"Mister Chocolat" (Chocolat) di Roschdy Zem. Con Omar Sy, James Thierree, Clotilde Hesme, Olivier Gourmet, Frédéric Pierrot, Noémie Lvovsky e altri. Francia 2015 ★★★+
Buona idea quella del talentuoso attore e regista Roshchdy Zem, francese di origine marocchina, di raccontare la storia del primo artista nero che ebbe successo in Francia, a cavallo tra Ottocento e Novecento: si trattava di Rafael Padilla, sfuggito a un destino di schiavitù a Cuba, che in Francia aveva trovato lavoro come "cannibale", in coppia con una scimpanzé, nel Circo Delvaux, dove incontra il clown inglese George Foottit che ne intravede le qualità e lo convince a fare dei numeri in coppia, con cui avranno un crescente successo. Dal circo itinerante, dove vengono notati dall'impresario catalano-parigino Joseph Oller, fondatore tra l'altro del Moulin Rouge, alle luci della ribalta del Nouveau Cirque, capace di oltre 1500 spettatori, dove tennero banco per una quindicina d'anni coi loro numeri acrobatici e pieni di trovate innovative basati sulla contrapposizione tra clown bianco e Auguste nero, quest'ultimo divenuto una vera e propria stella col nome di Chocolat. Tale la loro fama, che divennero testimonial pubblicitari e di alcune loro esibizioni rimangono perfino delle riprese fatte dai fratelli Lumière. Diversissimi di carattere, quanto era esuberante, allegro, donnaiolo Padilla, buon bevitore nonché giocatore d'azzardo, tanto era morigerato, malinconico, introverso l'inglese, che era un professionista vero del circo e non improvvisato, e che nonostante soffrisse della maggiore notorietà del compagno gli fu amico sincero per tutta la vita, anche quando Chocolat abbandonò il duo per tentare la carriera d'attore. Infatti, durante una permanenza in carcere dopo che fu arrestato col pretesto della mancanza di documenti, aveva conosciuto un prigioniero politico e intellettuale di colore, haitiano, che gli aveva messo in testa l'idea di riscattarsi dal ruolo di quello che prende eternamente pedate, assecondando lo stereotipo che si aveva dell'uomo di colore, per dedicarsi all'arte vera, e così Padilla, attraverso l'interessamento della nuova compagna, un'infermiera vedova di un medico bene introdotta nell'ambiente teatrale, riuscì a realizzare il sogno di essere il primo ner oa interpretare, in Francia, il ruolo di Otello. disgraziatamente i tempi, benché si fosse in piena Belle Époque, non erano ancora maturi e a nemmeno 50 anni Padilla morì, consunto dalla tisi, facendo l'inserviente di nuovo in un circo itinerante, ma anche in quell'occasione Foottit non lo lasciò solo. Storia bella ma triste, è ben raccontata in un film girato con competenza e bene interpretato, in cui sono da sottolineare le prestazioni "atletiche" dei due protagonisti (o delle loro controfigure). Non a caso, anche per la notorietà di Omar Sy, il film è stato campione di incassi in Francia, ma il suo compagno James Thierree è alla sua altezza.
Buona idea quella del talentuoso attore e regista Roshchdy Zem, francese di origine marocchina, di raccontare la storia del primo artista nero che ebbe successo in Francia, a cavallo tra Ottocento e Novecento: si trattava di Rafael Padilla, sfuggito a un destino di schiavitù a Cuba, che in Francia aveva trovato lavoro come "cannibale", in coppia con una scimpanzé, nel Circo Delvaux, dove incontra il clown inglese George Foottit che ne intravede le qualità e lo convince a fare dei numeri in coppia, con cui avranno un crescente successo. Dal circo itinerante, dove vengono notati dall'impresario catalano-parigino Joseph Oller, fondatore tra l'altro del Moulin Rouge, alle luci della ribalta del Nouveau Cirque, capace di oltre 1500 spettatori, dove tennero banco per una quindicina d'anni coi loro numeri acrobatici e pieni di trovate innovative basati sulla contrapposizione tra clown bianco e Auguste nero, quest'ultimo divenuto una vera e propria stella col nome di Chocolat. Tale la loro fama, che divennero testimonial pubblicitari e di alcune loro esibizioni rimangono perfino delle riprese fatte dai fratelli Lumière. Diversissimi di carattere, quanto era esuberante, allegro, donnaiolo Padilla, buon bevitore nonché giocatore d'azzardo, tanto era morigerato, malinconico, introverso l'inglese, che era un professionista vero del circo e non improvvisato, e che nonostante soffrisse della maggiore notorietà del compagno gli fu amico sincero per tutta la vita, anche quando Chocolat abbandonò il duo per tentare la carriera d'attore. Infatti, durante una permanenza in carcere dopo che fu arrestato col pretesto della mancanza di documenti, aveva conosciuto un prigioniero politico e intellettuale di colore, haitiano, che gli aveva messo in testa l'idea di riscattarsi dal ruolo di quello che prende eternamente pedate, assecondando lo stereotipo che si aveva dell'uomo di colore, per dedicarsi all'arte vera, e così Padilla, attraverso l'interessamento della nuova compagna, un'infermiera vedova di un medico bene introdotta nell'ambiente teatrale, riuscì a realizzare il sogno di essere il primo ner oa interpretare, in Francia, il ruolo di Otello. disgraziatamente i tempi, benché si fosse in piena Belle Époque, non erano ancora maturi e a nemmeno 50 anni Padilla morì, consunto dalla tisi, facendo l'inserviente di nuovo in un circo itinerante, ma anche in quell'occasione Foottit non lo lasciò solo. Storia bella ma triste, è ben raccontata in un film girato con competenza e bene interpretato, in cui sono da sottolineare le prestazioni "atletiche" dei due protagonisti (o delle loro controfigure). Non a caso, anche per la notorietà di Omar Sy, il film è stato campione di incassi in Francia, ma il suo compagno James Thierree è alla sua altezza.
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