie) con la realtà, che ci piaccia o no. E a me procura un certo ribrezzo.

Zitti e Mosca

L’attacco criminale di Putin all’Ucraina è un post scriptum degli imperialismi del XX secolo, totalmente fuori sincrono rispetto al comune sentire delle opinioni pubbliche mondiali. Non solo per le nuove generazioni che la guerra, fredda o guerreggiata che fosse, l’hanno letta sui libri di storia, ma anche per quelle che l’hanno vissuta e poi archiviata. Per questo lascia la gente senza parole e rende false e vuote le parole dei governanti che ne sono prodighi. Quelli che menano le danze, Putin e Biden, sono due cascami del Novecento che stanno per compiere 70 e 80 anni, formattati mentalmente nel vecchio mondo che ora rispunta dalla tomba come gli zombi. Con una differenza: Putin parla a un popolo che non dimentica nulla, tantomeno la sua vocazione nazionalista ancora frustrata dal crollo dell’Urss e dalle provocazioni dell’Occidente che ha fatto di tutto per umiliarlo, violando l’impegno di non allargare la Nato a Est; Biden parla a un popolo che non ricorda quasi nulla, salvo i tributi di sangue pagati a far guerre in giro per il mondo, perdendole drasticamente tutte dal 1945. Quindi la guerra non toglie consensi a Putin (a meno che la perda), ma ne toglierebbe parecchi a Biden (che già ne ha pochi) col rischio che ne approfitti la terza potenza, quella tragicamente più al passo coi tempi: la Cina. Quanto a noi, cittadini della cosiddetta Europa, pagheremo il solito tributo di soldi per conto terzi, passando da uno stato d’emergenza (sanitario) a un altro (bellico). Con l’aggravante – per noi italiani – di doverci pure sorbire il cinepanettone delle Sturmtruppen in servizio permanente effettivo, che trasformano le peggiori tragedie nell’eterna commedia all’italiana.

“Noi l’avevamo detto”. È il mantra dei Nando Mericoni a mezzo stampa (“Pronto-Amerega-me-senti?”), che da tre mesi si calano l’elmetto sul capino e rilanciano ogni giorno le veline della Cia sull’invasione russa “tra oggi e domani” e ora, dopo aver fatto e rifatto lo stesso titolo fasullo, si vantano di averci azzeccato. Come se il compito dell’informazione fosse ripetere cento volte una fake news sotto dettatura (“oggi piove”) e poi, quando la centunesima volta si avvera, fingere che fosse sempre stata vera (“visto che oggi piove?”). E come se drammatizzare urlando “Al lupo! Al lupo!” non fosse il modo migliore per sdrammatizzare: un regalo al lupo che, quando arriva, non ci crede o non si scandalizza più nessuno. Ora semmai qualcuno si chiede come mai l’amico americano, se sapeva tutto da mesi, ha lasciato l’Ucraina così impreparata e sola dinanzi all’attacco.

“Legalità internazionale”. Bei tempi quando qualche governo poteva insegnarla agli altri.Oggi non ci sono “buoni” titolati a dare lezioni ai “cattivi” russi, visto che Usa e Ue si sono macchiati di guerre illegali e criminali (peggio ancora se avallate dall’Onu) in ex-Jugoslavia, Afghanistan, Iraq, Libia, Somalia e via bombardando.

“Ci vorrebbe l’Europa”. Fa il paio col “non ci sono più le mezze stagioni”. L’Europa politica e militare non è mai nata per non dispiacere al residuato bellico della Nato (a 31 anni dalla fine del Patto di Varsavia), con alleati indecenti come la Turchia (impegnata a sterminare i curdi nel silenzio degli atlantisti). Finché accetteremo che lo Zio Sam faccia casini in giro lasciandoci il conto da pagare, in termini di migranti (Libia e Afghanistan), terrorismo (Iraq), affari mancati (Cina) e bollette (Ucraina), resteremo il vaso di coccio fra due potenze che si rafforzano a scapito nostro. E piangere sull’Europa che non c’è non sarà solo inutile: sarà ridicolo.

“Tremenda vendetta!”. Posto che, in base ai trattati, la Nato non può inviare truppe in Ucraina, la reazione sarà in forma di parole e di sanzioni. Le parole abbondano e mettono tutti d’accordo. Ma Putin le snobba, anzi le capitalizza agli occhi del suo popolo e del suo establishment(che l’altroieri era tutt’altro che allineato e coperto). Altra cosa sono le sanzioni, che per la Ue escludono gas e banche, per gli Usa no. Su questo conta Mosca: quando si passerà dalle parole ai fatti, il fronte occidentale si rivelerà pura finzione.

“Abbasso i putiniani!”. La caccia agli amici di Putin scatenata dai giornaloni e dal Pd c’entra poco con la guerra in Ucraina e molto con le guerricciole da buvette di Montecitorio: serve a screditare Salvini (che con e sulla Russia ne ha dette e fatte di tutti i colori, ma Putin manco lo conosce) e Conte (reo di un approccio multilaterale in politica estera, peraltro in linea con la tradizione diplomatica italiana, da Moro ad Andreotti, da Prodi a D’Alema allo stesso Frattini). Altrimenti sul banco degli imputati ci sarebbe anzitutto B., quello dei festini con l’amico Vlady nella dacia e a villa Certosa, delle sceneggiate a base di lettoni e plaid trapuntati, delle leccatine alle democrazie-modello di Putin e Lukashenko. Invece è tutto prescritto, in vista del campo largo di Letta (zio e nipote).

“Finché c’è guerra non si tratta”. È la linea di Biden, dunque di Draghi. Ma quando si dovrebbe trattare: in tempo di pace? I negoziati servono quando si combatte, per ottenere tregue e poi trattati. E a mediare non è adatto chi è intruppato in una fazione. Perciò servirebbe, in Europa, qualcuno che tenga una postura più terza e meno appiattita sugli Usa. O almeno che si levi l’elmetto, guardi al di là del proprio naso e scopra ciò che è ovvio dalla notte dei tempi: gli amici te li puoi scegliere, i nemici no.

1 commento:

  1. L'intervento di Putin consentirebbe di consolidare la propria sfera di influenza eurasiatica che tiene a bada sia l'Occidente che la Cina e stabilisce la Russia come terzo polo in un nuovo ordine mondiale tripolare.
    Questa è la più grande paura degli Stati Uniti, quindi devono evitare che qualcosa del genere possa accadere. Per questo hanno usato l'Ucraina per provocare la Russia e ringiovanire il terrore di un'invasione russa in Europa, dando nuova e inaspettata linfa vitale alla NATO e al potere “benigno” degli USA. Questa guerra sta dimostrando che:
    1. gli USA hanno provocato la Russia minacciando l'ingresso dell'Ucraina nella NATO (questa era una chiara follia se non studiata attentamente)
    2. l'UE non esiste. Stretta tra la sua dipendenza dall'ombrello di protezione degli Stati Uniti e le restrizioni interne per riformare l'unione verso una corretta definizione del termine (unione) (la Germania non si preoccupa della responsabilità politica, vuole solo i soldi, la Francia vuole il potere, l'Italia non accetta l'autorità francese, la Polonia e la sua deriva omofobica e xenofoba, ecc.).
    La Russia teme un declino e deve mostrare forza per essere rispettata. Innegabilmente l'invasione è vergognosa, ma quando tiri troppo la corda, questo può accadere.
    Gli ucraini non credevano di poter sfidare la Russia. Siamo realistici! Inoltre, l'Ucraina è una democrazia imperfetta con i propri oligarchi (perché loro sono migliori dei russi ?!); gli USA li hanno usati per i propri scopi contro la Russia e per dividere l'Europa tra blocchi NATO e non NATO (in modo che possano mantenere la loro influenza sui loro colonia preferita).
    L'umanità ha dimostrato ancora una volta che il COVID-19 è stato inviato da madre natura per sbarazzarsi di noi. Siamo ancora qui e continuiamo a distruggere tutti e tutto per... Per chi ce l'ha più lungo oltre che duro (appunto).

    Come disse un tale, il nostro mondo è gestito da uomini che hanno un'età in cui normalmente sarebbero tenuti a ripetere la patente, ma possiedono tutti i codici nucleari.
    R.

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