"Black Mass - L'ultimo gangster" (Black Mass) di Scott Cooper. Con Johnny Depp, Joel Edgerton, Kevin Bacon, Rory Cochran, Benedict Cumberbatch, David Harbour, Dakota Johnson, Juliane Nicholson, Jesse Plemons, James Russo, Peter Sarsgaard, Adam Scott, Corey Stoll, Juno Temple, W. Earl. USA 2015 ★★★½
Bentornato a Johnny Depp, che sembrava ormai essersi identificato nello Sparrow caricaturale della serie piratesca, finalmente recuperato nel ruolo di un gangster di origine irlandese di South Boston che negli anni Settanta dominava su tutta la capitale del Massachusetts, Jimmy "Whitey" Bulger, a cui riesce a dare uno spessore tale da rimanere impresso per quanto è inquietante. Questo è dovuto principalmente al suo aspetto e al suo modo di esprimersi e agire: freddo, spietato, paranoico, intelligente, ambiguo, intuitivo, ossessivo, sfuggente, tormentato. Un delinquente fatto e finito ma con principi tradizionali e solidi come i legami famigliari e affettivi, i valori dell'amicizia e della fedeltà sopra a tutti. Gli stessi che ha suo fratello Bill, diventato senatore dello Stato e in seguito rettore dell'Università, e John Connolly, agente del FBI, cresciuto con i Bulger nelle medesime strade. E' proprio la collaborazione offertagli da quest'ultimo, protezione in cambio di aiuto nella guerra alla mafia italiana che era ai tempi il primo obiettivo nel mirino dello FBI, a consentire a "Whitey" e alla sua banda di fare il salto di qualità e assumere il completo controllo di Boston, in particolare l'esclusiva del gioco d'azzardo e lo spaccio di stupefacenti, per allargarsi anche in Florida e consentirsi sortite perfino nel campo del traffico d'armi a favore dell'IRA, e sarà proprio questo slancio idealistico e patriottico a fregare "Whietey", perché un altro compagno di infanzia, ma meno "retto", parlerà con un nuovo procuratore deciso a farla finita con la banda e con i metodi sporchi di Connolly. E' il classico gangster movie con aspetti "legal", e inevitabilmente vengono in mente Mean Streets e Quei bravi ragazzi di Scorsese, o Carlitos Way di De Palma, così come Mystic River di Eastwood, quest'ultimo non solo per l'ambientazione a South Boston ma anche per la presenza del sempre ottimo Kevin Bacon, ma lo è sui generis: molti lo trovano irrisolto, privo di vere e proprie scene madri, però a me ha convinto per la sua verosimiglianza. Non stento a credere ai metodi per così dire ambigui usati nella cosiddetta "lotta al crimine" non solo dalla polizia statunitense, ma da quella di tutto il mondo: molte sono le zone oscure e la verità è che il fenomeno criminale lo si ritiene, realisticamente, inevitabile (cfr anche la storia raccontata nel recente Sicario), preferendo trovare il sistema di tenerlo sotto controllo, trovando un modus vivendi, piuttosto che combatterlo fino in fondo, e Black Mass illustra molto bene questa situazione, che peraltro è veritiera, perché i personaggi esistono realmente e mentre John Connolly sta scontando 40 anni di galera, Jimmy è stato arrestato soltanto nel 2011, a Santa Monica in California, dopo ben 17 anni di latitanza. Il racconto è affidato a una serie di lunghi flash back basati sui "contributi collaborativi" resi da parte degli ex membri della banda in cambio di diminuzioni di pena per testimoniare il "patto scellerato" tra Whitey e Connolly, ossia una parte del FBI: la tensione non viene meno un attimo, l'ambientazione è assolutamente fedele, per quanto le situazioni possano apparire paradossali e forzate sono così credibili da dare una sensazione di vero, per quanto si respiri aria di epoche passate. Che però riconosco. Insomma, a me è piaciuto, sia per la regia, sia per gli interpreti, nessuno escluso.
Bentornato a Johnny Depp, che sembrava ormai essersi identificato nello Sparrow caricaturale della serie piratesca, finalmente recuperato nel ruolo di un gangster di origine irlandese di South Boston che negli anni Settanta dominava su tutta la capitale del Massachusetts, Jimmy "Whitey" Bulger, a cui riesce a dare uno spessore tale da rimanere impresso per quanto è inquietante. Questo è dovuto principalmente al suo aspetto e al suo modo di esprimersi e agire: freddo, spietato, paranoico, intelligente, ambiguo, intuitivo, ossessivo, sfuggente, tormentato. Un delinquente fatto e finito ma con principi tradizionali e solidi come i legami famigliari e affettivi, i valori dell'amicizia e della fedeltà sopra a tutti. Gli stessi che ha suo fratello Bill, diventato senatore dello Stato e in seguito rettore dell'Università, e John Connolly, agente del FBI, cresciuto con i Bulger nelle medesime strade. E' proprio la collaborazione offertagli da quest'ultimo, protezione in cambio di aiuto nella guerra alla mafia italiana che era ai tempi il primo obiettivo nel mirino dello FBI, a consentire a "Whitey" e alla sua banda di fare il salto di qualità e assumere il completo controllo di Boston, in particolare l'esclusiva del gioco d'azzardo e lo spaccio di stupefacenti, per allargarsi anche in Florida e consentirsi sortite perfino nel campo del traffico d'armi a favore dell'IRA, e sarà proprio questo slancio idealistico e patriottico a fregare "Whietey", perché un altro compagno di infanzia, ma meno "retto", parlerà con un nuovo procuratore deciso a farla finita con la banda e con i metodi sporchi di Connolly. E' il classico gangster movie con aspetti "legal", e inevitabilmente vengono in mente Mean Streets e Quei bravi ragazzi di Scorsese, o Carlitos Way di De Palma, così come Mystic River di Eastwood, quest'ultimo non solo per l'ambientazione a South Boston ma anche per la presenza del sempre ottimo Kevin Bacon, ma lo è sui generis: molti lo trovano irrisolto, privo di vere e proprie scene madri, però a me ha convinto per la sua verosimiglianza. Non stento a credere ai metodi per così dire ambigui usati nella cosiddetta "lotta al crimine" non solo dalla polizia statunitense, ma da quella di tutto il mondo: molte sono le zone oscure e la verità è che il fenomeno criminale lo si ritiene, realisticamente, inevitabile (cfr anche la storia raccontata nel recente Sicario), preferendo trovare il sistema di tenerlo sotto controllo, trovando un modus vivendi, piuttosto che combatterlo fino in fondo, e Black Mass illustra molto bene questa situazione, che peraltro è veritiera, perché i personaggi esistono realmente e mentre John Connolly sta scontando 40 anni di galera, Jimmy è stato arrestato soltanto nel 2011, a Santa Monica in California, dopo ben 17 anni di latitanza. Il racconto è affidato a una serie di lunghi flash back basati sui "contributi collaborativi" resi da parte degli ex membri della banda in cambio di diminuzioni di pena per testimoniare il "patto scellerato" tra Whitey e Connolly, ossia una parte del FBI: la tensione non viene meno un attimo, l'ambientazione è assolutamente fedele, per quanto le situazioni possano apparire paradossali e forzate sono così credibili da dare una sensazione di vero, per quanto si respiri aria di epoche passate. Che però riconosco. Insomma, a me è piaciuto, sia per la regia, sia per gli interpreti, nessuno escluso.
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