"Pinocchio" di Matteo Garrone. Con Federico Ielapi, Roberto Benigni, Marine Vacth, Gigi Proietti, Massimo Ceccherini, Rocco Papaleo e altri. Italia, GB, Francia 2019 ★★★★
Non ho mai amato molto le fiabe, men che mai quella celebre di Collodi, né particolarmente Benigni, mentre Ceccherini mi urta i nervi, ma pur temendo un toscanismo strabordante, mi sono fidato della regia di Garrone e ho fatto bene, per quanto i due sunnominati gigioneggino troppo per i miei gusti: Gigi Proietti, che interpreta mangiafuoco, non si sognerebbe mai, come nemmeno gli altri validissimi attori del cast, che riescono tutti a caratterizzare molto appropriatamente e con misura i personaggi di uno dei più famosi racconti per bambini di ogni tempo. A cui il regista rimane estremamente fedele (a differenza di quello disneyano, che tutti abbiamo negli occhi), avvalendosi di una fotografia eccezionale, dai colori spesso lividi e, attraverso una ricostruzione ambientale molto accurata, nonché una scelta di volti azzeccatissimi fra le comparse, gli consente di raggiungere un risultato che a mio avviso è il merito maggiore del film, ossia di fungere da testimonianza di quel che l'Italia fu in un tempo che non è poi così lontano: un Paese agricolo e arretrato, dove dominavano miseria e ignoranza (il romanzo per ragazzi Le avventure di Pinocchio. Storia di un burattino uscì in edizione definitiva nel 1883, in un periodo in cui cominciava l'emigrazione di massa di connazionali nelle Americhe) e dove fino a meno di un secolo fa le condizioni nelle campagne, e non solo quelle meridionali, non erano molto dissimili da quelle che si vedono sullo schermo. C'è da augurarsi che chi accompagna i pargoli digitalmente "nativi" di oggi a vederlo abbia l'accortezza di farglielo notare e che sia l'occasione di rinfrescare una memoria che, si sa, in questo Paese è quanto mai fragile e a brevissimo termine. L'atmosfera, che ha sempre un sottofondo inquietante, rimane costantemente sospesa tra il magico e il realistico, come spesso nei film di Garrone, che anche qui, come nel suo bellissimo Racconto dei racconti, invece di ricorrere a effetti speciali si affida all'altissimo artigianato di truccatori, costumisti e scenografi eccezionali, confezionando un prodotto di grande qualità e valore estetico. Una sicurezza.
Non ho mai amato molto le fiabe, men che mai quella celebre di Collodi, né particolarmente Benigni, mentre Ceccherini mi urta i nervi, ma pur temendo un toscanismo strabordante, mi sono fidato della regia di Garrone e ho fatto bene, per quanto i due sunnominati gigioneggino troppo per i miei gusti: Gigi Proietti, che interpreta mangiafuoco, non si sognerebbe mai, come nemmeno gli altri validissimi attori del cast, che riescono tutti a caratterizzare molto appropriatamente e con misura i personaggi di uno dei più famosi racconti per bambini di ogni tempo. A cui il regista rimane estremamente fedele (a differenza di quello disneyano, che tutti abbiamo negli occhi), avvalendosi di una fotografia eccezionale, dai colori spesso lividi e, attraverso una ricostruzione ambientale molto accurata, nonché una scelta di volti azzeccatissimi fra le comparse, gli consente di raggiungere un risultato che a mio avviso è il merito maggiore del film, ossia di fungere da testimonianza di quel che l'Italia fu in un tempo che non è poi così lontano: un Paese agricolo e arretrato, dove dominavano miseria e ignoranza (il romanzo per ragazzi Le avventure di Pinocchio. Storia di un burattino uscì in edizione definitiva nel 1883, in un periodo in cui cominciava l'emigrazione di massa di connazionali nelle Americhe) e dove fino a meno di un secolo fa le condizioni nelle campagne, e non solo quelle meridionali, non erano molto dissimili da quelle che si vedono sullo schermo. C'è da augurarsi che chi accompagna i pargoli digitalmente "nativi" di oggi a vederlo abbia l'accortezza di farglielo notare e che sia l'occasione di rinfrescare una memoria che, si sa, in questo Paese è quanto mai fragile e a brevissimo termine. L'atmosfera, che ha sempre un sottofondo inquietante, rimane costantemente sospesa tra il magico e il realistico, come spesso nei film di Garrone, che anche qui, come nel suo bellissimo Racconto dei racconti, invece di ricorrere a effetti speciali si affida all'altissimo artigianato di truccatori, costumisti e scenografi eccezionali, confezionando un prodotto di grande qualità e valore estetico. Una sicurezza.
Nessun commento:
Posta un commento