"The Lady - L'amore per la libertà" (The Lady) di Luc Besson. Con Michelle Yeoh, David Thewlis, William Hope, Martin John King, Susan Woolridge, Sahajak Boonthanakit, Nay Myo Thant, Marian Yu, Guy Barwell. Francia, Gran Bretagna 2001 ★★
Ovvero: la storia di Aung San Suu Kyi adattata e filmata per "Vanity Fair". Un film patinato, ben girato senza dubbio, con un'ambientazione ricostruita in maniera eccellente (sicuramente le riprese non sono avvenute in Myanmar, di cui però il regista non ci fa mancare stucchevoli immagini da cartolina come la pianura di Bagan e il Lago Inle anche quando non sono per niente attinenti al racconto), a tratti emozionante ma che non convince. Mentre in una visione melodrammatica ha un senso soffermarsi sulle vicende personali di Aung San Suu Kyi, che si intrecciano a quelle politiche in modo esemplare, è però la seconda dimensione che ne viene sminuita e non si fa un gran servizio alla causa. Non solo: la straordinara interpretazione di Michelle Yeoh, che rende in modo estremamente verosimile la ieratica figura della "Orchidea di ferro", al punto da confondersi con l'immagine che si ha di Aung San Suu Kyi in pelle e ossa, viene sminuita dal gigionismo eccessivo di David Thewlis nel ruolo del marito Michael Aris, che nella visione di Besson diventa di fatto la figura principale della pellicola. Una sovraesposizione che penalizza anche gli altri eccellenti interpreti del film. Peccato: con un taglio diverso, poteva essere un gran bel film.
Ovvero: la storia di Aung San Suu Kyi adattata e filmata per "Vanity Fair". Un film patinato, ben girato senza dubbio, con un'ambientazione ricostruita in maniera eccellente (sicuramente le riprese non sono avvenute in Myanmar, di cui però il regista non ci fa mancare stucchevoli immagini da cartolina come la pianura di Bagan e il Lago Inle anche quando non sono per niente attinenti al racconto), a tratti emozionante ma che non convince. Mentre in una visione melodrammatica ha un senso soffermarsi sulle vicende personali di Aung San Suu Kyi, che si intrecciano a quelle politiche in modo esemplare, è però la seconda dimensione che ne viene sminuita e non si fa un gran servizio alla causa. Non solo: la straordinara interpretazione di Michelle Yeoh, che rende in modo estremamente verosimile la ieratica figura della "Orchidea di ferro", al punto da confondersi con l'immagine che si ha di Aung San Suu Kyi in pelle e ossa, viene sminuita dal gigionismo eccessivo di David Thewlis nel ruolo del marito Michael Aris, che nella visione di Besson diventa di fatto la figura principale della pellicola. Una sovraesposizione che penalizza anche gli altri eccellenti interpreti del film. Peccato: con un taglio diverso, poteva essere un gran bel film.
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