"Treno di notte per Lisbona" (Night Train To Lisbon) di Bille August. Com Jeremy Irons, Mélanie Laurent, Martina Gedeck, Bruno Ganz, Jack Huston, Lena Olin, Charlotte Rampling, August Diel, Christopher Lee, Beatriz Batarda, Tom Courtenay. Svizzera, Portogallo, Germania ★★★
Il film, tratto dall'omonimo romanzo di Pascal Mercier alias Peter Bieri (che non ho letto), racconta di un solitario e malinconico professore di latino che vive a Berna e un giorno salva la vita a una donna portoghese intenzionata a buttarsi nel fiume: la donna sparisce e a Raimund, il protagonista, non rimane che il suo cappotto e un libro. Incuriosito da quest'ultimo, in cui l'autore, un medico-filosofo legato alla resistenza contro Salazar, si produce in meditazioni esistenziali che sembrano parlare proprio a lui, monta sul treno notturno per Lisbona, come da titolo, e si mette sulle sue tracce. Una volta giunto nella capitale portoghese, scopre che l'autore del libro è morto per un aneurisma (che sapeva di avere e con cui ha convissuto) proprio il giorno in cui scoppiò la Rivoluzione dei Garofani, il 25 aprile del 1974, che mise fine alla pi lunga dittatura europea del XX Secolo, e si mette a indagare contattando le persone a lui vicine, a cominciare dalla sorella che aveva con lui un rapporto con aspetti morbosi agli amici, tutti coinvolti nella resistenza e nella preparazione della sollevazione. Attraverso colloqui con ognuno di essi, riesce a ricostruire le vicende del passato e la figura del medico-scrittore, in un intrico di rapporti di amicizia, amori, gelosie, lotte politiche, brutalità poliziesche, e gli efficaci flash back usati nel film riescono a rendere efficacemente l'atmosfera oppressiva che incombeva sul Portogallo negli anni del crepuscolo di Salazar. La pellicola appartiene senz'altro al genere del polpettone storico-melodrammatico-filosofico (l'argomento di fondo, se vogliamo, sono le svolte impreviste che può prendere l'esistenza a causa di avvenimenti banali, e a questo destino non si sottrae il malinconico professore, che deciderà di rimanere in una città dalla struggente bellezza che nella saudade ha la sua cifra, e dove troverà, forse, l'amore di una affascinante e matura farmacista) ma è ben girata e la storia è a suo modo avvincente: ammetto che molto gioca nel mio giudizio positivo il mio amore Lisbona, che ritengo la capitale europea più bella, architettonicamente meno deturpata e quella più a misura d'uomo, e il sicuro mestiere del gruppo di attori che compongono il ricco cast fa il resto. Un film di altri tempi, ma che ha un suo perché proprio nel suo gusto rétro.
Il film, tratto dall'omonimo romanzo di Pascal Mercier alias Peter Bieri (che non ho letto), racconta di un solitario e malinconico professore di latino che vive a Berna e un giorno salva la vita a una donna portoghese intenzionata a buttarsi nel fiume: la donna sparisce e a Raimund, il protagonista, non rimane che il suo cappotto e un libro. Incuriosito da quest'ultimo, in cui l'autore, un medico-filosofo legato alla resistenza contro Salazar, si produce in meditazioni esistenziali che sembrano parlare proprio a lui, monta sul treno notturno per Lisbona, come da titolo, e si mette sulle sue tracce. Una volta giunto nella capitale portoghese, scopre che l'autore del libro è morto per un aneurisma (che sapeva di avere e con cui ha convissuto) proprio il giorno in cui scoppiò la Rivoluzione dei Garofani, il 25 aprile del 1974, che mise fine alla pi lunga dittatura europea del XX Secolo, e si mette a indagare contattando le persone a lui vicine, a cominciare dalla sorella che aveva con lui un rapporto con aspetti morbosi agli amici, tutti coinvolti nella resistenza e nella preparazione della sollevazione. Attraverso colloqui con ognuno di essi, riesce a ricostruire le vicende del passato e la figura del medico-scrittore, in un intrico di rapporti di amicizia, amori, gelosie, lotte politiche, brutalità poliziesche, e gli efficaci flash back usati nel film riescono a rendere efficacemente l'atmosfera oppressiva che incombeva sul Portogallo negli anni del crepuscolo di Salazar. La pellicola appartiene senz'altro al genere del polpettone storico-melodrammatico-filosofico (l'argomento di fondo, se vogliamo, sono le svolte impreviste che può prendere l'esistenza a causa di avvenimenti banali, e a questo destino non si sottrae il malinconico professore, che deciderà di rimanere in una città dalla struggente bellezza che nella saudade ha la sua cifra, e dove troverà, forse, l'amore di una affascinante e matura farmacista) ma è ben girata e la storia è a suo modo avvincente: ammetto che molto gioca nel mio giudizio positivo il mio amore Lisbona, che ritengo la capitale europea più bella, architettonicamente meno deturpata e quella più a misura d'uomo, e il sicuro mestiere del gruppo di attori che compongono il ricco cast fa il resto. Un film di altri tempi, ma che ha un suo perché proprio nel suo gusto rétro.
Nessun commento:
Posta un commento