"Diplomazia" di Cyril Gely, traduzione di Monica Capuano. Uno spettacolo di Elio De Capitani e Francesco Frongia. Luci di Michele Ceglia, suono Luca De Marinis. Con Ferdinando Bruni, Elio De Capitani, Michele Radice, Alessandro Savarese, Simon Waldvogel. Produzione Teatro dell'Elfo e Teatro Stabile di Catania in coproduzione con LAC Lugano. Al Teatro Elfo Puccini di Milano fino al 14 novembre
Sono sempre imperdibili le occasioni in cui i due "Elfi" più rappresentativi, Ferdinando Bruni ed Elio De Capitani, si trovano a duettare come coprotagonisti, anzi, mattatori, in un duello dialettico, tanto si completano a vicenda: era già successo, relativamente di recente, in occasione di Frost/Nixon e de Il vizio dell'arte; questa volta danno vita, rispettivamente, al console svedese Raoul Nordling e al generale della Wehrmacht Dietrich von Choltitz, con il primo che riesce a convincere il secondo, da poco nominato governatore di Parigi da Hitler in persona con l'ordine di raderla al suolo prima dell'arrivo delle truppe nemiche ormai alle porte della città o che questa cada nelle mani della resistenza, nel frattempo insorta. Una realtà storica, che il generale tedesco alla fine abbia deciso di disobbedire al Führer rifiutandosi di distruggere la Ville Lumière, che ormai era stata minata nei punti strategici con una quantità impressionante di esplosivo, e sottoscrivendo l'atto di capitolazione, che gli è valsa la gratitudine eterna del francesi, e la sua collaborazione col diplomatico svedese, mentre romanzata è la vicenda raccontata nella commedia scritta da Cyril Gely, alla base anche del celebre film Parigi brucia di René Clement e Diplomacy di Volker Schlöndorff, a sua volta tratto dall'omonimo spettacolo teatrale che già aveva riscosso grande successo nei teatri parigini e tradotto in più lingue e portato in Italia dal Teatro dell'Elfo nell'ottobre dell'anno scorso per poche repliche, prima del secondo lock down per Covid. L'atto unico si svolge in una torrida notte d'agosto, trascorsa insonne dal generale Von Choltitz nel suo quartier generale presso l'Hotel Meurice di Rue de Rivoli, in procinto di diramare l'ordine di far saltare in aria Parigi quando, da una entrata segreta, viene raggiunto dal Nordling che si fa latore di una lettera in cui il generale Leclerc gli chiede la resa ma che, con fine psicologia, sa che può far breccia nella mente del militare perché ne conosce l'animo e l'amore per Parigi e quel che rappresenta, benché Von Choltitz sia ben conscio, in caso di rifiuto e eseguire gli ordini, della minaccia della Sippenhaft, responsabilità collettiva estesa ai suoi famigliari rimasti nella natìa Baden Baden, prevista dalla legge marziale tedesca e inasprita dopo il fallito attentato a Hitler organizzato dal Colonnello Von Stauffenberg e da altri alti ufficiali della Wehrmacht poche settimane prima: il console ne garantisce il trasferimento in Svizzera. La scena è lo studio del generale, con le finestre aperte verso il giardino delle Tuileries e vista sul Louvre, e vi si svolge l'affilata tenzone verbale tra i due uomini, uno che usa le armi della ragione, del cuore, dell'amore per l'arte e la cultura, l'altro che gli oppone il senso del dovere e dell'onore militare (era uno degli alti ufficiali di più grande prestigio dell'esercito tedesco) nonché la preoccupazione per la sorte sia dei suoi famigliari, sia dei suoi uomini, ma l'elemento che forse lo fa decidere a contravvenire alle disposizioni ricevute e a salvare la città è la prospettiva dei rapporti fra i due Paesi dopo la fine di una guerra che lui per primo ritiene già persa con la Germania destinata a seguire nel suo cupio dissolvi il dittatore ormai completamente impazzito e la sua cerchia di fanatici: la distruzione di Parigi avrebbe reso impossibile qualsiasi prospettiva di riconciliazione futura. Due ruoli, quelli del diplomatico e del militare, che sembrano cuciti addosso ai panni, rispettivamente, di Bruni e De Capitani, sia da un punto di vista fisico sia di attitudine: due mostri di bravura, semplicemente impeccabili, con scambi di battute serrate, perfettamente calibrate, che con misura e naturalezza danno sfoggio di argomentazioni sottili ed efficaci, che raccontano molto della struttura mentale di due caratteri contrapposti ma soprattutto di due uomini uniti dall'amore per la città e, soprattutto, dall'idea di dare una prospettiva di speranza al mondo uscito dalla folle avventura della guerra.
Nessun commento:
Posta un commento