"Redemption Street" (Ustanička Ulica) di Miroslav Terzić. Con Gordan Kičić, Rade Šerbedžija, Uliks Fehmiu, Jelena Djokić, Milica Mihailović, Petar Božović, Predrag Ejdus, Bojan Zirović, Aleksandar Djurica. Serbia, 2012 ★★★★
Film d'esordio di Miroslav Terzić, che s'era occupato in precedenza di video commerciali, aveva avuto un buon successo al Sarajevo Film Festival di due anni fa ed è stato presentato martedì scorso a Firenze all'ultima edizione del "Balkan Florence Express" alla presenza del regista: Redemption Street non ha nulla da invidiare a produzioni ben più ricche, e ha dimostrato, come già "Il segreto dei suoi occhi", film argentino che vinse meritatamente l'Oscar come miglior film straniero nel 2010 e che mi ha ricordato, che è possibile confezionare un avvincente legal thriller che sia al contempo un film d'azione affrontando il passato oscuro del proprio Paese, sforzo che la Serbia sta compiendo seriamente e da qualche anno nei confronti delle guerre jugoslave degli anni Novanta, a differenza di altri tragici protagonisti di quelle tragiche e tristi vicende, balcanici e no, meno o per nulla dotati di spirito autocritico. Un altro film che mi è tornato in mente è "Il giudice ragazzino" di Alessandro Di Robilant di vent'anni fa, che prendeva il titolo dalla definizione sprezzante che l'ex Presidente della Repubblica diede del giovane vice procuratore Rosario Livatino, assassinato dalla mafia nel 1990, perché lo ricorda la figura del protagonista Dušan, che ricopre lo stesso ruolo e viene incaricato dal procuratore capo per i crimini di guerra, interpretato dal bravissimo e iconico Rade Šerbedžija, di un'indagine ultrasegreta su un gruppo paramilitare attivo in Croazia, in Bosna e nel Kosovo e successivamente sparito nel nulla, perché man mano i suoi membri sono stati fatti eliminare dal "Grande Vecchio" che dava gli ordini, un "insospettabile" che, opportunamente protetto da vari complici interni anche allo Stato, vive comodamente nel pieno centro di una Belgrado livida e in parte inconsueta dove si svolge l'azione. Dušan riesce a individuare l'unico superstite del gruppo, Micun, anche lui preso di mira dal vortice che elimina uno dopo l'altro i possibili testimoni, e che sta tentando di ricostruirsi una vita tranquilla come muratore e futuro padre insieme alla moglie nel tentativo di rimuovere i fantasmi di un passato che riappare inesorabile. E si riaffaccia anche a Dušan e intromettendosi nella sua esistenza: pure lui attende un figlio dalla giovane moglie, al contempo è deciso di andare fino in fondo nella sua inchiesta a costo di mettere in pericolo la propria vita anche per dimostrare all'anziano padre, un ex professore di diritto in odore di eresia durante il regime di Milosević, di essere degno del proprio ruolo di magistrato. Un film solido, ben fatto, incisivo, ben girato e con un cast all'altezza. Per me, la soddisfazione di aver capito all'incirca il 35% di quel che veniva detto e il senso in generale: il film è in lingua originale, sottotitolato in italiano. Mi auguro vivamente che qualcuno si prenda la briga di distribuirlo quanto merita.
Film d'esordio di Miroslav Terzić, che s'era occupato in precedenza di video commerciali, aveva avuto un buon successo al Sarajevo Film Festival di due anni fa ed è stato presentato martedì scorso a Firenze all'ultima edizione del "Balkan Florence Express" alla presenza del regista: Redemption Street non ha nulla da invidiare a produzioni ben più ricche, e ha dimostrato, come già "Il segreto dei suoi occhi", film argentino che vinse meritatamente l'Oscar come miglior film straniero nel 2010 e che mi ha ricordato, che è possibile confezionare un avvincente legal thriller che sia al contempo un film d'azione affrontando il passato oscuro del proprio Paese, sforzo che la Serbia sta compiendo seriamente e da qualche anno nei confronti delle guerre jugoslave degli anni Novanta, a differenza di altri tragici protagonisti di quelle tragiche e tristi vicende, balcanici e no, meno o per nulla dotati di spirito autocritico. Un altro film che mi è tornato in mente è "Il giudice ragazzino" di Alessandro Di Robilant di vent'anni fa, che prendeva il titolo dalla definizione sprezzante che l'ex Presidente della Repubblica diede del giovane vice procuratore Rosario Livatino, assassinato dalla mafia nel 1990, perché lo ricorda la figura del protagonista Dušan, che ricopre lo stesso ruolo e viene incaricato dal procuratore capo per i crimini di guerra, interpretato dal bravissimo e iconico Rade Šerbedžija, di un'indagine ultrasegreta su un gruppo paramilitare attivo in Croazia, in Bosna e nel Kosovo e successivamente sparito nel nulla, perché man mano i suoi membri sono stati fatti eliminare dal "Grande Vecchio" che dava gli ordini, un "insospettabile" che, opportunamente protetto da vari complici interni anche allo Stato, vive comodamente nel pieno centro di una Belgrado livida e in parte inconsueta dove si svolge l'azione. Dušan riesce a individuare l'unico superstite del gruppo, Micun, anche lui preso di mira dal vortice che elimina uno dopo l'altro i possibili testimoni, e che sta tentando di ricostruirsi una vita tranquilla come muratore e futuro padre insieme alla moglie nel tentativo di rimuovere i fantasmi di un passato che riappare inesorabile. E si riaffaccia anche a Dušan e intromettendosi nella sua esistenza: pure lui attende un figlio dalla giovane moglie, al contempo è deciso di andare fino in fondo nella sua inchiesta a costo di mettere in pericolo la propria vita anche per dimostrare all'anziano padre, un ex professore di diritto in odore di eresia durante il regime di Milosević, di essere degno del proprio ruolo di magistrato. Un film solido, ben fatto, incisivo, ben girato e con un cast all'altezza. Per me, la soddisfazione di aver capito all'incirca il 35% di quel che veniva detto e il senso in generale: il film è in lingua originale, sottotitolato in italiano. Mi auguro vivamente che qualcuno si prenda la briga di distribuirlo quanto merita.
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