domenica 14 dicembre 2008

Penang: la Malesia anglo-cinese


Penang - 1PENANG – Georgetown è la capitale del Penang, il più piccolo dei 13 Stati della Federazione Malese e l'unico ad avere una popolazione a maggioranza cinese, oltre che una forte presenza indiana. Si trova nella parte nord-occidentale della penisola, all'imbocco dello Stretto di Malacca, ed è dirimpettaia di Medan, la più grande città dell'isola di Sumatra, in Indonesia, tra le quattro e le cinque ore di traghetto, uno dei bracci di mare più trafficati al mondo. Il territorio del Penang comprende, oltre all'omonima isola, una sottile fascia costiera dove sorge Butterworth, insediamento industriale abbastanza orribile e punto di partenza dei traghetti che fanno ininterrottamente la spola con l'isola. I primi abitanti arrivarono all'inizio del 1700 da Sumatra, dopo di che Penang cadde sotto l'influenza del sultano del Kedah, il quale la cedette alla Compagnia delle Indie Orientali nel 1771. in cambio della protezione contro l'Impero del Siam. Il capitano Francis Light ne prese possesso quindici anni dopo e la cessione venne formalizzata nel 1991, quando le cambiò il nome in Prince of Wales Island, perchéVictoria Memorial Clocktower acquisita il giorno del compleanno del futuro re Giorgio IV: da qui il nome della capitale. E' questo il più antico insediamento britannico in Malesia, anche se fu poi superato per importanza da Singapore e Melacca: nonostante l'aspetto cinese sia predominante, l'impronta britannica è ben presente con una serie di edifici coloniali ben conservati, a cominciare da Fort Cornwallis, sorto nel punto in cui approdò Francis Light nel 1786 e da cui oggi partono i ferry diretti a Medan e alle isole Langkawi, nel Mar delle Andamane, una delle principali mete turistiche del Paese. Lì vicino, la Victoria Memorial Clock Tower, dono di un ricchissimo cinese per il giubileo di diamante del 1897, alta 60 metri, tanti quanti gli anni dell'allora regina. Nel Distretto Coloniale, tra il forte, la Town Hall e la City Hall, due palazzi neoclassici affiancati, si estende il padang, un campo da gioco aperto circondato da edifici pubblici, caratteristica degli insediamenti inglesi negli Stretti. Sempre in stile, sull'altro lato del padang, il Palazzo dell'Assemblea di Stato, la Corte Suprema, la chiesa anglicana di San Giorgio e qualla cattolica dell'Assunzione. Ma non mancano altri edifici coloniali britannici, oggi sedi di banche, scuole, o adibiti alle più diverse attività. Molto estesa è la Chinatown, brulicante di attività a tutte le ore, tra Penangmercati diurni e notturni, shophouses, bancarelle di ogni genere, negozi di antiquariato, fabbri, artigiani, anzi: maghi del rattan, botteghe di indovini e venditori di incensi e dei marchingegni più strani, oltre a un buon numero di templi buddhisti. A Penang più che altrove mi sono saltati all'occhio i Kongsi, che sono le sedi di clan (e a metà Ottocento si catenò una guerra particolarmente sanguinosa fra bande cinesi rivali alleate con altrettante bande malesi) edifici che contengono un tempio ma sono anche luogo di riunione per gli appartenenti della stesso clan, o famiglia (che non è la stessa cosa). Il più notevole è quello dei Khoo, elaboratissimo e colorato, dotato anche di un palcoscenico permanente dell'opera cinese. Non manca un'altrettanto animata e vivace Little India, con i suoi templi e le sue moschee, metre più decentrati sono il Tempio Thailandese del Buddha Reclinato, una statua di 33 metri coperta di una tunica color zafferano, che viene considerata la terza effige del Budhdha più lunga al mondo e il Tempio Buddhista Birmano Dhammikarama, coi suoi grandi elefanti di pietra a fare da guardia all'ingresso, il più antico tempio buddhista di Penang. Un tempio induista e una moschea si trovano anche in cima a Penang Hill, altura di oltre 800 metri che domina la città e tutta l'isola, mentre ad Air Itam, una collina adiacente, si trova anche il Kek Lok Si, il più grande tempio buddhista della che si sviluppa su sette piani. Non mancano quindi le cose da vedere e da fare, su quest'isola, che è anche il luogo in cui ho visto finora più occidentali (a parte Singapore), inglesi di tutte le età in particolare, forse alla ricerca delle vestigia del passato coloniale. Una delle mete più interessanti di quelle visitate finora, assolutamente meritevole di una sosta di qualche giorno. Banali e deludenti le spiagge, invece, contornate da grattacieli e costruzioni piuttosto squallide, e poco invitante anche il mare. Ma per quello ci sono le Isole Langkawi, come dicevo sopra, per cui Penang è il punto di partenza privilegiato. Mi ha stupito l'abbondanza di bar e negozi che vendono alcolici, nonché la presenza piuttosto evidente di prostitute e locali per massaggi decisamente ambigui, tanto da farmi credere che l'isola godesse dello status di porto franco, ma è un “privilegio” di cui Penang aveva usufruito dall'indipendenza alla metà deggli anni Ottanta e lasciato da allora alle Isole Langkawi. Ma l'occhio delle autorità dev'essere rimasto socchiuso da allora, in segno di tolleranza e di sano senso degli affari. Saggezza cinese.

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