lunedì 3 gennaio 2022

Il capo perfetto

"Il capo perfetto" (El buen patrón) di Ferndando León de Aranoa. Con Javier Bardem, Manolo Solo, Almudena Amor, Óscar de la Fuente, Sonia Almarcha, Fernando Albizo, Celso Bugallo, Tarik Rmili e altri. Spagna 2021 ★★★★

Come scrive l'amico Gianmatteo Pellizzari nella sua ottima recensione sul Messaggero Veneto, Il capo perfetto forse non è propriamente (e per fortuna) un film natalizio, ma è senz'altro "il" film di questo Natale cinematografico, considerato quel che viene passato sui grandi schermi (per non parlare di quelli casalinghi e di quel che propongono le TV "generaliste", rimaste ad altre epoche). Julio Blanco, un grandioso Javier Bardem, è il titolare della Basculas Blanco, fabbrica spagnola di bilance industriali di precisione a conduzione famigliare, in lizza per ricevere un premio regionale come impresa modello e in attesa della visita da parte della commissione che deve assegnarlo: sia lui sia i suoi dipendenti, che Blanco considera come figli e loro come un buen patrón, come da titolo originale, sono in fibrillazione come lo sarebbero i cuochi di un grande ristorante con gli ispettori della Michelin alle porte: tutto deve funzionare a dovere con "impegno, equilibrio, fedeltà", le tre parole d'ordine che informano l'attività di questo mondo in miniatura, dove tutti si conoscono. Soprattutto equilibrio, come da ragione sociale... Questa la missione dell'imprenditore, che deve barcamenarsi tra le diverse esigenze, pubblico e privato, legale e non, fedeltà e tradimento... Già 20 anni fa, e sempre lavorando con Javier Bardem, Fernando León de Aranoa aveva affrontato il mondo del lavoro: lì la crisi dei cantieri navali galiziani in disarmo, raccontando I lunedì al sole di un gruppo di operai che avevano perso sì il lavoro, ma non la dignità e la voglia di vivere, con una commedia filosofica e lieve che nulla toglieva al realismo e alla drammaticità del racconto; qui con una commedia nera che non ha bisogno di forzare le situazioni grottesche perché bastano e avanzano quelle che si generano nella vita di tutti i giorni di un'azienda di quel genere e dimensione, dal punto di vista dell'imprenditore, che viene seguito minuziosamente per una settimana nelle sue vicende quotidiane, tra fabbrica e famiglia, che poi nella sua visione sono un tutt'uno e comunque sono destinate a confondersi. Prima della visita della famosa commissione avrà la spina nel fianco della inattesa e insistente  protesta di un dipendente licenziato recentemente per esubero, quindi legalmente; la crisi coniugale del capo della produzione Miralles (Manolo Solo), di cui gli tocca coprire le reiterate mancanze perché gli è pure amico d'infanzia (o almeno così crede) e fargli da terapista di coppia; gestire l'esuberanza (questa volta in termini di prestazioni, sia lavorative sia sessuali, del rampante e ambizioso capo della logistica, tale Khaled, per di più un "arabo"); rapportarsi con le giovani e avvenenti stagiste, e in particolare con la figlia di amici di famiglia presentatasi in incognito, Liliana, interpretata dalla fresca Almudena Amor... Bardem è da urlo nel rendere sornionamente come solo lui sa fare l'ambiguità del personaggio, la sua doppia morale: la satira, sta nelle cose e nel modo di osservarle e gli spagnoli sono maestri nel saper coglierne il lato paradossale e bizzarro della realtà, e il regista madrileno conferma quanto aveva già magnificamente fatto con Perfect Day, fornendo un'ulteriore conferma del suo talento. Ad affiancare il mattatore Bardem, una schiera di interpreti e caratteristi pescati con precisione chirurgica. Un lampo nel buio, liberatorio!

1 commento:

  1. "...nessuna milanese si vestiva come manco nel 1955"
    potresti chiarire?

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