venerdì 13 maggio 2022

Noi due

"Noi due" di Nir Bergman. Con Shai Avivi, Noam Imber, Smadi Wolfman, Efrat Ben-Zur, Amir Feldman, Sharon Zelikovski, Natalia Faust, Uri Klauzner e altri. Israele, Italia 2020 ★★★+

Non ho figli e non ne ho mai desiderati, e la paternità è una condizione per me completamente estranea, anche come pulsione, per cui non mi sento in grado di dire molto sul tema di questo film, al di là del fatto che a mio parere tratta in modo partecipe e sincero il rapporto speciale di un padre, Aharon, con un figlio particolare, Uri, affetto da autismo: sui 18 anni, più alto di lui, goffo, pieno di paure apparentemente immotivate, vive con Aharon, un grafico, illustratore di fama e talento che ha rinunciato a contratti principeschi pur di occuparsi completamente del figlio con una dedizione totale, mentre la madre Tamara, che si è separata dal marito e vive altrove, insiste perché il ragazzo venga trasferito in un istituto specializzato, dotato di personale che possa prendersene cura professionalmente e con competenza consentire che il suo orizzonte si ampli venendo a contatto con dei coetanei che hanno i suoi stessi problemi. Imputa, non del tutto a torto, un eccesso di protezione ad Aharon che ha l'effetto di rendere senza uscita la dipendenza di Uri dal genitore, in un circolo vizioso senza fine, ma Aharon persevera e si sottrae all'impegno di portare il ragazzo anche solo a visitare il centro in questione, come pure aveva promesso, innescando lui stesso in Uri quelle paure e quel rifiuto di abbandonare le certezze costruite nel tempo attraverso le loro rassicuranti abitudini, e finisce per portarlo in giro vagabondando per il Paese come in una sorta di road movie in cui non mancano alcuni episodi divertenti che rendono piacevole e più leggera la pellicola, fino a Eilat, in riva al Mar Rosso, per qualche giorno di vacanza. Medita perfino di portarlo di nascosto dall'ex moglie negli Stati Uniti, in Pennsylvania, presso un suo amico, ma Tamara riesce per tempo a bloccargli la carta di credito ed evitare che riesca nell'insano intento. Rientrano verso Tel Aviv senza soldi e finiscono dal fratello di Aharon, che tenta di farlo ragionare convincendolo alla fine di acconsentire che Uri faccia almeno un periodo di prova nell'istituto. Perfino Tamara è sul punto di dare partita vinta al marito, quando sarà proprio il padre a persuadersi che Uri aveva bisogno di staccarsi da lui e dal loro rapporto troppo esclusivo per crescere e rendersi più autonomo, perché probabilmente era lui ad avere più bisogno del figlio che viceversa. Insomma un film gradevole e che fa pensare, che esplora con tatto un tema delicato trattato con competenza dal regista, che non a caso è fra gli autori di Be'tipul, la serie originale da cui sono derivate le varie versioni internazionali di In Treatment, che in Italia aveva come protagonista Sergio Castellitto. Bravi gli interpreti, e in particolare Shai Avivi e Noam Imber nei ruoli rispettivamente di padre e figlio, nessun volo pindarico ma un risultato più che discreto. 

Nessun commento:

Posta un commento