giovedì 19 aprile 2012

Dalle parole ai fatti: perché non rifiutarsi di pagare l'IMU?


E’ tutto un allarmato coro sui pericoli dell’antipolitica, in questi giorni. Ha cominciato il Trio Lescano dell’inciucio che, compatto più che mai  nell’intento di difendere il finanziamento pubblico dei propri apparati mascherato da rimborso elettorale, afferma che una sua cancellazione sarebbe un “favore alle lobby”, come se quella politicante  di cui sono espressione non fosse la prima e più pericolosa, e come se in Parlamento non fossero da sempre più che rappresentate quelle di tutti gli ordini professionali di questo Paese corporativo, a cominciare da quella dei legulei, dei pennivendoli, dei commercialisti; Bersani in particolare, riferendosi al Movimento Cinque Stelle, avverte che se non si contrasta il “vento dell’antipolitica” questo spazzerà via tutti; rincarano la dose D’Alema e Vendola, uniti nell’invettiva: il primo definendo Beppe Grillo un incrocio tra il primo Bossi ed il Gabibbo, non prendendo in considerazione quanti italiani preferirebbero essere governati da un pupazzo tutto sommato umano che ha il polso della situazione piuttosto che da un banchiere robotico teleguidato dalla finanza internazionale, il secondo paventando l’apparizione di un demiurgo dotato di poteri salvifici per risolvere tutti i mali. In questo coro non poteva mancare il monito proveniente dal “colle più alto”, come con scontata perifrasi l’informazione lecchina definisce il presidente della Repubblica, il quale invita a fare le riforme, oggi, per estirpare il marcio ma senza demonizzare i partiti, che “non sono il regno del male, del calcolo particolaristico e della corruzione”.  Sarà, anche se a leggere le cronache di tutti i giorni sembra il contrario, e comunque la stragrande maggioranza degli italiani la pensa diversamente da Napolitano, che di un sistema partitocratrico putrefatto è l’esponente di livello più alto. Ciò che il custode assai a singhiozzo della Costituzione dimentica è che questa, all’articolo 49, si limita a regolare la libertà (e non l’obbligo) di associazione dei cittadini in partiti “per concorrere con metodo democratico a determinare la politica nazionale”. Per concorrere, per l’appunto, non per sequestrarla. Con metodi democratici, che dovrebbero valere anche per il loro funzionamento interno. In altre parole, la Carta tuttora in vigore non prevede che i partiti abbiano un’esclusiva sulla politica, ma solo che siano una delle componenti della vita pubblica. A maggior ragione sono fuori luogo leggi elettorali che contemplino premi di maggioranza o sbarramenti ad hoc. Siccome però da questo orecchio l’intera casta dedita alla politica politicante e alla devastazione dello Stato e dell’economia nazionale non ci sente, e che scendere in piazza non serve a niente, salvo a essere massacrati appena si comincia a diventare in troppi e pericolosi per il potere costituito, vedi Genova 2001, mi convinco sempre di più che l’unica soluzione è mettere politici e amministratori l’uno contro l’altro a massacrarsi tra loro, in una resa dei conti epocale, e per questo abbiamo in mano un’occasione d’oro e un’arma micidiale: l’IMU, una tassa di cui si sa tutto, tranne i parametri precisi e l’importo, su cui il governo "tecnico" sta facendo peraltro una figura grottesca. Sì, una rivolta, o sciopero fiscale. A differenza delle ritenute IRPEF, che vengono prelevate alla fonte, qui si tratta di andare a pagare di persona, in banca o in Posta. Basterebbe rifiutarsi, in massa, di farlo. La strada l’ha indicata proprio il capo degli zombie, Bersani, quando ha protestato contro la previsione della sua rateizzazione in tre scadenze diverse perché i Comuni rischierebbero di non pagare gli stipendi: una parte della tassa, infatti, è versata alle amministrazioni locali che hanno anche la possibilità di modificarne l’aliquota. Magnifico: essendo “quelli di  Roma” inarrivabili, planati come sono in un universo parallelo da cui non si smuovono, la prima istanza politica tangibile che ci troviamo davanti è quella locale, ossia il sindaco, la giunta comunale e i consiglieri che, a differenza dei parlamentari, abbiamo scelto ed eletto. Quando si trovassero con le casse completamente vuote, e non riuscissero più a fornire i servizi di base alla popolazione né a pagare gli stipendi, anche i più cauti, timorosi o rassegnati comincerebbero a incazzarsi sul serio e a reagire, e a quel punto saranno gli amministratori locali a chiedere il conto ai referenti nazionali delle loro azioni e omissioni, tanto sordi dinanzi a qualsiasi riforma vera (un esempio tra tanti: quella sul sistema radiotelevisivo o, per l’appunto, il finanziamento dei partiti) quanto solerti a introdurre in Costituzione l’obbligo del pareggio di bilancio, secondo i voleri dei potentati euro-comunitari, tutti insieme appassionatamente con una maggioranza di oltre due terzi che scippa il referendum confermativo. Questa gentaglia va spazzata via, senza remissione e senza idugio, prima che faccia altri danni. Perché oltre a essere disonesta e incapace, potrebbe diventare perfino  pericolosa, quando cominciasse a sentirsi in pericolo. E prima che possa trovare la maniera di difendersi (tipicamente: inventandosi qualche altra situazione d’emergenza, magari con qualche bomba qua o là oppure un attentato clamoroso, tanto per metterla sull’ordine pubblico che va salvaguardato sopra ogni cosa) va colpita, e duramente, proprio dove fa più male: nel portafoglo. Non pagare l’IMU:  se lo si facesse in massa si toglierebbe l’ossigeno a questa classe politica oscena. Finirebbero per scannarsi tra di loro,  a livello locale e nazionale, e sparirebbero nel giro di pochi mesi. Potrebbe fare qualcosa Equitalia contro alcuni milioni di ribelli fiscali? Pignorarli tutti? In un clima di rivolta e con le gente sempre più esasperata? Non credo proprio. Un’utopia? Forse, ma sarebbe fattibile. Più facilmente di quel che si pensa. In fondo basta poco: un rifiuto. Sacrosanto.

2 commenti:

  1. Escludendo coloro che per abitudine le tasse non le pagano o le pagano solo in parte, c'è chi le ha sempre pagate ma non potrà più farlo per sopraggiunta incapacità.
    Bisogna avere il coraggio di fare una scelta ma certe scelte perchè siano davvero efficaci devono avere un seguito adeguato. Data la natura pressochè gregaria che contraddistingue la maggior parte degli abitanti di questo Paese la vedo dura: ha bisogno di molti martiri per svegliarsi e non è detto che basti.
    Io sono ottimista: nuove fonti dicono che la fine del mondo è stata rimandata al 2016; quella della Repubblica Italiana è già in atto.
    Mandi!
    Raff

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  2. Sì: qui nella Terra dei Cachi anticipiamo gli eventi, anche quelli ineluttabili! La vedo dura anch'io, ma mi auguro che qualcuno che abbia più audience di me lanci l'idea, che non mi sembra poi così ardita: come dici tu, parecchi non ce la faranno o saranno costretti a indebitarsi per saldare questa ennesima gabella (un altro debito dopo essersi indebitati per comprare la casa, o l'auto, che vengono regolarmente tar-tassate). Comunque il miglior commento a questo post l'ha fatto Bossi, ex ministro della Repubblica (nominato da Napolitano, ricordiamolo), riguardo all'uso dei rimborsi elettorali: «Soldi della Lega, il reato non c'è». Ecco, dato che i nostri politicanti ragionano in questo modo, nel caso dell'IMU, i soldi sono nostri, con quel che ne consegue: e dove sta il reato se "così fan tutti", come diceva Bottino Craxi, e nessuno paga la tassa?

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