"Una notte con la Regina" (a Royal Night Out) di Julian Jarrold. Con Sarah Gadon, Bel Powley, Jack Reynor, Rupert Everett, Emily Watson e altri. Gran Bretagna 2015 ★★★
A lenire l'irritazione causata da Cowspiracy ha provveduto preventivamente la visione, qualche ora prima, di questo film leggero, aggraziato, che qualcuno ha definito disneyano e invece è molto inglese, una favola con un tocco di vauedeville sulla Royal Family che, oltre a essere la massima istituzione britannica, ne è anche il prodotto d'esportazione di maggior successo. Siamo a Londra nella notte tra il 7 e 8 maggio del 1945, e alla mezzanotte in punto è fissata la fine dello stato di guerra che ha visto sconfitta la Germania nazista e a quell'ora raggiungeranno il culmine i festeggiamenti da parte della cittadinanza che attende con impazienza il discorso di Giorgio VI (quello stesso del film con Colin Firth). Mentre il re, assistito dalla moglie, sta esercitandosi a pronunciarlo vincendo la propria balbuzie, le due figlie riescono a convincerlo a contraddire la severa madre e concedere loro il permesso di partecipare ai festeggiamenti ufficiali che si tengono all'Hotel Ritz, a patto che rientrino per l'una e che vengano scortate, sotto strettissima sorveglianza, da due ufficiali dell'esercito di assoluta fiducia. Il fatto è realmente accaduto, ma nella pellicola è lo spunto per dare la stura a una vicenda inventata, rocambolesca e piena di brio, ricca di battute divertenti a mai volgari, che vede protagoniste le due ragazze, Lillibet, com'era chiamata in famiglia l'attuale sovrana e Margaret, la più giovane e "scapestrata", 19 e 14 anni ai tempi nella realtà e 21 e 16 nella finzione, con la prima che, eludendo a sua volta la sorveglianza della scorta, e aiutata da un aviere degradato incontrato su un autobus che ha dovuto prendere per caso, si mette all'inseguimento, della sorella minore che si è dileguata dal noiosissimo ricevimento nell'albergo assieme a un ufficiale donnaiolo che la porta in un locale da ballo postribolare: ne succedono di tutti i colori, con una serie di equivoci a catena, resi particolarmente gustosi dalla pressoché totale sprovvedutezza delle due ragazze riguardo alla vita fuori da Buckingham Palace, e che culminano con il trionfale ingresso del proprietario e manager del bordello, l'unico che dimostra di avere perfettamente il dominio della situazione, insieme alla sua squadra di puttane, al Ritz, dove riporta sane e salve senza che sia stato loro torto un capello, le Altezze Reali, e tutto finì in gloria. Piacevole, ben sceneggiato, ironico, e allegro: niente di che ma quanto basta per rilassarsi e sorridere, ideale antidoto per la gnàgnera e prevenire l'orchite causata dalla visione di film più sgradevoli.
A lenire l'irritazione causata da Cowspiracy ha provveduto preventivamente la visione, qualche ora prima, di questo film leggero, aggraziato, che qualcuno ha definito disneyano e invece è molto inglese, una favola con un tocco di vauedeville sulla Royal Family che, oltre a essere la massima istituzione britannica, ne è anche il prodotto d'esportazione di maggior successo. Siamo a Londra nella notte tra il 7 e 8 maggio del 1945, e alla mezzanotte in punto è fissata la fine dello stato di guerra che ha visto sconfitta la Germania nazista e a quell'ora raggiungeranno il culmine i festeggiamenti da parte della cittadinanza che attende con impazienza il discorso di Giorgio VI (quello stesso del film con Colin Firth). Mentre il re, assistito dalla moglie, sta esercitandosi a pronunciarlo vincendo la propria balbuzie, le due figlie riescono a convincerlo a contraddire la severa madre e concedere loro il permesso di partecipare ai festeggiamenti ufficiali che si tengono all'Hotel Ritz, a patto che rientrino per l'una e che vengano scortate, sotto strettissima sorveglianza, da due ufficiali dell'esercito di assoluta fiducia. Il fatto è realmente accaduto, ma nella pellicola è lo spunto per dare la stura a una vicenda inventata, rocambolesca e piena di brio, ricca di battute divertenti a mai volgari, che vede protagoniste le due ragazze, Lillibet, com'era chiamata in famiglia l'attuale sovrana e Margaret, la più giovane e "scapestrata", 19 e 14 anni ai tempi nella realtà e 21 e 16 nella finzione, con la prima che, eludendo a sua volta la sorveglianza della scorta, e aiutata da un aviere degradato incontrato su un autobus che ha dovuto prendere per caso, si mette all'inseguimento, della sorella minore che si è dileguata dal noiosissimo ricevimento nell'albergo assieme a un ufficiale donnaiolo che la porta in un locale da ballo postribolare: ne succedono di tutti i colori, con una serie di equivoci a catena, resi particolarmente gustosi dalla pressoché totale sprovvedutezza delle due ragazze riguardo alla vita fuori da Buckingham Palace, e che culminano con il trionfale ingresso del proprietario e manager del bordello, l'unico che dimostra di avere perfettamente il dominio della situazione, insieme alla sua squadra di puttane, al Ritz, dove riporta sane e salve senza che sia stato loro torto un capello, le Altezze Reali, e tutto finì in gloria. Piacevole, ben sceneggiato, ironico, e allegro: niente di che ma quanto basta per rilassarsi e sorridere, ideale antidoto per la gnàgnera e prevenire l'orchite causata dalla visione di film più sgradevoli.
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