"Il volto di un'altra" di Pappi Corsicato. Con Laura Chiatti, Alessandro Preziosi, Lino Guanciale, Iaia Forte, Angela Goodwin. Italia 2011 ★
Non finisce di convincermi, questo regista presentato come "l'Almodóvar italiano" (paragone irrispettoso per Pedro el manchego), che qui mi sembra fare un passo indietro persino rispetto a "Il seme della discordia" che aveva in sé quantomeno l'originalità dello spunto, una gravidanza misteriosa, opera di un qualche Spirito Santo. "L'idea che mi sono fatto di una serie di sketch pubblicitari montati un po' a caso, viene suffragata dalla ambientazione palesemente falsa, in una realtà di plastica. In sostanza non ho capito il senso dell'operazione, oltre a una serie infinita di citazioni e ammiccamenti all'ambiente cinematografaro e cinephile. Una masturbazione gentile e senza martellamento sui coglioni, che non produce danni, ma tutto lì", avevo scritto all'epoca e potrei ripetere il giudizio finale, salvo eliminare il "senza martellamento" riferito alla masturbazione e sostituire l'espressione "ambiente cinematografaro" con "l'ambiente televisivo", ruotando la vicenda attorno a Bella, la conduttrice di uno di quegli osceni programmi che prevedono interventi di chirurgia estetica per migliorare le fattezze dei beceri partecipanti/spettatori, sposata con l'autore stesso dei ritocchi che è anche proprietario di una clinica in Alto Adige/Südtirol (che ha dolosamente finanziato il film) il quale sta navigando in cattive acque finanziarie. Le quotazioni di Bella, il cui volto ha ormai stancato il pubblico secondo il principale sponsor del programma, sono anch'esse in ribasso e viene licenziata, ma un incidente automobilistico grottesco, che la lascia sostanzialmente illesa, fa germogliare a questa coppia di arrivisti sfrenati l'idea per tornare al centro dell'attenzione proponendo un intervento in diretta per cambiare il volto della showgirl, che accampa una inesistente deturpazione del viso. Il tutto in mezzo a un mare di luoghi comuni, giochi di parole e sbertucciamenti dei fanatici del wellness e dell'eterna giovinezza, che però più che esprimersi in satira feroce si tramuta in carezze e perfino in strizzate d'occhio, anche quando si riscatta con la scena di una tubazione che esplode e irrora di merda il parterre di mummie clienti della clinica che assiste alla trasmissione dell'operazione in diretta (che poi salta perché Bella, in un momento di estemporaneo rinsavimento, scappa sul Mercedes nero, e dagli con la pubblicità per niente occulta che nei lavori di Corsicato è una costante insopportabile). Plastificati come il film sono gli interpreti principali, più televisivi che mai, inguardabile la Chiatti (di nome e di fatto, a parte il naso), che almeno nei film potrebbe coprire i tatuaggi puttaneschi che sfoggia dal vero, del tutto incapaci di recitare salvo la caratterista di fiducia di Corsicato, Iaia Forte. Per fortuna il film dura meno di un'ora e mezzo, anche se la tentazione di uscire dalla sala mi è venuta già dopo una ventina di minuti.
Non finisce di convincermi, questo regista presentato come "l'Almodóvar italiano" (paragone irrispettoso per Pedro el manchego), che qui mi sembra fare un passo indietro persino rispetto a "Il seme della discordia" che aveva in sé quantomeno l'originalità dello spunto, una gravidanza misteriosa, opera di un qualche Spirito Santo. "L'idea che mi sono fatto di una serie di sketch pubblicitari montati un po' a caso, viene suffragata dalla ambientazione palesemente falsa, in una realtà di plastica. In sostanza non ho capito il senso dell'operazione, oltre a una serie infinita di citazioni e ammiccamenti all'ambiente cinematografaro e cinephile. Una masturbazione gentile e senza martellamento sui coglioni, che non produce danni, ma tutto lì", avevo scritto all'epoca e potrei ripetere il giudizio finale, salvo eliminare il "senza martellamento" riferito alla masturbazione e sostituire l'espressione "ambiente cinematografaro" con "l'ambiente televisivo", ruotando la vicenda attorno a Bella, la conduttrice di uno di quegli osceni programmi che prevedono interventi di chirurgia estetica per migliorare le fattezze dei beceri partecipanti/spettatori, sposata con l'autore stesso dei ritocchi che è anche proprietario di una clinica in Alto Adige/Südtirol (che ha dolosamente finanziato il film) il quale sta navigando in cattive acque finanziarie. Le quotazioni di Bella, il cui volto ha ormai stancato il pubblico secondo il principale sponsor del programma, sono anch'esse in ribasso e viene licenziata, ma un incidente automobilistico grottesco, che la lascia sostanzialmente illesa, fa germogliare a questa coppia di arrivisti sfrenati l'idea per tornare al centro dell'attenzione proponendo un intervento in diretta per cambiare il volto della showgirl, che accampa una inesistente deturpazione del viso. Il tutto in mezzo a un mare di luoghi comuni, giochi di parole e sbertucciamenti dei fanatici del wellness e dell'eterna giovinezza, che però più che esprimersi in satira feroce si tramuta in carezze e perfino in strizzate d'occhio, anche quando si riscatta con la scena di una tubazione che esplode e irrora di merda il parterre di mummie clienti della clinica che assiste alla trasmissione dell'operazione in diretta (che poi salta perché Bella, in un momento di estemporaneo rinsavimento, scappa sul Mercedes nero, e dagli con la pubblicità per niente occulta che nei lavori di Corsicato è una costante insopportabile). Plastificati come il film sono gli interpreti principali, più televisivi che mai, inguardabile la Chiatti (di nome e di fatto, a parte il naso), che almeno nei film potrebbe coprire i tatuaggi puttaneschi che sfoggia dal vero, del tutto incapaci di recitare salvo la caratterista di fiducia di Corsicato, Iaia Forte. Per fortuna il film dura meno di un'ora e mezzo, anche se la tentazione di uscire dalla sala mi è venuta già dopo una ventina di minuti.
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