E’ tutto un allarmato coro sui pericoli dell’antipolitica, in questi giorni. Ha
cominciato il Trio Lescano dell’inciucio che, compatto più che mai nell’intento di difendere il
finanziamento pubblico dei propri apparati mascherato da rimborso elettorale,
afferma che una sua cancellazione sarebbe un “favore alle lobby”, come se
quella politicante di cui sono espressione
non fosse la prima e più pericolosa, e come se in Parlamento non fossero da
sempre più che rappresentate quelle di tutti gli ordini professionali di questo
Paese corporativo, a cominciare da quella dei legulei, dei pennivendoli, dei
commercialisti; Bersani in particolare, riferendosi al Movimento Cinque Stelle,
avverte che se non si contrasta il “vento dell’antipolitica” questo spazzerà
via tutti; rincarano la dose D’Alema e Vendola, uniti nell’invettiva: il primo
definendo Beppe Grillo un incrocio tra il primo Bossi ed il Gabibbo, non
prendendo in considerazione quanti italiani preferirebbero essere governati da
un pupazzo tutto sommato umano che ha il polso della situazione piuttosto che da un banchiere
robotico teleguidato dalla finanza internazionale, il secondo paventando
l’apparizione di un demiurgo dotato di poteri salvifici per risolvere tutti i
mali. In questo coro non poteva mancare il monito proveniente dal “colle più
alto”, come con scontata perifrasi l’informazione lecchina definisce il
presidente della Repubblica, il quale invita a fare le riforme, oggi, per
estirpare il marcio ma senza demonizzare i partiti, che “non sono il regno del
male, del calcolo particolaristico e della corruzione”. Sarà, anche se a leggere le cronache di
tutti i giorni sembra il contrario, e comunque la stragrande maggioranza degli
italiani la pensa diversamente da Napolitano, che di un sistema partitocratrico
putrefatto è l’esponente di livello più alto. Ciò che il custode assai a
singhiozzo della Costituzione dimentica è che questa, all’articolo 49, si
limita a regolare la libertà (e non l’obbligo) di associazione dei cittadini in
partiti “per concorrere con metodo democratico a determinare la politica
nazionale”. Per concorrere, per l’appunto, non per sequestrarla. Con metodi democratici,
che dovrebbero valere anche per il loro funzionamento interno. In altre parole, la Carta
tuttora in vigore non prevede che i partiti abbiano un’esclusiva sulla
politica, ma solo che siano una delle componenti della vita pubblica. A maggior
ragione sono fuori luogo leggi elettorali che contemplino premi di maggioranza
o sbarramenti ad hoc. Siccome però da questo orecchio l’intera casta dedita
alla politica politicante e alla devastazione dello Stato e dell’economia
nazionale non ci sente, e che scendere in piazza non serve a niente, salvo a
essere massacrati appena si comincia a diventare in troppi e pericolosi per il
potere costituito, vedi Genova 2001, mi convinco sempre di più che l’unica
soluzione è mettere politici e amministratori l’uno contro l’altro a
massacrarsi tra loro, in una resa dei conti epocale, e per questo abbiamo in
mano un’occasione d’oro e un’arma micidiale: l’IMU, una tassa di cui si sa
tutto, tranne i parametri precisi e l’importo, su cui il governo "tecnico" sta
facendo peraltro una figura grottesca. Sì, una rivolta, o sciopero fiscale. A
differenza delle ritenute IRPEF, che vengono prelevate alla fonte, qui si
tratta di andare a pagare di persona, in banca o in Posta. Basterebbe
rifiutarsi, in massa, di farlo. La strada l’ha indicata proprio il capo degli zombie, Bersani, quando ha protestato contro la previsione della sua
rateizzazione in tre scadenze diverse perché i Comuni rischierebbero di non
pagare gli stipendi: una parte della tassa, infatti, è versata alle
amministrazioni locali che hanno anche la possibilità di modificarne
l’aliquota. Magnifico: essendo “quelli di
Roma” inarrivabili, planati come sono in un universo parallelo da cui
non si smuovono, la prima istanza politica tangibile che ci troviamo davanti è
quella locale, ossia il sindaco, la giunta comunale e i consiglieri che, a
differenza dei parlamentari, abbiamo scelto ed eletto. Quando si trovassero con
le casse completamente vuote, e non riuscissero più a fornire i servizi di base
alla popolazione né a pagare gli stipendi, anche i più cauti, timorosi o
rassegnati comincerebbero a incazzarsi sul serio e a reagire, e a quel punto
saranno gli amministratori locali a chiedere il conto ai referenti
nazionali delle loro azioni e omissioni, tanto sordi dinanzi a qualsiasi
riforma vera (un esempio tra tanti: quella sul sistema radiotelevisivo o, per
l’appunto, il finanziamento dei partiti) quanto solerti a introdurre in
Costituzione l’obbligo del pareggio di bilancio, secondo i voleri dei potentati
euro-comunitari, tutti insieme appassionatamente con una maggioranza di oltre
due terzi che scippa il referendum confermativo. Questa gentaglia va spazzata
via, senza remissione e senza idugio, prima che faccia altri danni. Perché oltre a essere
disonesta e incapace, potrebbe diventare perfino pericolosa, quando cominciasse a sentirsi in pericolo. E
prima che possa trovare la maniera di difendersi (tipicamente: inventandosi
qualche altra situazione d’emergenza, magari con qualche bomba qua o là oppure un attentato clamoroso, tanto per metterla sull’ordine pubblico che va salvaguardato sopra ogni cosa) va colpita, e
duramente, proprio dove fa più male: nel portafoglo. Non pagare l’IMU: se lo si facesse in massa si
toglierebbe l’ossigeno a questa classe politica oscena. Finirebbero per scannarsi tra di
loro, a livello locale e nazionale, e sparirebbero nel giro di pochi mesi. Potrebbe
fare qualcosa Equitalia contro alcuni milioni di ribelli fiscali? Pignorarli
tutti? In un clima di rivolta e con le gente sempre più esasperata? Non credo
proprio. Un’utopia? Forse, ma sarebbe fattibile. Più facilmente di quel che si
pensa. In fondo basta poco: un rifiuto. Sacrosanto.
Escludendo coloro che per abitudine le tasse non le pagano o le pagano solo in parte, c'è chi le ha sempre pagate ma non potrà più farlo per sopraggiunta incapacità.
RispondiEliminaBisogna avere il coraggio di fare una scelta ma certe scelte perchè siano davvero efficaci devono avere un seguito adeguato. Data la natura pressochè gregaria che contraddistingue la maggior parte degli abitanti di questo Paese la vedo dura: ha bisogno di molti martiri per svegliarsi e non è detto che basti.
Io sono ottimista: nuove fonti dicono che la fine del mondo è stata rimandata al 2016; quella della Repubblica Italiana è già in atto.
Mandi!
Raff
Sì: qui nella Terra dei Cachi anticipiamo gli eventi, anche quelli ineluttabili! La vedo dura anch'io, ma mi auguro che qualcuno che abbia più audience di me lanci l'idea, che non mi sembra poi così ardita: come dici tu, parecchi non ce la faranno o saranno costretti a indebitarsi per saldare questa ennesima gabella (un altro debito dopo essersi indebitati per comprare la casa, o l'auto, che vengono regolarmente tar-tassate). Comunque il miglior commento a questo post l'ha fatto Bossi, ex ministro della Repubblica (nominato da Napolitano, ricordiamolo), riguardo all'uso dei rimborsi elettorali: «Soldi della Lega, il reato non c'è». Ecco, dato che i nostri politicanti ragionano in questo modo, nel caso dell'IMU, i soldi sono nostri, con quel che ne consegue: e dove sta il reato se "così fan tutti", come diceva Bottino Craxi, e nessuno paga la tassa?
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