venerdì 3 marzo 2023

Holy Spider

"Holy Spider" di Ali Abbasi. Con Zahra Amir Ebrahimi, Mehdi Bajestani, Arash Ashtiani, Farounzan Jamshidnejad, Mesbah Taleb, Sina Parvaneh, Nima Akbarpour, Sara Fazilat, Ariane Naziri e altri. Francia, Germania, Svezia, Danimarca 2022 ★★★★1/2

Le notevoli qualità di Ali Abbasi, regista iraniano naturalizzato danese, erano già emerse nel sorprendente Border, suo secondo lungometraggio del 2018, mentre quello d'esordio, Shelley, del 2016, non mi risulta essere uscito in Italia: peccato. Con questa sua terza fatica, torna a parlare del suo Paese d'origine rifacendosi a una vicenda che aveva destato scalpore all'inizio del nuovo secolo: l'uccisione di 16 prostitute a Mashhad, seconda città iraniana e meta di pellegrinaggio degli sciiti di tutto il mondo, da parte Saeed Hanaei, un serial killer chiamato il Ragno (da cui il titolo del film), che si era dato il compito di ripulire la città santa dalla corruzione impersonata da quelle povere donne, per la maggior parte disperate tossicodipendenti: Mashhad è situata nel Nord Est dell'Iran e vi è fiorente il traffico di oppio proveniente dal vicino Afghanistan così come la prostituzione che vi è collegata, benché le autorità tendano ad occultare la realtà. Rahimi, una giornalista che proviene da Teheran, vuole vederci chiaro e le pare subito evidente che la polizia non faccia molto per dare la caccia a quello che la stampa ha già definito il Ragno Santo, e pure il collega residente in città che la dovrebbe aiutare nell'inchiesta è molto titubante e pieno di timori e restìo a pestare piedi "sensibili". Rahimi però ha la testa dura e, protetta da quel velo che pure detesta indossare, penetra nei quartieri miseri della città per sondare l'ambiente e parlare con le colleghe delle vittime, scoprendo in fretta che l'assassino è un tale che gira in moto, anzi: pattuglia quotidianamente l'area dove le ragazze svolgono la loro attività, per attirarle poi a casa sua (mentre la famiglia è assente, magari in moschea o in visita dai scuoceri) e ucciderle seguendo sempre lo stesso rituale, strangolandole col velo e avvolgendo i corpi nel loro stesso chador per poi abbandonarli sempre in un terreno pubblico, ben visibili, poco lontano dalla sua abitazione. Un thriller in piena regola, insomma, ma anche film d'inchiesta, ma sono dolo due degli aspetti di Holy Spider, che si avvale delle magistrali interpretazioni di Zahra Amir Ebrahimi e Mehdi Bajestan e diventa un film politico da un lato e che racconta le ambiguità e ipocrisie della società iraniana dall'altro. La prima nella parte di Rahimi, una reporter di razza che, nel giornale in cui lavorava, ha avuto problemi di stalking simili a quelli che l'attrice stessa aveva subito prima di trasferirsi in Francia; e il secondo nella difficile parte di un muratore sposato e con figli, uomo devoto e già per 8 anni volontario nella guerra tra Iran e Irak, da cui è tornato con ulteriori, evidenti problemi psichici che nessuno ha voluto vedere e prendere sul serio. Uomo contraddittorio, a tratti sfuggente, ma lucido nella sua follia e che una volta catturato (grazie proprio a Rahimi, che ci ha rischiato la pelle) rivendica la sua azione di "risanamento" anche durante il processo ed è molto più coerente delle stesse autorità religiose e giudiziarie che nascondono la polvere sotto il tappeto e in fondo approvano il suo operato, così come buona parte dei suoi misogini concittadini e la sua stessa famiglia, a cominciare dalla moglie. Verrà impiccato, anche se c'era chi lavorava alacremente dietro le quinte per risparmiargli la vita, ma sarà suo figlio adolescente, diventato una sorta di youtuber ante-litteram, a testimonianza delle imprese del padre, in un video memorabile quanto agghiacciante, ad assicurare che qualcuno ne continuerà l'opera: ci avrà visto giusto, considerato quel che accade in Iran dopo l'omicidio di Masha Amini nel settembre scorso. Da non mancare, se ne avete l'occasione.

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