Buttiglione, D'Alema e Bossi al tempo del "ribaltùn", anno 1995
Ricordate quelli che... "la Lega è una costola della sinistra"? Questo fu quanto ebbe a dire Massimo D'Alema, l'immutabile eminenza grigia del PD ex DS ex PDS ex PCI nell'ottobre 1995, dopo il "ribaltone" che portò alla caduta del primo governo Berlusconi e alla formazione di un altro governo tecnico appoggiato, come quello odierno, dal partito degli zombie, quello presieduto da Lamberto Dini: "La Lega c'entra moltissimo con la sinistra, non è una bestemmia. Tra la Lega e la sinistra c'è forte contiguità sociale. Il maggior partito operaio del Nord è la Lega, piaccia o non piaccia. È una nostra costola, è stato il sintomo più evidente e robusto della crisi del nostro sistema politico e si esprime attraverso un anti-statalismo democratico e anche antifascista che non ha nulla a vedere con un blocco organico di destra". E cosa fa l'attuale segretario dello stesso partito di morti viventi, Pierluigi Bersani, il giorno stesso delle dimissioni del suo equivalente padano Umberto Bossi (peraltro prontamente acclamato presidente del partito), travolto dallo scandalo che si è abbattuto sulla Lega Ladrona? Una amorevole e accorata missiva agli altri due segretari della attuale maggioranza, Alfano e Casini, in cui auspica di intervenire "in tempi brevissimi" con una legge per il "cambiamento delle normative sulla trasparenza e i controlli dei bilanci dei partiti" in relazione alle "risorse pubbliche attribuite ai partiiti". Risorse in realtà autoattribuite, dai partiti a sé stessi, sotto forma di "contributi per le spese elettorali", con una modifica della normativa che già regolava questi ultimi con legge n° 515 del 10 dicembre 1993 in seguito all'abrogazione del finanziamento pubblico ottenuta con il 90,3% dei voti favorevoli al referendum dell'aprile dello stesso anno. Di seguito altre norme che reintrodussero sostanzialmente e truffaldinamente il finanziamento pubblico ai partiti, tutte approvate dal Parlamento con maggioranze "bulgare", simili a quelle che videro trionfare i sì al referendum per la loro abolizione. Una domanda sola: cosa impedisce ai partiti di produrre bilanci pubblici, trasparentI e in ordine? Con quale faccia gente che non è evidentemente in grado di provvedervi per conto suo ma ha bisogno di prevedere per legge "l'obbligo di sottoporre i bilanci dei partiti alla verifica e alla certificazione da parte di società di revisione esterne e indipendenti; l'attribuzione del controllo alla Corte dei Conti; la pubblicazione dei bilanci sui siti internet dei partiti stessi e sul sito istituzionale della Camera dei Deputati" si candida a mettere a posto i conti dello Stato e a governare un Paese che si dibatte in una crisi, causata da loro stessi, che è sempre più tragicamente simile a quella che portò al fallimento dell'Argentina dieci anni fa? Lo fanno con la faccia che si ritrovano, a sua volta sempre più simile a un culo. Floscio e grinzoso.
Applausi.
RispondiEliminaL'ultima domanda ha la risposta incorporata...