sabato 30 aprile 2016

Le confessioni

"Le confessioni" di Roberto Andò. Con Toni Servillo, Connie Nielsen, Daniel Autetuil, Pierfrancesco Favino, Marie Josée Croze, Moritz Bleibtreu, Richard Sammel, Johan Heldenbergh, Togo Igava, Lambert Wilson, Giulia Andò e altri. Italia, Francia 2016 ★★★★½
Roberto Andò non è un regista prolifico, occupandosi anche di altro al di fuori del cinema, ma dopo il sorprendente successo dell'originale Viva la libertà, in cui aveva rappresentato "dall'interno" il mondo della politica "politicante", qui prosegue la sua indagine, con un'attenzione da entomologo, su quel particolare segmento costituto dai responsabili economici, in questo caso i ministri del G8, riuniti in un lussuoso albergo tedesco (per la cronaca quello di Heiligendamm, sul Mar Baltico, dove nel 2007 si tenne, per l'appunto, un vertice del G8 assediato dalla contestazione anticapitalista) per adottare ufficialmente e rendere operative delle decisioni già prese dai pupari del sistema finanziario che stanno loro alle spalle e a cui rispondono nella realtà, invece che agli elettori. Decisioni che, in questo frangente, sono esiziali per i Paesi più poveri e per i lavoratori in generale, ed è probablmente per dar loro una patina di legittimità morale che sono stati invitati a questo sancta sanctorum tre "laici": una rock star dedita al "sociale" che può ricordare Bono, una famosa scrittrice di favole per bambini (e non solo) che inevitabilmente fa pensare a J. Rawling (molto brava l'attrice danese Connie Nielsen), e un frate cappuccino (un Toni Servillo maestoso nella misura della sua interpretazione). Idea, questa, del primus inter pares dell'altolocato consesso, il presidente del FMI magnificamente impersonato da un altro grande, Daniel Auteuil, che coglie l'occasione per farsi confessare, durante un'intera notte, da questo strano religioso, amante del canto degli uccelli e dotato di una particolare empatia col mondo animale, appartenente a un ordine votato al silenzio, con un passato di matematico e autore di libri illuminanti. Peccato che il mattino successivo venga trovato cadavere, soffocato da un sacchetto di plastica, lasciando nello sconcerto gli otto ministri, i loro tirapiedi nonché gli addetti alla sicurezza, alle prese con la versione dei fatti da far filtrare al volgo tramite i media, ma soprattutto rimasti senza la loro autorevole  guida. Da un lato i dubbi sono tra il suicidio e l'omicidio, e viene messo sotto pressione proprio il frate, non tanto perche si sia alla ricerca della verità, ma perché si vuole estorcergli gli argomenti del lungo colloquio con il deceduto, e dall'altro altri dubbi sorgono tra i vari ministri, una volta che sono rimasti senza il loro referente, a proposito della decisione da prendere nel corso del summit. Al di là del finale, che non svelo anche se non è poi così essenziale nell'economia del film, l'interesse della pellicola consiste nell'accuratezza della descrizione delle dinamiche interne di questo mondo completamente alieno rispetto alla realtà, dove pure vengono assunte risoluzioni che incidono brutalmente sulla vita di centinaia di milioni  di uomini in carne e ossa, come del resto sono loro stessi con le loro contraddizioni, vizi e debolezze, e in base a logiche avulse e incomprensibili perfino a loro, che sembrano vivere in un universo parallelo. Una pellicola dai tratti metafisici, in cui l'aspetto estetico è in perfetto equilibrio con quello dei contenuti, un noir anomalo, in cui l'azione non è fondamentale, i silenzi sono significativi quanto le parole, e la colonna sonora, affidata al maestro Nicola Piovani, gioca un ruolo nient'affatto secondario. Il pensiero va al Sorrentino di Youth ma anche de Il Divo (dove Toni Servillo superò sé stesso andreottizzandosi) e La grande bellezza,  ma anche indietro nel tempo, al Todo modo di Elio Petri tratto dal romanzo omonimo di Leonardo Sascia. Si parla, insomma, di livelli molto alti, di un'eccellenza capace di farsi vedere e capire anche fuori dai nostri confini, di cui Roberto Andò, con i suoi ultimi film, è entrato a far parte di diritto. A riprova che il cinema italiano è tornato a esistere e a esprimere qualcosa di importante.

1 commento:

  1. ...Una pellicola dai tratti metafisici, in cui l'aspetto estetico è in perfetto equilibrio con quello dei contenuti, un noir anomalo, in cui l'azione non è fondamentale, i silenzi sono significativi quanto le parole, e la colonna sonora, affidata al maestro Nicola Piovani, gioca un ruolo nient'affatto secondario.

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