sabato 7 maggio 2022

Settembre

"Settembre" di Giulia Louise Steigerwalt. Con Barbara Ronchi, Fabrizio Bentivoglio, Thony, Andrea Sartoretti, Tesa Litvan, Margherita Rabeggiani, Luca Nozzoli, Enrico Borrello e altri. Italia 2022 ★★★★

Felice e promettente esordio alla regìa dell'italoamericana Giulia Steigerwalt, già attrice, nota soprattutto per le sue ottime sceneggiature (ricordo Moglie e marito, Il campione, il recente Marilyn ha gli occhi neri) che hanno portato nuova linfa nella stanca commedia cinematografica nostrana, la quale conferma il suo talento anche dietro la macchina da presa, dove ha diretto con efficacia interpreti scelti con cura e che si sono perfettamente adattati ai personaggi creati dall'autrice: fra tutti una bravissima Barbara Ronchi, un'attrice fin troppo poco valorizzata sul grande schermo, ma anche i due giovanissimi Margherita Rabeggiani e Luca Nozzoli, nei panni di due adolescenti alle prese con le prima esperienze sessuali. Partiamo da qui per accennare a tre storie che si intrecciano: siamo in settembre, in una Roma lontana dai quartieri centrali e più utilizzati come set (siamo nel Sud della città, verso Fiumicino se non sbaglio), al rientro dalle vacanze (sostengo da sempre che il vero capodanno in Italia, con tutti i buoni propositi di cambiamento per il futuro, è a settembre e non a gennaio) e Sergio fa un corso accelerato a Maria, sua compagna di classe, come intermediario di un amico timido che le piace, per la sua "prima volta"; Sergio a sua volta è figlio di Francesca (Ronchi), una quarantenne trascurata dal marito Alberto (Sartoretti), cui una cattiva notizia sul fronte medico dà la scossa per rivedere la sua esistenza e rivendicare un minimo di sincerità e felicità: l'unica persona con cui se la sente di parlare è la sua amica Debora (Thony, altra bravissima musicista, cantante e, all'occasione, attrice), a sua volta in crisi col marito fedifrago (amico e complice di Alberto, doppia coppia, insomma). L'allarme sul fronte sanitario per fortuna rientra, perché Guglielmo (Fabrizio Bentivoglio, che si vede sempre volentieri per la sua disincantata ironia), il ginecologo di Francesca, prescrive esami più accurati che smentiscono una prima frettolosa diagnosi fatta da un radiologo (e qui ce n'è, giustamente, per quei medici superficiali e totalmente incapaci di comunicare coi pazienti che si nascondono dietro al camice bianco); a sua volta Guglielmo, che frequenta Ana (una giovane prostituta straniera che è l'unica persona con cui parla e si sfoga, che pur nella sua situazione non vuole rinunciare ai suoi sogni e si innamora di un giovane ragazzo, un commesso che ignora il suo lavoro e la corteggia con garbo e gentilezza) dopo il divorzio dalla moglie si è inaridito, incupito, e soltanto una volta rimasto davvero da solo comincia ad accorgersi di essersi sposato soltanto perché qualcuno di occupasse di lui e delle sue esigenze, senza mai pensare di esserci veramente per l'altra parte, ossia lo stesso quadro, a parti invertite, che hanno le vite di Francesca e di Debora, che però proprio grazie allo scossone di cui sopra trovano modo e occasione per immaginarsi un futuro diverso, e così quadreranno la cose anche per gli altri personaggi: la coppia di adolescenti, Ana e il suo ragazzo cui confessa il suo lavoro, e Guglielmo, che dà un senso alla sua esistenza permettendole di porre le basi per un futuro che non sia la strada. Un finale ottimista ma non banale e tutt'altro che buonista: vero che gli uomini (ma non tutti) fanno una pessima figura, non in quanto maschi ma in quanto umanamente degli stronzi; e senza retorica e giudizi precostituiti; la forza del film sta nel raccontare la realtà dei rapporti umani, in particolare quello tra coniugi, tra genitori e figli e tra amici e la necessità di venirsi incontro per averne uno autentico. Un film sincero, con la giusta dose di bonarietà, leggero ma pure amarognolo, fatto di quotidianità, molto credibile. Ha una mano felice, Steigerwalt, e anche le sue scelte musicali sono ottime (da Bob Dylan a Elvis Costello oltre alla stessa Thony) nel sottolineare adeguatamente gli stati d'animo che vengono tratteggiati: fa cose gradevoli e senza fronzoli, che fanno stare bene, e uno esce dalla sala alleggerito e non ammorbato. Di questi tempi, non è poco.

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