giovedì 6 gennaio 2022

House of Gucci

“House of Gucci” di Ridley Scott. Con Lady Gaga, Adam Driver, Jared Leto, Al Pacino, Jeremy Irons, Jack Huston, Salma Hayek, Camille Cottin e altri. USA 2021 1/2 🤮💩🤣

Dipende dalle aspettative. Se pensate che il geniale regista di Alien, Blade Runner, Thelma &  Louise, American Gangster possa, a 84 anni, essere in grado di ripetersi a quei livelli, siete sulla strada sbagliata. Adeguatevi a quella, in discesa, imboccata coi via via più deludenti e aderenti alla sua capacità espressiva attuale con i mortificanti  Prometheus , The Counselor, Il sopravvissuto. House of Gucci è una solenne cagata. A meno che non decidiate di andare al cinema per vedere una serie TV di basso livello proiettato su grande schermo per ben due ore e mezzo. Perché questo è. La Gucci Story raccontata da uno stipendiato della Guccy House come Ridley Scotty, niente è se non uno spot. Di cosa non si sa. Gucci, fiorentini pieni di sé e non si di che cos'altro, che stanno sul cazzo all'universo mondo, si espandono e merdifcano a New York e a Milano. Finiranno in merda, come meritano. E chi se ne frega. Il film è uno spot per l'attuale Gucci House, né più e né meno. Lady Gaga alias Stefania Germanotta si conferma attrice straordinaria, che meriterebbe qualcosa di meglio che non dover interpretare una Patrizia Reggiani più improbabile dell’originale: nei primi anni Settanta nessuna milanese si vestiva come manco nel 1955, meno che mai nei nefasti Ottanta della Milano da bere craxiana e ormai brianzolizzata da Pirlusconi, nemmeno la più tamarra; Adam Driver, nella sua stolidità, perfetto nel ruolo dell'imbecille di turno, il marito, Maurizio Gucci, da impollastrare. Non parliamo del caricaturale Jared Leto o di un patetico Al Pacino. Con la Gagarella, si salva solo Camille Cottin, la nasona più bella e brava del mondo, che in sole quattro scene illumina il polpettone. Una cagata colossale con una sceneggiatura puerile e delle ambientazioni ridicole: far passare Roma Trastevere per Milano Porta Venezia è in linea con l’americanata del rincoglionito autore di spot pubblicitari britannico: se doveste ritenervi offesi per come siamo dipinti noi italiani in base ai luoghi comuni anglosassoni e americani in particolare, consolatevi con quello che pensiamo noi di loro. Comunque se lo prendete come un film comico e smandrappato, tipo cinepanettone alla Vanzina, ecco: il livello è quello.

 

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