Il saluto degli imputati alla famiglia Cucchi dopo la lettura della sentenza d'assoluzione |
A me non stupisce la sentenza che ha mandato assolti in appello tutti gli imputati dell'omicidio di Stefano Cucchi, né mi interessa attenderne le motivazioni: piuttosto la dabbenaggine di chi continua a mostrarsi sbigottito e scandalizzarsene. Posso capire chi è molto giovane, ma credo che ogni italiano che abbia raggiunto la maggiore età abbia avuto modo di ascoltare la litania Piazza Fontana-Pinelli-Italicus-Piazza della Loggia-Ustica-Bologna-Capaci-Via d'Amelio, tutti casi avvolti nel mistero e in cui la "giustizia" non ha mai fatto chiarezza e i responsabili sono stati coperti da un possente muro di gomma eretto dalle "istituzioni", per non parlare della sostanziale impunità che ha sempre tutelato i loro membri, fossero appartenenti alle cosiddette "forze dell'ordine" o al ceto politico-burocratico: cane non mangia cane. E' lo Stato, signori; in particolare QUESTO STATO, quello italiano, marcio fin dalle fondamenta. Ma quali servizi deviati, o infiltrazioni mafiose: questo Stato E' deviato per definizione: i servizi fanno il loro mestiere benissimo e questo Stato E' la mafia. Con tutta la solidarietà alla famiglia Cucchi, la cui perseveranza nel cercare la verità è ammirevole e commovente, pretendere giustizia da questo Stato è come pensare di fare un buon affare acquistando una "sòla" venduta da Wanda Marchi, o credere alle fandonie dei Renzi o dei Berlusconi di turno, cosa che peraltro una buona parte dei nostri connazionali fa puntualmente. Allo stesso modo ritengo grottesco chiedere il riconoscimento, da parte dello Stato, dell'unione con un'altra persona, di qualsiasi sesso sia: significa riconoscergli un ulteriore potere oltre a quelli che già si è arrogato. Meglio prendere atto che lo Stato persegue fermamente il suo scopo, che è quello di sopravvivere, come ogni organismo, sociale, animale o vegetale che sia, autogiustificando la propria esistenza attraverso il controllo e la manipolazione dei propri sudditi e riproducendo i propri organi per clonazione, come un tumore invasivo. Non c'è molto da fare per difendersene, ma un primo passo è rendersene almeno conto.
Un gesto immondo, intollerabile in un'aula di tribunale, che dice tutto ciò che c'è da sapere...
RispondiEliminaHo letto poi oggi che, per proseguire con la monnezza, il sindacato di polizia pare abbia querelato la sorella per "illazioni" nei loro confronti.
Nemmeno le apparenze salvano, ed è un brutto segno.
Lo fanno perché glielo permette lo Stato, nella fattispecie la stessa corte che li ha assolti, e il cui presidente che andrebbe denunciato per omissione d'atti d'ufficio per non aver preso provvedimenti immediati. Di più: sono latori di un messaggio sempre più esplicito proprio da parte dello Stato. Con manganellate, gesti e dichiarazioni sempre più esplicite, E' sì un brutto segno ed occorre coglierlo, senza trasecolare e ritenere che sia un caso o un'eccezione.
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