"Nella casa" (Dans la maison) di François Ozon. Con Fabrice Luchini, Ernst Umhauer, Kristin Scott Thomas, Emmanuelle Seigner, Denis Menochet, Bastien Ughetto, Jean François Balmer e altri. Francia 2012 ★★★★★
E' raro che io apprezzi in pieno un film francese, prevenuto come ammetto di essere nei confronti dei cugini d'oltralpe e fiero antipatizzante dell'Esagono, ma qui devo riconoscere, con malcelata invidia, che siamo a un livello di eccellenza, sia per l'originalità della storia, tratta da una pièce teatrale dello spagnolo Juan Mayorga, sia per la bravura degli interpreti (Luchini, Scott Thomas e il giovane Umhauer su tutti), sia per la precisione chirurgica della regia di Ozon. Germain è un bravo e appassionato insegnante di letteratura in un liceo (intitolato, guarda caso, a Gustave Flaubert), che riconosce in un suo allievo di umili origini, Claude, uno straordinaria capacità di osservazione e descrittiva a partire da un tema in cui quest'ultimo racconta l'impatto con la "famiglia perfetta" di Rapha, un compagno di classe a cui aveva cominciato a dare ripetizioni di matematica, e soprattutto con la casa stessa che aveva cominciato a perlustrare mentre l'amico era impegnato a risolvere esercizi, incappando nell'inequivocabile "profumo di una donna borghese" (Esther, la madre di Rapha) e chiudendo il racconto con un "continua". A partire da questo primo tema ne seguono altri, che vedono il coinvolgimento sempre maggiore prima del solo Germain, poi anche di sua moglie Jeanne, una straordinaria Kristin Scott Thomas, del cui crescente voyeurismo gli occhi e le parole di Claude diventano lo strumento, una telecamera in mano al regista (Claude) per le riprese di un film di cui Germain e la consorte sono gli sceneggiatori e, al contempo, gli spettatori. Non solo: a pari passo con l'avanzare dell'intrusione dl Claude nelle vicende della "famiglia normale", si sviluppa un intrigo con aspetti dark ed evocativamente erotici dove diventano protagonisti essi stessi, in un gioco di specchi in cui la finzione si mischia sempre più alla realtà fino a un epilogo che non lo è propriamente (perché è in quel "continua" che campeggia alla fine dei vari capitoli scritti da Claude la cifra del racconto). E' un film che parla di rapporti: tra coppie, tra genitori e figli, tra docenti e allievi (Germain incoraggia in Claude il talento letterario che lui stesso ammette di non possedere); ma anche e soprattutto, mettendo lo spettatore al centro del processo creativo, di manipolazione: parabola di quella, reciproca, tra scrittore e lettore, autore ed editore, regista e produttore. Come ha affermato lo stesso Ozon, che nel soggetto del film ha visto l'occasione per una riflessione sul suo stesso lavoro. Un divertissement molto raffinato e di grande intelligenza, autentico nutrimento per il cervello. Da applausi.
E' raro che io apprezzi in pieno un film francese, prevenuto come ammetto di essere nei confronti dei cugini d'oltralpe e fiero antipatizzante dell'Esagono, ma qui devo riconoscere, con malcelata invidia, che siamo a un livello di eccellenza, sia per l'originalità della storia, tratta da una pièce teatrale dello spagnolo Juan Mayorga, sia per la bravura degli interpreti (Luchini, Scott Thomas e il giovane Umhauer su tutti), sia per la precisione chirurgica della regia di Ozon. Germain è un bravo e appassionato insegnante di letteratura in un liceo (intitolato, guarda caso, a Gustave Flaubert), che riconosce in un suo allievo di umili origini, Claude, uno straordinaria capacità di osservazione e descrittiva a partire da un tema in cui quest'ultimo racconta l'impatto con la "famiglia perfetta" di Rapha, un compagno di classe a cui aveva cominciato a dare ripetizioni di matematica, e soprattutto con la casa stessa che aveva cominciato a perlustrare mentre l'amico era impegnato a risolvere esercizi, incappando nell'inequivocabile "profumo di una donna borghese" (Esther, la madre di Rapha) e chiudendo il racconto con un "continua". A partire da questo primo tema ne seguono altri, che vedono il coinvolgimento sempre maggiore prima del solo Germain, poi anche di sua moglie Jeanne, una straordinaria Kristin Scott Thomas, del cui crescente voyeurismo gli occhi e le parole di Claude diventano lo strumento, una telecamera in mano al regista (Claude) per le riprese di un film di cui Germain e la consorte sono gli sceneggiatori e, al contempo, gli spettatori. Non solo: a pari passo con l'avanzare dell'intrusione dl Claude nelle vicende della "famiglia normale", si sviluppa un intrigo con aspetti dark ed evocativamente erotici dove diventano protagonisti essi stessi, in un gioco di specchi in cui la finzione si mischia sempre più alla realtà fino a un epilogo che non lo è propriamente (perché è in quel "continua" che campeggia alla fine dei vari capitoli scritti da Claude la cifra del racconto). E' un film che parla di rapporti: tra coppie, tra genitori e figli, tra docenti e allievi (Germain incoraggia in Claude il talento letterario che lui stesso ammette di non possedere); ma anche e soprattutto, mettendo lo spettatore al centro del processo creativo, di manipolazione: parabola di quella, reciproca, tra scrittore e lettore, autore ed editore, regista e produttore. Come ha affermato lo stesso Ozon, che nel soggetto del film ha visto l'occasione per una riflessione sul suo stesso lavoro. Un divertissement molto raffinato e di grande intelligenza, autentico nutrimento per il cervello. Da applausi.
Immaginavo ti sarebbe piaciuto. Un film intelligente come pochi, ultimamente,
RispondiEliminaMandi!
Raff