"Un'estate in Provenza" (Avis de Mistral) di Rose Bosch, Con Jean Reno, Anna Galiena, Chloé Jouannet, Hugo Dessioux, Aure Atika, Lukas Pellissier, Raphaëlle Agogué e altri. Francia 2015 ★-
Un film francamente penoso, il cui livello si colloca su quello di "Benvenuto al Sud" e "Mamma mia", cui peraltro si ispira per i contenuti, che sono quelli di uno spot pubblicitario per l'azienda turistica locale cui non viene in mente nient'altro che finanziare questa robaccia per promuovere la Provenza: in confronto Mariglod Hotel e il suo sequel, con la loro rimpatriata di allegri pensionati e reduci da case di riposo, era un autentico capolavoro. A causa della separazione in corso tra i propri genitori, un trio di fratelli parigini, Adrien e Léa, adolescenti, e il più piccolo, Theo, sordomuto (lo è nella realtà anche l'interprete, Lukas Pellissier: l'unico credibile e anche l'unica nota simpatica e gradevole dell'intera pellicola) sono costretti a trascorrere i due mesi delle vacanze estive nella casolare dei nonni, sperso tra gli uliveti del Midi, coltivati dal burbero nonno materno Paul, che non hanno mai conosciuto, perché da 17 anni ha rotto i rapporti con la figlia. Tenuti invece in piedi dalla nonna Irène, a cui viene la brillante idea di ospitarli. Tutto il film è giocato sul contrapposizione generazionale e tra cittadini iperconnessi e campagnoli orgogliosi del loro modo di vivere (sulla falsariga di Ino e Topo Gigio) , e sul progressivo ravvicinamento tra il vecchio caprone e i due giovani virgulti, entrambi peraltro alle prese con le fregole da sovraccarico ormonale, principalmente per merito del piccolo e tenero Théo: vista la banallità e lo squallore delle battute, a maggior ragione se ne apprezza il mutismo. Non altrettanto si può dire riguardo alla colonna sonora, che più scontata non si può. Una per tutte: The Sound of Silence, ma il peggio arriva quando altri classici anni Sessanta/Settanta, quelli della gioventù dei due nonni, vengono oscenamente storpiati da un gruppuscolo di mal tra insema con chitarra annessa che giungono in visita perché Adrien li ha proditoriamente convocati tramite Facebook per una rimpatriata tra biker, ché tali si scoprono essere stati anche Paul e Irène, dedicandosi in gioventù ai viaggi e alle canne, oltre a praticare l'amore libero e il sesso di gruppo. Eh sì, perché ogni generazione ha avuto il tempo per fare le proprie minchiate e credersi padrona del mondo: davvero una pensata originale. Ovviamente tutto finisce per il meglio: Paul non solo si addolcisce ma d'incanto si svezza dalla dipendenza da alcol, e nel giro di un paio di giorni è perfino in grado di scalare cime come il Ventoux, lasciando con la lingua in fuori il baldo Adrien. Non solo: difende per una giusta causa (si era invaghita a sua insaputa di un pusher) la virtù di Léa e vince perfino il premio come miglior produttore di olio della regione per il 2014 oltre ad altre amenità e incongruenze, ultima la puntuale apparizione, alla fine delle vacanze, della figliola prodiga, con cui naturalmente si riappacifica per la gioia dei nipoti e della famiglia tutta, interpretata da un'attrice che ha palesemente la stessa età dei propri "figli" o poco più. Purtroppo sono rimasto ingannato dalla presenza di Jean Reno e Anna Galiena (messi male almeno quanto l'Ente del Turismo Provenzale) e quindi fregato. Colpa mia, che avrei dovuto informarmi prima sui precedenti dell'autrice di questa solenne cagata: un'autentica poveretta che si era già sputtanata da sola con alcune sue deliranti dichiarazioni.
Un film francamente penoso, il cui livello si colloca su quello di "Benvenuto al Sud" e "Mamma mia", cui peraltro si ispira per i contenuti, che sono quelli di uno spot pubblicitario per l'azienda turistica locale cui non viene in mente nient'altro che finanziare questa robaccia per promuovere la Provenza: in confronto Mariglod Hotel e il suo sequel, con la loro rimpatriata di allegri pensionati e reduci da case di riposo, era un autentico capolavoro. A causa della separazione in corso tra i propri genitori, un trio di fratelli parigini, Adrien e Léa, adolescenti, e il più piccolo, Theo, sordomuto (lo è nella realtà anche l'interprete, Lukas Pellissier: l'unico credibile e anche l'unica nota simpatica e gradevole dell'intera pellicola) sono costretti a trascorrere i due mesi delle vacanze estive nella casolare dei nonni, sperso tra gli uliveti del Midi, coltivati dal burbero nonno materno Paul, che non hanno mai conosciuto, perché da 17 anni ha rotto i rapporti con la figlia. Tenuti invece in piedi dalla nonna Irène, a cui viene la brillante idea di ospitarli. Tutto il film è giocato sul contrapposizione generazionale e tra cittadini iperconnessi e campagnoli orgogliosi del loro modo di vivere (sulla falsariga di Ino e Topo Gigio) , e sul progressivo ravvicinamento tra il vecchio caprone e i due giovani virgulti, entrambi peraltro alle prese con le fregole da sovraccarico ormonale, principalmente per merito del piccolo e tenero Théo: vista la banallità e lo squallore delle battute, a maggior ragione se ne apprezza il mutismo. Non altrettanto si può dire riguardo alla colonna sonora, che più scontata non si può. Una per tutte: The Sound of Silence, ma il peggio arriva quando altri classici anni Sessanta/Settanta, quelli della gioventù dei due nonni, vengono oscenamente storpiati da un gruppuscolo di mal tra insema con chitarra annessa che giungono in visita perché Adrien li ha proditoriamente convocati tramite Facebook per una rimpatriata tra biker, ché tali si scoprono essere stati anche Paul e Irène, dedicandosi in gioventù ai viaggi e alle canne, oltre a praticare l'amore libero e il sesso di gruppo. Eh sì, perché ogni generazione ha avuto il tempo per fare le proprie minchiate e credersi padrona del mondo: davvero una pensata originale. Ovviamente tutto finisce per il meglio: Paul non solo si addolcisce ma d'incanto si svezza dalla dipendenza da alcol, e nel giro di un paio di giorni è perfino in grado di scalare cime come il Ventoux, lasciando con la lingua in fuori il baldo Adrien. Non solo: difende per una giusta causa (si era invaghita a sua insaputa di un pusher) la virtù di Léa e vince perfino il premio come miglior produttore di olio della regione per il 2014 oltre ad altre amenità e incongruenze, ultima la puntuale apparizione, alla fine delle vacanze, della figliola prodiga, con cui naturalmente si riappacifica per la gioia dei nipoti e della famiglia tutta, interpretata da un'attrice che ha palesemente la stessa età dei propri "figli" o poco più. Purtroppo sono rimasto ingannato dalla presenza di Jean Reno e Anna Galiena (messi male almeno quanto l'Ente del Turismo Provenzale) e quindi fregato. Colpa mia, che avrei dovuto informarmi prima sui precedenti dell'autrice di questa solenne cagata: un'autentica poveretta che si era già sputtanata da sola con alcune sue deliranti dichiarazioni.
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