"Diabolik sono io" di Giancarlo Soldi. Con Luciano Scarpa, Manuela Parodi, Stefania Casini, Francesca Fiorentini, Paolo Buglioni. Italia 2019 S.V.
Mah. Un altro prodotto italiano che reputo ingiudicabile, come già il recente Domani è un altro giorno: quello perché una copia francamente inutile, e al limite del plagio di un altro film; questo perché non si capisce cosa voglia essere, se non un omaggio di questo eroe a fumetti del tutto italiano, passato da una generazione all'altra a partire dagli inizi degli anni Sessanta, al culmine del boom economico che trasformò completamente il Paese e questo nella città simbolo di quell'epoca aurea: Milano. Non perché una pellicola debba per forza appartenere a un genere ben preciso: in questo caso tra il documentario e la sua parodia, mockumentary come si usa dire con un orripilante termine preso dall'inglese, ibridato da una parte di finzione a sua volta innestata su una finta inchiesta: scoprire dove sia finito Angelo Zarcone, colui che disegnò la prima storia del personaggio inventato dalle sorelle Angela e Luciana Giussani e che vide la luce nell'autunno del 1962, e poi sparito chissà dove. La parte fiction se lo immagina vittima di una perdita di memoria, da cui riemergono elementi che risalgono al re del crimine, in seguito a un incidente, vagare alla ricerca della propria identità, fra edifici abbandonati divenuti rifugio di clochard; l'incontro con una ragazza munita di tablet che lo aiuta nella ricerca di sé stesso e le cui sembianze gli ricordano quelle di Eva Kant; una visita nelle stanze della casa editrice del fumetto, l'Astorina, in Via Boccaccio a Milano, il tutto inframmezzato da interviste a personaggi più o meno noti che dicono la loro su Diabolik: e 'sti cazzi, verrebbe da dire. Le uniche cose davvero interessanti sono alcuni frammenti di filmati in Superotto delle due mitiche sorelle Giussani e il recupero dagli archivi della RAI di un'intervista alle due geniali autrici mai andata in onda per problemi tecnici e restaurata per l'occasione. Il tutto fatto passare per evento speciale (a prezzo altrettanto speciale e per soli tre giorni) al cinema, della durata di poco più di un'ora, e che avrebbe trovato la sua dimensione più appropriata in seconda serata sul piccolo schermo. Insomma, un'altra iniziativa balenga, fatta passare per cinema, che lascia il tempo che trova.
Mah. Un altro prodotto italiano che reputo ingiudicabile, come già il recente Domani è un altro giorno: quello perché una copia francamente inutile, e al limite del plagio di un altro film; questo perché non si capisce cosa voglia essere, se non un omaggio di questo eroe a fumetti del tutto italiano, passato da una generazione all'altra a partire dagli inizi degli anni Sessanta, al culmine del boom economico che trasformò completamente il Paese e questo nella città simbolo di quell'epoca aurea: Milano. Non perché una pellicola debba per forza appartenere a un genere ben preciso: in questo caso tra il documentario e la sua parodia, mockumentary come si usa dire con un orripilante termine preso dall'inglese, ibridato da una parte di finzione a sua volta innestata su una finta inchiesta: scoprire dove sia finito Angelo Zarcone, colui che disegnò la prima storia del personaggio inventato dalle sorelle Angela e Luciana Giussani e che vide la luce nell'autunno del 1962, e poi sparito chissà dove. La parte fiction se lo immagina vittima di una perdita di memoria, da cui riemergono elementi che risalgono al re del crimine, in seguito a un incidente, vagare alla ricerca della propria identità, fra edifici abbandonati divenuti rifugio di clochard; l'incontro con una ragazza munita di tablet che lo aiuta nella ricerca di sé stesso e le cui sembianze gli ricordano quelle di Eva Kant; una visita nelle stanze della casa editrice del fumetto, l'Astorina, in Via Boccaccio a Milano, il tutto inframmezzato da interviste a personaggi più o meno noti che dicono la loro su Diabolik: e 'sti cazzi, verrebbe da dire. Le uniche cose davvero interessanti sono alcuni frammenti di filmati in Superotto delle due mitiche sorelle Giussani e il recupero dagli archivi della RAI di un'intervista alle due geniali autrici mai andata in onda per problemi tecnici e restaurata per l'occasione. Il tutto fatto passare per evento speciale (a prezzo altrettanto speciale e per soli tre giorni) al cinema, della durata di poco più di un'ora, e che avrebbe trovato la sua dimensione più appropriata in seconda serata sul piccolo schermo. Insomma, un'altra iniziativa balenga, fatta passare per cinema, che lascia il tempo che trova.
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