"Sopravvissuto" - The Martian" (The Martian) di Ridley Scott. Con Matt Damon, Jessica Chastain, Christen Wiig, Jeff Daniels, Mackenzie Davis, Kate Mara, Sean Bean, Sebastian Stan, Chiwetel Ejiofor, Donald Glover Michael Peña, Askel Hennie, Naomi Scott, Jonathan Aris, Lili Bordán. USA 2015 ★★½
Ritorna Ridley Scott, un maestro dietro la cinepresa, sempre bravo a fare spettacolo anche se con trovate un po' scontate: il déjà vu è in agguato a ogni inquadratura, dalla trama (il recupero dell'eroe buono da parte dei "nostri") alle suggestive riprese di faticose traversate di lande desolate (un tempo erano i deserti nordamericani che facevano da sfondo ai western, adesso è la superficie pietrosa del "pianeta rosso", le cui riprese sono state effettuate, peraltro, in Giordania): perfino la colonna sonora è piena di riferimenti piuttosto scontati (il David Bowie dell'epoca di Ziggy Stardust). La vicenda è lineare e dopo 5 minuti è già chiaro dove va a parare e come finirà: l'equipaggio della Missione Ares 3 (al comando una donna militare, Lewis: il politically e gender correct è d'obbligo) sfugge a una tempesta improvvisa che si scatena mentre sta raccogliendo reperti e comincia la manovra di rientro sulla Terra lasciandosi dietro il botanico Mark Witney, colpito da un oggetto e creduto morto. Ma è è in errore, perché il nostro eroe, il classico bravo ragazzo americano con l'animo dell'eterno boy scout è vivo (e lotta insieme a noi, che pendiamo dalle sue labbra) Rimasto solo sul pianeta, il suo scopo è sopravvivere fino all'arrivo della missione Ares 4, previsto qualche anno dopo. Usando le sue conoscenze (o più probabilmente il Manuale delle Giovani Marmotte), riesce a coltivare delle patate marziane in serra, concimarle con i propri escrementi liofilizzati e a irrigarle con acqua di sintesi; a rimettere in funzione dei pannelli solari, e in moto un rover con cui farà i viaggio verso il punto di atterraggio di Ares 4. Grande agitazione a Houston, naturalmente, dove hanno più di un problema (soprattutto di finanziamenti da parte del Congresso) quando scoprono che Witney è vivo e riescono a mettersi in contatto col "Major Tom" naufragato sull'inospitale pianeta: che cazzo fare? In un primo tempo, mentre i cervelli della NASA elaborano un piano per mandargli rifornimenti, tengono all'oscuroi componenti della missione "Ares 3", ancora vicini a Marte, ma quando il razzo esplode (con grande godimento del sottoscritto) sono costretti a dire la verità ai colleghi di Mark che, a costo di rischiare di passare per degli ammutinati, se lo vanno a riprendere seguendo i calcoli di un programmatore pazzo furioso (naturalmente è il nero svitato tipo "rasta" ma geniale della situazione). Nel frattempo le comunicazioni tra Terra e Marte sono a livello di gag: l'ottimismo e il buon umore di Mark, pare di capire, sono una delle chiavi della sua sopravvivenza e della riuscita dell'intera operazione di recupero: e del resto non sono anche le basi del sogno americano realizzato? Non manca la collaborazione dell'ente spaziale dell'ex nemico: non quello russo, sia mai, ma quello cinese, con cui l'amministrazione Obama intrattiene rapporti più rilassati. C'è bisogno che vi sveli che tutto finisce bene? Naturalmente no. Alla fine, per quanto non si possa dire che il film sia brutto, si ha la netta sensazione di aver assistito, e questo per due ore e mezzo, a uno spottone commissionato dalla NASA (che ha contribuito a finanziare il film e, guarda caso, ha intenzione di intensificare i suoi programmi con obiettivo Marte), spettacolare e furbesco, dalle cui spese è rientrata a stretto giro di posta grazie al pubblico inclito quanto babbeo, tra cui io, che mi sono fatto incantare dal nome Grande Regista e da alcuni suoi film precedenti particolarmente riusciti. Guadagnandomi in più un discreto mal di testa a causa dei particolari occhiali necessari per la visione in 3D (senza, il film perde due terzi dei suoi pregi). Io vi ho detto cosa vi aspetta, poi ognuno faccia come crede.
Ritorna Ridley Scott, un maestro dietro la cinepresa, sempre bravo a fare spettacolo anche se con trovate un po' scontate: il déjà vu è in agguato a ogni inquadratura, dalla trama (il recupero dell'eroe buono da parte dei "nostri") alle suggestive riprese di faticose traversate di lande desolate (un tempo erano i deserti nordamericani che facevano da sfondo ai western, adesso è la superficie pietrosa del "pianeta rosso", le cui riprese sono state effettuate, peraltro, in Giordania): perfino la colonna sonora è piena di riferimenti piuttosto scontati (il David Bowie dell'epoca di Ziggy Stardust). La vicenda è lineare e dopo 5 minuti è già chiaro dove va a parare e come finirà: l'equipaggio della Missione Ares 3 (al comando una donna militare, Lewis: il politically e gender correct è d'obbligo) sfugge a una tempesta improvvisa che si scatena mentre sta raccogliendo reperti e comincia la manovra di rientro sulla Terra lasciandosi dietro il botanico Mark Witney, colpito da un oggetto e creduto morto. Ma è è in errore, perché il nostro eroe, il classico bravo ragazzo americano con l'animo dell'eterno boy scout è vivo (e lotta insieme a noi, che pendiamo dalle sue labbra) Rimasto solo sul pianeta, il suo scopo è sopravvivere fino all'arrivo della missione Ares 4, previsto qualche anno dopo. Usando le sue conoscenze (o più probabilmente il Manuale delle Giovani Marmotte), riesce a coltivare delle patate marziane in serra, concimarle con i propri escrementi liofilizzati e a irrigarle con acqua di sintesi; a rimettere in funzione dei pannelli solari, e in moto un rover con cui farà i viaggio verso il punto di atterraggio di Ares 4. Grande agitazione a Houston, naturalmente, dove hanno più di un problema (soprattutto di finanziamenti da parte del Congresso) quando scoprono che Witney è vivo e riescono a mettersi in contatto col "Major Tom" naufragato sull'inospitale pianeta: che cazzo fare? In un primo tempo, mentre i cervelli della NASA elaborano un piano per mandargli rifornimenti, tengono all'oscuroi componenti della missione "Ares 3", ancora vicini a Marte, ma quando il razzo esplode (con grande godimento del sottoscritto) sono costretti a dire la verità ai colleghi di Mark che, a costo di rischiare di passare per degli ammutinati, se lo vanno a riprendere seguendo i calcoli di un programmatore pazzo furioso (naturalmente è il nero svitato tipo "rasta" ma geniale della situazione). Nel frattempo le comunicazioni tra Terra e Marte sono a livello di gag: l'ottimismo e il buon umore di Mark, pare di capire, sono una delle chiavi della sua sopravvivenza e della riuscita dell'intera operazione di recupero: e del resto non sono anche le basi del sogno americano realizzato? Non manca la collaborazione dell'ente spaziale dell'ex nemico: non quello russo, sia mai, ma quello cinese, con cui l'amministrazione Obama intrattiene rapporti più rilassati. C'è bisogno che vi sveli che tutto finisce bene? Naturalmente no. Alla fine, per quanto non si possa dire che il film sia brutto, si ha la netta sensazione di aver assistito, e questo per due ore e mezzo, a uno spottone commissionato dalla NASA (che ha contribuito a finanziare il film e, guarda caso, ha intenzione di intensificare i suoi programmi con obiettivo Marte), spettacolare e furbesco, dalle cui spese è rientrata a stretto giro di posta grazie al pubblico inclito quanto babbeo, tra cui io, che mi sono fatto incantare dal nome Grande Regista e da alcuni suoi film precedenti particolarmente riusciti. Guadagnandomi in più un discreto mal di testa a causa dei particolari occhiali necessari per la visione in 3D (senza, il film perde due terzi dei suoi pregi). Io vi ho detto cosa vi aspetta, poi ognuno faccia come crede.
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