venerdì 12 dicembre 2008

La terra del fulmine


LungofiumeKOTA BHARU - Tre sono le ore di autobus che separano la capitale del Kelantan ("terra del fulmine") da quella del Terengganu, lungo la statale 3 che segue la linea della costa una trentina di chilometri all'interno, in mezzo a una campagna tropicale dolcemente odulata che spesso è foresta fitta ricchissima di palme da cocco, banani, alberi da gomma e, nella pianura lungo il corso del fiume che dà il nome allo Stato. Il più rurale e povero della Malaysia peninsulare, ma l'impressione è tutt'altro che deprimente: qui davvero nessuno fa la fame, e l'agricoltura contribuisce anzi in buona parte a rendere autosufficiente l'intero Paese. La capitale non è una città bella ma relativamente ordinata, rispetto a Kuala Terengganu è più omogenea e razionale, curata, senza essere in preda a velleità di grandezza e progetti faraonici. Può darsi che sia presente un maggiore senso del passato e della storia, e quindi meno esibizionismo, e che questo si debba ai forti legami che il Kalentan ha sempre avuto col Regno del Siam e, prima ancora, con l'impero Khmer. Che la Thailandia sia a pochi chilometri lo si nota dai tratti delle persone, dalle linee architettoniche, da qualche temnpio buddhista che spunta qua e là nelle campagne anche se da quasi vent'anni lo Stato è governato dal PAS, il partito islamico, che ha tentato per anni di imporre la sharia ai propri cittadini, ad esempio le code separate per uomini e donne ai supermercati, e anche le panchine pubbliche, senza peraltro riuscirci. Io di tutta questa "islamicità" non mi sono accorto: pur essendo venerdì, giorno di massima osservanza, il cuore della città pulsava di vita e i centri commerciali erano affollati fino alle 10 di sera, così come i caffè e i ristoranti ancora aperti. E nessuno ti guarda con riprovazione se ti bevi una birra in un locale getito da cinesi, che islamici non sono. Il centro storico, conservato con attenzione, è situato in vista dell'imponente fiume Kelantan, si estende intorno alla Piazza dell'Indipendenza (Medan Merdekai) e comprende un gruppo di musei: quello reale, già residenza del principe ereditario, quello delle cerimonie reali, quello islamico e quello dedicato alle seconda guerra mondiale, un palazzo costruito nel 1912 per la Mercantile Bank of India e che fu utilizzato come quartier generale del Kempetai, la polizia segreta giapponese. Ho notato invece che su questo versante della penisola di parla l'inglese molto meno che nelle altre parti, e non so quanto ciò possa essere dovuto al maggiore tradizionalismo o a una forma di ostracismo. Abbastanza controproducente perché questa è comunque una città di passaggio obbligato, che offre peraltro ottime ed economiche possibilità di alloggio, verso la isole Perenthian, Lang Tengah e Redang. Deserte in questo periodo di monsoni: i quali in questi giorni di mio transito anno dato stranamente tregua. In attesa di scatenarsi al momento (meno) opportuno.

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