"Nina" di Elisa Fuksas. Con Diane Fleri, Luigi Catani, Luca Marinelli, Ernesto Mahieux, Andrea Bosca, Claudia Della Seta. Italia 2013 ★★★★
Un elegante elzeviro architettonico, si potrebbe definire così l'opera prima di Elisa Fuksas, una predestinata, con tale cognome, e architetto lei stessa, ma il film non si limita a un esercizio di stile, anche se l'ambientazione in un'EUR desertificata dall'esodo agostano si presta a mettere in risalto un uso magistrale della fotografia e un talento fuori dal comune per l'allestimento delle scene (se non proseguirà in campo cinematografico, è assicurata alla giovane Fuksas una straordinaria carriera in campo teatrale). E' proprio l'ambientazione, sia degli esterni sia degli interni a sottolineare la situazione di vita in sospeso di Nina, giovane insegnante di canto e al contempo allieva di un corso di calligrafia cinese, single e al tempo stesso alla ricerca di una relazione, ma soprattutto di dare un senso a una vita precaria, in un'immobilità che acuisce però la capacità di osservare ciò che si muove attorno a lei, disposta a rimanere in città per accudire il piccolo zoo allestito da un amico: il cane Omero, il porcellino d'india Armando, i pesci dell'acquario, in un palazzo deserto se non fosse per la presenza dell'undicenne Ettore (anch'egli sembra a fare da sostituto portinaio). E' con lui, anziché con il violoncellista Fabrizio che la corteggia con delicata ed elegante insistenza, che Nina finisce per instaurare una relazione duratura, fatta di una comprensione autentica che va al di là delle parole, e a cui si renderà disponibile anche in seguito alla contingenza di un agosto metropolitano. "Il caos lascia il posto al caso", è una citazione che apre il film, e sulla "necessità del caso" si chiude una pellicola che è ricca sì di citazioni e riferimenti però mai casuali, per l'appunto. Non amo in genere il cinema autoreferenziale e masturbatorio ma non è il caso di "Nina", una pellicola raffinata, accurata e al contempo sensibile e attenta alle sfumature che meriterebbe un successo e un'attenzione ben maggiori di quelli che ha avuto. Mi auguro vivamente che a Elisa Fukas vengano concesse ulteriori occasioni di esprimersi con un mezzo che sa usare con una perizia inconsueta per un'esordiente.
Un elegante elzeviro architettonico, si potrebbe definire così l'opera prima di Elisa Fuksas, una predestinata, con tale cognome, e architetto lei stessa, ma il film non si limita a un esercizio di stile, anche se l'ambientazione in un'EUR desertificata dall'esodo agostano si presta a mettere in risalto un uso magistrale della fotografia e un talento fuori dal comune per l'allestimento delle scene (se non proseguirà in campo cinematografico, è assicurata alla giovane Fuksas una straordinaria carriera in campo teatrale). E' proprio l'ambientazione, sia degli esterni sia degli interni a sottolineare la situazione di vita in sospeso di Nina, giovane insegnante di canto e al contempo allieva di un corso di calligrafia cinese, single e al tempo stesso alla ricerca di una relazione, ma soprattutto di dare un senso a una vita precaria, in un'immobilità che acuisce però la capacità di osservare ciò che si muove attorno a lei, disposta a rimanere in città per accudire il piccolo zoo allestito da un amico: il cane Omero, il porcellino d'india Armando, i pesci dell'acquario, in un palazzo deserto se non fosse per la presenza dell'undicenne Ettore (anch'egli sembra a fare da sostituto portinaio). E' con lui, anziché con il violoncellista Fabrizio che la corteggia con delicata ed elegante insistenza, che Nina finisce per instaurare una relazione duratura, fatta di una comprensione autentica che va al di là delle parole, e a cui si renderà disponibile anche in seguito alla contingenza di un agosto metropolitano. "Il caos lascia il posto al caso", è una citazione che apre il film, e sulla "necessità del caso" si chiude una pellicola che è ricca sì di citazioni e riferimenti però mai casuali, per l'appunto. Non amo in genere il cinema autoreferenziale e masturbatorio ma non è il caso di "Nina", una pellicola raffinata, accurata e al contempo sensibile e attenta alle sfumature che meriterebbe un successo e un'attenzione ben maggiori di quelli che ha avuto. Mi auguro vivamente che a Elisa Fukas vengano concesse ulteriori occasioni di esprimersi con un mezzo che sa usare con una perizia inconsueta per un'esordiente.
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