"Che fine ha fatto Bernadette?" (Where'd You Go Bernadette?) di Richard Linklater. Con Cate Blanchett, Billy Crudup, Emma Nelson, Kristen Wiig, Laurence Fishburne, Zoe Chao, Judy Greer, James Urbaniak e altri. USA 2019 💩
Un film di rara insulsaggine, puerile, che sembra una produzione natalizia Disney venuta male, oltre a essere un'insopportabile marchetta targata Apple che, nell'occasione, si è tolta pure lo sfizio di perculare gli eterni rivali della Microsoft a domicilio, ambientando questa penosa commediola di buonisti sentimenti a Seattle, città odiata dalla protagonista, una Cate Blanchett tutta smorfie e mossettine (incomprensibile come un'attrice brava come lei si sia fatta coinvolgere in questa produzione) che interpreta Bernadette Fox, una donna nevrotica e tendenzialmente depressa, il cui universo da vent'anni ruota attorno alla figlia (a cui è morbosamente attaccata perché nata con un difetto cardiaco congenito poi risolto), il marito che la trascura, un ingegnere informatico nel ramo dell'intelligenza artificiale che lavora, per l'appunto, per la Microsoft ed è totalmente assorbito dalla sua attività, e una casa che in realtà sembra un maniero semidiroccato che ricorda la magione della famiglia Addams e che, a differenza di questo trio di bamboccioni (in cui la più sana è l'adolescente e saccente Bee), è la cosa più gradevole del film assieme ai pinguini e ad alcuni scorci dell'Antartico che si vedono nel finale della pellicola. In una sceneggiatura che non sta in piedi e concentra la vicenda, assolutamente inverosimile nel suo sviluppo e nelle tempistiche a ridosso, per l'appunto, di Natale, si scopre che Bernadette, prima di diventare una sociopatica che si sottrae alle "moscerine" del vicinato (ambiente bene e, ovviamente liberal: l'intellighenzia, si fa per dire, americana), cosa che di per sé la renderebbe pure simpatica, era in realtà un talento dell'architettura, va da sé ambientalmente friendly, salvo rifugiarsi a Seattle dalla California, dove era una star, dopo una delusione professionale e rivelandosi una donna sistematicamente in fuga: dalla sua "vocazione", dal prossimo e financo da sé stessa e dalla realtà finendo a interloquire con una sorta di tuttofare a distanza, tramite un'applicazione dell'immancabile iPhone, che si rivelerà essere in realtà un hacker russo la scoperta del quale, da parte del FBI, sarà la chiave di volta che risolverà d'incanto le psicosi della donna. La quale ritroverà sé stessa in Antartide, fuggendo di casa dopo aver distrutto quella della vicina (è un'architetta così brava da non sapere che le piante servono anche a evitare che dei terreni in pendenza franino: a una cretina del genere, peraltro specializzata nell'utilizzo di materiali reperibili "a chilometro zero", gli americani, che sono dei geni, affideranno la costruzione di una base al Polo Sud, l'unico luogo al mondo dove ogni cosa deve arrivare da migliaia di chilometri di distanza, e in questo caso, dagli USA). Perché l'Antartide? Perché era il luogo dove i Fox avevano programmato di fare una vacanza ma lei in realtà non voleva, ma nel corso di una specie di seduta di famiglia con assistenza, guarda caso, di una psicoterapeuta e dell'agente federale, capisce che andarci sarà la soluzione e così, fuggendo per l'ennesima volta, anticipa marito e figlia e là, tra pinguini ed elefanti marini, ritrova sé stessa e la propria creatività perduta, il tutto condito da situazioni altamente improbabili. Ah: alla fine anche il marito ritroverà sé stesso licenziandosi da Microsoft per avviare una carriera da nerd free lance e Bee la sua famigliola felicemente ricompattata. In altre parole, una favola scema per bambini deficienti: contenti loro...
Un film di rara insulsaggine, puerile, che sembra una produzione natalizia Disney venuta male, oltre a essere un'insopportabile marchetta targata Apple che, nell'occasione, si è tolta pure lo sfizio di perculare gli eterni rivali della Microsoft a domicilio, ambientando questa penosa commediola di buonisti sentimenti a Seattle, città odiata dalla protagonista, una Cate Blanchett tutta smorfie e mossettine (incomprensibile come un'attrice brava come lei si sia fatta coinvolgere in questa produzione) che interpreta Bernadette Fox, una donna nevrotica e tendenzialmente depressa, il cui universo da vent'anni ruota attorno alla figlia (a cui è morbosamente attaccata perché nata con un difetto cardiaco congenito poi risolto), il marito che la trascura, un ingegnere informatico nel ramo dell'intelligenza artificiale che lavora, per l'appunto, per la Microsoft ed è totalmente assorbito dalla sua attività, e una casa che in realtà sembra un maniero semidiroccato che ricorda la magione della famiglia Addams e che, a differenza di questo trio di bamboccioni (in cui la più sana è l'adolescente e saccente Bee), è la cosa più gradevole del film assieme ai pinguini e ad alcuni scorci dell'Antartico che si vedono nel finale della pellicola. In una sceneggiatura che non sta in piedi e concentra la vicenda, assolutamente inverosimile nel suo sviluppo e nelle tempistiche a ridosso, per l'appunto, di Natale, si scopre che Bernadette, prima di diventare una sociopatica che si sottrae alle "moscerine" del vicinato (ambiente bene e, ovviamente liberal: l'intellighenzia, si fa per dire, americana), cosa che di per sé la renderebbe pure simpatica, era in realtà un talento dell'architettura, va da sé ambientalmente friendly, salvo rifugiarsi a Seattle dalla California, dove era una star, dopo una delusione professionale e rivelandosi una donna sistematicamente in fuga: dalla sua "vocazione", dal prossimo e financo da sé stessa e dalla realtà finendo a interloquire con una sorta di tuttofare a distanza, tramite un'applicazione dell'immancabile iPhone, che si rivelerà essere in realtà un hacker russo la scoperta del quale, da parte del FBI, sarà la chiave di volta che risolverà d'incanto le psicosi della donna. La quale ritroverà sé stessa in Antartide, fuggendo di casa dopo aver distrutto quella della vicina (è un'architetta così brava da non sapere che le piante servono anche a evitare che dei terreni in pendenza franino: a una cretina del genere, peraltro specializzata nell'utilizzo di materiali reperibili "a chilometro zero", gli americani, che sono dei geni, affideranno la costruzione di una base al Polo Sud, l'unico luogo al mondo dove ogni cosa deve arrivare da migliaia di chilometri di distanza, e in questo caso, dagli USA). Perché l'Antartide? Perché era il luogo dove i Fox avevano programmato di fare una vacanza ma lei in realtà non voleva, ma nel corso di una specie di seduta di famiglia con assistenza, guarda caso, di una psicoterapeuta e dell'agente federale, capisce che andarci sarà la soluzione e così, fuggendo per l'ennesima volta, anticipa marito e figlia e là, tra pinguini ed elefanti marini, ritrova sé stessa e la propria creatività perduta, il tutto condito da situazioni altamente improbabili. Ah: alla fine anche il marito ritroverà sé stesso licenziandosi da Microsoft per avviare una carriera da nerd free lance e Bee la sua famigliola felicemente ricompattata. In altre parole, una favola scema per bambini deficienti: contenti loro...
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