"Come un tuono" (The Place Beyond the Pines") di Derek Cianfrance. Con Ryan Gosling, Eva Mendes, Bradley Cooper, Dane De Haan, Emory Cohen, Rose Byrne, Ben Mendelsohn. USA 2012 ★★★★
Ottimo film, molto ben ben girato e interpretato, che racconta dei rapporti tra padri e figli, di destini che si incrociano ineluttabilmente a causa di ferite che non si possono chiudere e di una sorte di predisposizione genetica che sembra segnare la sorte di ognuno in un racconto circolare che non diminuisce mai di tensione rimanendo vibrante e ricco di colpi di scena lungo tutte le due ore e venti di durata. Luke è un ottimo motociclista che lavora in luna park producendosi in un'esibizione spericolata e spettacolare che dopo aver scoperto che Romina (Eva Mendes) ha avuto un figlio da lui dopo una breve relazione durante una tappa del tour dell'anno precedente, decide di rimanere in una cittadina di provincia dello Stato di NeW York perché il piccolo, Jason, non cresca senza padre come era capitato a lui. Trova lavoro presso un meccanico solitario e stralunato (un Ben Mendelsohn strepitoso) con cui arrotonda gli scarsi introiti facendo qualche saltuaria rapina in banca per provvedere adeguatamente ai bisogni della sua "famiglia". I soldi però non bastano mai e Luke aumenta il ritmo delle rapine finché la sua vita non si incrocia con quella di Avery Cross, ambizioso giovane poliziotto, anche lui neo-padre, che lo colpisce a morte. Quest'ultimo, interpretato da un ottimo Bradley Cooper, prende la scena nella seconda parte del film (la prima era stata dominata da Ryan Gosling, che si conferma perfetto per ruoli di uomini inquietanti e vagamente paranoici), è da un lato divorato da un rimorso che non lo abbandonerà mai, dall'altro a sua volta alle prese con un rapporto conflittuale con la figura paterna, un giudice integerrimo di cui in mezzo a mille contraddizioni cerca di seguire le orme, avviando una carriera di tutto rispetto come procuratore. Quindici anni dopo i fatti, i due figli dei protagonisti, entrambi ragazzi problematici, che frequentano lo stesso liceo, ignari dei precedenti finiscono per fare amicizia e diventano loro i protagonisti della terza e ultima parte della pellicola, che ha un epilogo non scontato che non anticipo, trattandosi davvero di un film che vale la pena vedere. Unico aspetto che mi lascia perplesso la propensione a inquadrare il destino dei protagonisti in una sorta di rigido determinismo a cui poco o nulla sfugge. O forse ci riuscirà Jason, il figlio di Luke, che dopo aver scoperto chi fosse suo padre sembra seguirne le immaginarie orme in sella anche lui a una motocicletta, ma questa volta on the road e senza fermarsi come Luke a combattere contro una sorte che sembra segnata?
Ottimo film, molto ben ben girato e interpretato, che racconta dei rapporti tra padri e figli, di destini che si incrociano ineluttabilmente a causa di ferite che non si possono chiudere e di una sorte di predisposizione genetica che sembra segnare la sorte di ognuno in un racconto circolare che non diminuisce mai di tensione rimanendo vibrante e ricco di colpi di scena lungo tutte le due ore e venti di durata. Luke è un ottimo motociclista che lavora in luna park producendosi in un'esibizione spericolata e spettacolare che dopo aver scoperto che Romina (Eva Mendes) ha avuto un figlio da lui dopo una breve relazione durante una tappa del tour dell'anno precedente, decide di rimanere in una cittadina di provincia dello Stato di NeW York perché il piccolo, Jason, non cresca senza padre come era capitato a lui. Trova lavoro presso un meccanico solitario e stralunato (un Ben Mendelsohn strepitoso) con cui arrotonda gli scarsi introiti facendo qualche saltuaria rapina in banca per provvedere adeguatamente ai bisogni della sua "famiglia". I soldi però non bastano mai e Luke aumenta il ritmo delle rapine finché la sua vita non si incrocia con quella di Avery Cross, ambizioso giovane poliziotto, anche lui neo-padre, che lo colpisce a morte. Quest'ultimo, interpretato da un ottimo Bradley Cooper, prende la scena nella seconda parte del film (la prima era stata dominata da Ryan Gosling, che si conferma perfetto per ruoli di uomini inquietanti e vagamente paranoici), è da un lato divorato da un rimorso che non lo abbandonerà mai, dall'altro a sua volta alle prese con un rapporto conflittuale con la figura paterna, un giudice integerrimo di cui in mezzo a mille contraddizioni cerca di seguire le orme, avviando una carriera di tutto rispetto come procuratore. Quindici anni dopo i fatti, i due figli dei protagonisti, entrambi ragazzi problematici, che frequentano lo stesso liceo, ignari dei precedenti finiscono per fare amicizia e diventano loro i protagonisti della terza e ultima parte della pellicola, che ha un epilogo non scontato che non anticipo, trattandosi davvero di un film che vale la pena vedere. Unico aspetto che mi lascia perplesso la propensione a inquadrare il destino dei protagonisti in una sorta di rigido determinismo a cui poco o nulla sfugge. O forse ci riuscirà Jason, il figlio di Luke, che dopo aver scoperto chi fosse suo padre sembra seguirne le immaginarie orme in sella anche lui a una motocicletta, ma questa volta on the road e senza fermarsi come Luke a combattere contro una sorte che sembra segnata?
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