domenica 17 marzo 2019

Eclipse / Chiara Civello Trio in concerto


Per essere una città di provincia, la vita artistica, culturale, musicale e, diciamolo, anche sportiva di Pordenone, che raramente a Sud del Po qualcuno è in grado di collocare correttamente su una cartina geografica, è particolarmente frizzante: in un periodo di generale "stanca" come questo, a conclusione della 25ª edizione di DedicaFestival, incentrato quest'anno sull'opera della la scrittrice e poetessa nicaraguense Gioconda Belli, l'Associazione Culturale Thesis ha organizzato per un degno finale un concerto col Trio di Chiara Civello che prende il titolo dall'ultimo lavoro della poliedrica ed eccellente pianista e chitarrista d'ispirazione jazz che si è esibita per la prima volta su questa piazza nelle rinnovate sale dell'ex cinema Capitol. Seguo questa raffinata artista, unica nel panorama italiano, fin dall'inizio della sua carriera, dal primo album Last Quarter Moon, registrato, prodotto e uscito negli USA per la Verve (la casa per cui peraltro incide la collega Diana Krall, e a mio parere come livello siamo lì), a cui mi accomuna la passione per la musica brasiliana e il segno zodiacale (gemelli): da qui l'irrequietezza, ma anche la curiosità e l'amore per i viaggi, regolarmente intrapresi nei momenti in cui si sente la necessità di svoltare ("La tesi è: l'arte della ripetizione...", dice lei); purtroppo non l'età (lei ha giusto vent'anni in meno) e il talento musicale per cui, rendendomi conto dei miei limiti, ho lasciato perdere sia il pianoforte sia la chitarra, però di musica di tutti i generi, anche per tradizione famigliare, ne ho ascoltata tanta e vado avanti a farlo, e sono in grado di riconoscere subito quella buona e chi sa suonarla e interpretarla: Chiara Civello, in questo senso, è una rara avis. Nel concerto di ieri sera (sala colma, successo travolgente), accompagnata da Seby Burgio alle tastiere e al basso elettronico e dal giovane fresco neolaureato Francesco Aprili alla batteria e all'elettronica, ha eseguito sia i pezzi di Eclipse, album uscito due anni fa, un lavoro in between fra luci e ombre, pittorico, cinematografico, come l'ha definito, ma anche fatto un riassunto del suo percorso artistico, dal suo soggiorno di studio a Boston e la gavetta a New York (di quel periodo Trouble, pezzo scritto a quattro mani niente meno che con Burt Bacharach) al viaggio in Brasile nel 2008, in un momento particolare della sua vita, in occasione del quale ha avuto modo di conoscere e frequentare  di persona, dopo averli apprezzati musicalmente, i massimi esponenti del tropicalismo e della bossa nova, da Chico Buarque a Caetano Veloso a Gilberto Gil (di cui fu anche ospite speciale nelle tre date del Refavela Tour 40 che l'ex ministro della Cultura brasiliano tenne in Italia l'estate scorsa, e che purtroppo mi sono perso) ed è cominciata una fertile collaborazione con alcuni di essi, in particolare Ana Carolina e Dudu Falcão, oltre che con il chitarrista Pedro Sá, con cui ha firmato Um día, il pezzo "inno dei gemelli" con il quale ha terminato la serie di bis in chiusura di un concerto trascinante, durato poco meno di due ore, in cui con la sua voce calda e avvolgente non ha mancato di cantare e suonare cover di classici come Moon River o interpretare, da autentica crooner al femminile, numerosi pezzi scritti da lei stessa nonché rinverdire, con efficaci ed essenziali arrangiamenti elettronici bene amalgamati con gli strumenti suonati dal trio, alcuni classici della musica leggera italiana migliore, da Parole, parole a Io che amo solo te a Va bene così. Chiara Civello ha presentato uno show elegante, senza fronzoli, con grande personalità, calore, comunicativa, così come del resto è lei, qualcosa di più che una semplice cantante, interprete e musicista: un'artista a tutto tondo e una affascinante giovane donna alla mano, senza mai cedere alla ruffianeria, una cosa rara.

Nessun commento:

Posta un commento