giovedì 26 maggio 2022

L'angelo dei muri

"L'angelo dei muri" di Lorenzo Bianchini. Con Pierre Richard, Iva Krajnc, Gioia Heinz, Paolo Fagiolo, Zita Fusco, Arthur Defays, Franko Korošec, Alessandro Mizzi e altri. Italia 2021 ★★★★

Ben conosciuto in ambito regionale e in quello del cinema indipendente, del regista e sceneggiatore udinese Lorenzo Bianchini ricordo di aver visto, una quindicina d'anni fa, Lidrîs quadrarde di trê (Radice quadrata di tre), un curioso film horror con implicazioni sataniste girato all'interno dell'ISIS Malignani e interpretato da studenti dello stesso, mentre mi riprometto di recuperare Oltre il guado, del 2013; con quest'ultimo lungometraggio coprodotto da RAI Cinema, MyMoviesTucker Film, che ne curerà la distribuzione nelle sale nazionali a partire dal 9 giugno prossimo, mentre in quelle del Friuli Venezia-Giulia è uscito già la scorsa settimana in anteprima, Bianchini ha avuto a disposizione mezzi più consistenti e il risultato è più che soddisfacente. Il film è centrato sul personaggio di un anziano, Pietro, che vive da decenni in un appartamento all'ultimo piano di un edificio malridotto in Via dell'Istria, verso Valmaura, a Trieste, a cui viene notificato uno sfratto esecutivo, e che è magistralmente interpretato da Pierre Richard, il quale recita esprimendo il suo disagio esistenziale quasi esclusivamente con movenze furtive e sguardi allucinati, che per sottrarvisi costruisce un muro di mattoni, coperto da un pannello, che nasconde uno sgabuzzino dove si rifugia quando la casa viene invasa dal nuovo proprietario, che intende ristrutturarla, per poi affittarla a prezzo maggiorato, e da cui esce soltanto quando è sicuro che sia vuota. Per il resto osserva il via vai attraverso dei fori che pratica nel muro, fino a quando vede comparire (ma sono fantasmi?) una giovane donna slava, Zala, con sua figlia, Sanja, una bambina che ha una malattia che la fa diventare progressivamente cieca, a alla quale si appalesa solamente quando è da sola, rassicurandola e creando per lei dei giocattoli particolari: è lei a chiamarlo l'”angelo dei muri” che l'assiste quando la madre è fuori d casa. Paradossalmente, più che Pietro, protagonista è la casa, che parla da sé facendo immaginare attraverso piccoli, significativi dettagli quella che può essere stata la vita di chi vi ha vissuto, e lo sono gli elementi (il vento, immancabile a Trieste) la neve, la pioggia e i loro rumori nonché impatto. Se proprio si vuol dare una definizione al film, più che di un horror, si tratta di un noir psicologico e metafisico, in cui il piano reale si confonde con l'immaginazione e si alterna col ricordo, con un lungo preambolo ricco di simboli e attentissimo ai dettagli, ma non per questo stancamente estetizzante, trovando spiegazione in un finale a sorpresa che giustifica in pieno tutto il percorso fatto in precedenza, dove ogni piccolo particolare acquista un senso. Per ottenere un risultato così convincente ci vuole grande capacità, tecnica ma anche di scrittura, e Bianchini oltre alla regia ha curato il soggetto e la sceneggiatura assieme alla sorella Michela e a Fabrizio Bozzetti, confermandosi autore a tutto tondo, mentre l'ottima fotografia è a cura di Peter Zeitlinger, storico collaboratore di Werner Herzog, e notevole è anche la colonna sonora composta da Vanessa Donelly, che si integra alla perfezione con tutti gli altri curatissimi ingranaggi che compongono un film davvero ben fatto. 

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