"Domani è un altro giorno" di Simone Spada. Con Marco Giallini, Valerio Mastandrea, Anna Ferzetti, Andrea Arcangeli, Barbara Ronchi, Jessica Cressy, Stefano Fregni e altri. Italia 2019 S.V.
Il film in sé sarebbe anche buono, se nascesse da un'idea personale del regista (al suo secondo lungometraggio dopo l'incoraggiante esordio di Hotel Gagarin), o degli sceneggiatori: e invece è il remake assolutamente pedissequo di un bellissimo, commovente film spagnolo-argentino uscito, con discreto successo, anche nella Terra dei Cachi: Truman - Un amico è per sempre. A cui rinvio per le mie considerazioni sulla vicenda che racconta. Che nella scheda tecnica vengano accreditati due sceneggiatori nostrani anziché i due catalani Cesc Gay e Tomás Algaray, lo ritengo disdicevole e ai limiti del plagio, perché non solo i dialoghi sono pressoché identici, ma perfino i nomi di tutti i personaggi: solo che vengono italianizzati; le uniche differenze sono il nome e la razza del cane dell'attore malato di cancro, un Bullmastif che si chiama Truman nell'originale e un Bovaro del Bernese di nome Pato nella copia, e che suo figlio studia a Barcellona anziché ad Amsterdam; perfino la storia si svolge nelle capitali dei rispettivi Paesi, ossia Madrid e Roma. Anche il titolo viene stravolto, come al solito in Italia, e invece di riferirsi al cane, attorno a cui ruota in fondo questa commedia malinconica ma profondamente umana, è una scusa per rimettere in pista un altro remake, peraltro urlato sguaiatamente, quello del brano reso celebre da Ornella Vanoni il cui testo era stato scritto da Giorgio Calabrese e che era a sua volta la versione italiana di un pezzo del cantante USA Tammy Wynette. Le due note positive sono le interpretazioni di due attori che apprezzo molto, Giallini e Mastandrea, i quali si vede che sono amici anche nella vita, e la misura con cui Simone Spada dirige il tutto e tratta la materia, senza cadere nel melodramma e nel patetico. Non si capisce dunque la necessità di rifare un film identico all'originale, peraltro uscito poco tempo fa, a meno che non lo si faccia per dare lavoro a due attori italiani, che però non risulta siano a corto di proposte. Poi uno legge che il film è prodotto e distribuito da Medusa, una creazione di Silvio Berlusconi, il re del farlocco, e si capisce tutto, perfino la presa per il culo che la casa di produzione associata si chiami Baires Film: il colmo.
Il film in sé sarebbe anche buono, se nascesse da un'idea personale del regista (al suo secondo lungometraggio dopo l'incoraggiante esordio di Hotel Gagarin), o degli sceneggiatori: e invece è il remake assolutamente pedissequo di un bellissimo, commovente film spagnolo-argentino uscito, con discreto successo, anche nella Terra dei Cachi: Truman - Un amico è per sempre. A cui rinvio per le mie considerazioni sulla vicenda che racconta. Che nella scheda tecnica vengano accreditati due sceneggiatori nostrani anziché i due catalani Cesc Gay e Tomás Algaray, lo ritengo disdicevole e ai limiti del plagio, perché non solo i dialoghi sono pressoché identici, ma perfino i nomi di tutti i personaggi: solo che vengono italianizzati; le uniche differenze sono il nome e la razza del cane dell'attore malato di cancro, un Bullmastif che si chiama Truman nell'originale e un Bovaro del Bernese di nome Pato nella copia, e che suo figlio studia a Barcellona anziché ad Amsterdam; perfino la storia si svolge nelle capitali dei rispettivi Paesi, ossia Madrid e Roma. Anche il titolo viene stravolto, come al solito in Italia, e invece di riferirsi al cane, attorno a cui ruota in fondo questa commedia malinconica ma profondamente umana, è una scusa per rimettere in pista un altro remake, peraltro urlato sguaiatamente, quello del brano reso celebre da Ornella Vanoni il cui testo era stato scritto da Giorgio Calabrese e che era a sua volta la versione italiana di un pezzo del cantante USA Tammy Wynette. Le due note positive sono le interpretazioni di due attori che apprezzo molto, Giallini e Mastandrea, i quali si vede che sono amici anche nella vita, e la misura con cui Simone Spada dirige il tutto e tratta la materia, senza cadere nel melodramma e nel patetico. Non si capisce dunque la necessità di rifare un film identico all'originale, peraltro uscito poco tempo fa, a meno che non lo si faccia per dare lavoro a due attori italiani, che però non risulta siano a corto di proposte. Poi uno legge che il film è prodotto e distribuito da Medusa, una creazione di Silvio Berlusconi, il re del farlocco, e si capisce tutto, perfino la presa per il culo che la casa di produzione associata si chiami Baires Film: il colmo.
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