venerdì 17 marzo 2023

L'ultima notte di Amore

"L'ultima notte di Amore" di Andrea Di Stefano. Con Pierfrancesco Favino, Linda Caridi, Antonio Gerardi, Francesco Di Leva, Katia Mironova, Mauro Negri, Fabrizio Rocchi, Wang Fei, Shi Yang Shi, Camilla Semino Favro, Xu Ruichi, Pang Bo e altri. Italia 2023 ★★★★+

Un graditissimo ritorno quello di Andrea Di Stefano, alla terza regia dopo Escobar, film d'esordio, e The Informer, ma anche autore di Bang Bang Baby, una potentissima serie TV italiana di cui mi riservo di parlare in una prossima occasione, che qui si cimenta in un poliziesco a tutto tondo, merce rarissima dalle nostre parti. Già l'inizio è spettacolare e ansiogeno: sotto una musica incalzante, un drone riprende dall'alto la Milano notturna in un volo circolare che termina con una planata sulla Stazione Centrale per inquadrare un uomo in tuta che termina la sua corsa fermandosi a parlare con qualcuno che ha fermato la macchina e volge lo sguardo verso la finestra dell'appartamento dove abita: è Franco Amore (Favino), un poliziotto ligio al dovere che è all'ultimo giorno di lavoro dopo 35 anni al servizio dello Stato, e la moglie Viviana ha organizzato una festa di addio a sorpresa in vista della sospirata pensione: quando entra in casa, per poco non gli viene un colpo, imbarazzato si aggira tra colleghi e amici, si collega in video con la figlia di primo letto che studia in Inghilterra, finché non giunge la chiamata del suo superiore, il commissario Sarno, che lo convoca d'urgenza sulla tangenziale dove è avvenuta una mattanza: in una violenta sparatoria ci hanno lasciato la pelle il suo abituale compagno Dino, due carabinieri e due cinesi di cui uno non identificabile, perché arso vivo. 5 morti: una strage. Prima di recarsi sul luogo (in realtà tornarvi) il film, che ha un andamento circolare, ripercorre i 10 giorni precedenti, che vedono Amore alle prese con la redazione del discorso di addio, e ai preparativi per un futuro, magari nel campo della security, il lavoro di atrtualità in una città come Milano, che pullula dei traffici più vari, tra cui quello di pietre preziose di cui si occupa Cosimo (Gerardi), un cugino della moglie Viviana (sono calabresi con legami con una qualche famiglia di "mammasantissima" salita al Nord) che gli propone, per cominciare, l'assistenza a un trasporto "in regola" per conto dei cinesi dall'aeroporto di Linate a Via Paolo Sarpi, ossia la storica China Town. Franco nicchia, perché questo "straordinario extra orario" è previsto proprio in coda all'ultima giornata di servizio, alla fine accetta perché Cosimo gli garantisce che è una cosa sicura e glielo assicura anche il committente, un anziano e potente cinese che lo considera un eroe per avergli salvato la vita in un'occasione in passato, e ci sta anche Dino, ma le cose non andranno come previsto... Ovviamente non ha senso inoltrarsi di più nella trama, ma il ritmo è implacabile, un accumularsi di colpi di scena sorprendenti e parossistici ma alla fine anche verosimili, perché l'autore mostra di conoscere molto bene sia i meccanismi (e le frustrazioni) interni ai "corpi dello Stato" sia la realtà milanese, dove prima i cinesi hanno occupato gli spazi della malavita meneghina tradizionale che ora gli vengono contesi dalla nuova mafia infiltrata ovunque, a cominciare dal mondo della finanza a quello della politica, che domina incontrastata non solo la "Milano da Bere" e la regione di cui è capoluogo ma anche le regioni limitrofe: la 'ndranhgeta calabrese. L'unico appunto che mi sento di fare è l'opportunità di inserire i sottotitoli: spesso le frasi sono sussurrate ma soprattutto la parlata calabrese è pressoché incomprensibile alla stragrande maggioranza degli italiani, mentre lo è del tutto l'italiano parlato dai cinesi, la cui comunità risiede a Milano da più di un secolo, perfettamente integrata per quanto "chiusa", e che ha dato un contributo sostanziale alla realizzazione di questa trascinante pellicola. Complimenti. 

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