domenica 21 dicembre 2008

I batak: gli ex cannibali ora devoti


BatakTUK TUK – LAGO TOBA – I batak sono un popolo proto-malese dicendente dalle tribù neolitiche che abitavano la zona montagnosa del Nord dell'attuale Thailandia e della Birmania finché non vennero sospinte verso Sud dal susseguirsi di ondate migratorie di popolazioni mongole e siamesi.  Una volta giunti a Sumatra, si stabilirono nei dintorni del Lago Toba, le cui  montagne circostanti garantivano protezione dalle invasioni di cui già erano stati vittime e hanno vissuto per secoli in stato di quasi totale isolamento dal mondo, acuito dal fatto che, sospettosi com'erano anche tra batak, evitavano di costrure strade e ponti e perfino di curare la manutenzionme dei sentieri naturali che collegavano i loro villaggi. Oggi se ne contano ancora più di sei milioni, suddivisi in ben sei diversi gruppi linguistici,  concentrati sul fertile altopiano di Karo, in un'area che si estende per 200 km a Nord e 300 a Sud del Lago Toba. In Occidente ne parlò per primo il viaggiatore inglese William Marsden, che alla fine del '700 raccontò di aver scoperto un regno altamente civilizzato, con un proprio sistema di scrittura ma in cui si praticava il Statua batakcannibalismo rituale: ossia cibarsi della carne dei nemici uccisi in guerra (erano tra le popolazioni più bellicose dell'isola e le loro tribù erano in perenne conflitto guerra tra di loro) e di coloro che  avevano violato gravemente l'adat, ossia le leggi consuetudinarie. L'uso venne meno soltanto dopo il 1816. Oscura l'origine del loro nome: secondo la versione più accreditata batak pare fosse un nomignolo affibbiato loro dai musulmani che significa “manigiatore di carne di maiale” (o di umani, che sembra abbiano lo stesso sapore), il che me li rende affini e particolarmente simpatici. Per molto tempo i batak vissero accerchiati dagli accesi musulmani di Aceh e di Sumatra Ovest, e nonostante i ripetuti tentativi di conquista da parte dei primi, finirono per essere sottomessi dagli olandesi, e così ecco spiegata la diffusione del cristianesimo, soprattutto nella versione protestante, anche se sopravvivono molte credenze e vengono praticati rituali animisti che si rifanno alla tradizione, in particolare il culto degli antenati e degli spiriti oltre che quello del tondi, che sarebbe l'anima che vive accanto al corpo ma ogni tanto se ne distacca, causando le malattie, per cui bisogna ingraziarsi il proprio tondi facendo offrendogli sacrifici. Anche la conversione ha a che vedere con un evento che agli occhi dei batak appparve come qualcosa di Casa batakmiracoloso: un raccolto aprticolarmente abbondante subito dopo la comparsa del missionario tedesco Nommenson. L'albero sacro rimane a tutt'oggi il baniano, simbolo della vita. Dell'architettura ho detto nel post precedente: anche le costruzioni più moderne conservano buona parte degli elementi tipici pur avendo una struttura in muratura, ma rimangono anche villaggi costituiti da case completamente in legno. L'influenza indiana è piuttosto evidente  non solo nell'architettura ma anche nella risicoltura, nella diffusione generale del gioco degli schacchi, nella tessitura del cotone. E, in parte, nei lineamenti della popolazione. Tipicamente batak è la danza di una marionetta chiamata sigalegale, che un tempo era utilizzata nelle cerimonie funebri per comunicare con gli spiriti dei morti e farli rivivere: il pupazzo, in legno (di baniano, naturalmente) e alto non meno di cinquanta centimetri e montato su un a grossa  cassa, da cui viene manovrata dal burattinaio, veniva addobbato con gli oggetti del defunto. Il tutto al suono di un'orchestra gamelan, formata da strumementi a percussione e fiati (anche qui lonfluenza indiana è evidente) e la supervisione di un dukun, un mistico. Oggi la danza della sigalegale, vestita con il classico costume batak (sarong blu scuro, camicia abbondante e turbante rosso), viene spesso inserita anche nei riti martrimoniali. Particolarmente sviluppato l'artigianato: la lavorazione dei metalli Ornamento batakma soprattutto del legno. Anche i pustaha, libri magici di profezie che contengono la storie scritta dei batak, sono incisi su legno o bambù. Infine, i batak sono un popolo particolarmente musicale: tradizionalmente melodie e canti accompagnano le cerimonie religiose più che essere forme di intrattenimento, ma oggi è difficile trovare qualcuno che non sappia suonare uno strumento musicale, tutte le case posseggono una o più chitarre e tamburi, i ragazzi sono ghiotti di spartiti di muscia di qualsiasi genere che in Indonesia sono difficili da reperire, e ogni sera dai bar dove si radunano a chiacchierare o a giocare a biliardo uomini di tutte le età, si sentono intonare a squarciagola canti che a noi occidentali non sono del tutto estranei per tonalità e melodia, e che poco hanno a che fare con quelle che per noi sono le insopportabili nenie di influenza araba o cinese. Horas!

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