domenica 25 novembre 2018

Troppa grazia

"Troppa Grazia" di Gianni Zanasi. Con Alba Rohrwacher, Elio Germano, Giuseppe Battiston, Hadas Yaron, Rosa Vannucci, Carlotta Natoli, Teco Celio, Thomas Trabacchi, Daniele De Angelis e altri. Italia 2018 ★★½
Altro film che parte col piede giusto, scoppiettante, imprevedibile, sorprendente, e si va via via spegnendo: non negli ultimi dieci minuti come Chesil Beach, ma in tutta la sua seconda parte, in cui sembra perdersi tutta la verve, la freschezza e l'originalità della prima. E nulla può l'eccellente interpretazione della generosa e versatile Alba Rohrwacher, né quelle degli altri ottimi attori che le fanno da spalla: la trama, che nella surrealtà aveva la sua forza provocatoria (una Madonna vestita da profuga dimessa e dall'atteggiamento decisionista che appare a una geometra esperta in rilevamenti catastali, ragazza madre tanto pignola sul lavoro quanto confusionaria nella sua vita privata, e interferisce nella sua esistenza), si sfilaccia col risultato di non portare da nessuna parte, salvo in una sorta di paradiso bucolico, una vallata sotterranea svelata in seguito all'attentato a un cantiere che avrebbe dovuto edificare l'ennesima pensata del solito architetto sulla cresta dell'onda. Lucia (Rohrwacher) è una "disgraziata", come la definisce Paolo (Battiston) un assessore o sindaco di un paesino probabilmente toscano e suo vecchio amico per giustificare la sua scelta per mettere la firma a un progetto a cui tiene: troppo disgraziata per fare storie e non passare sopra a delle palesi irregolarità, ma appare, per l'appunto, la Madonna a cambiare le carte in tavola e a favorire il miracolo, ossia la "grazia", di una giustizia che per una volta si realizza non a opera delle istituzioni preposte ma per via del tutto illegale oltre che "divina". Gli spunti originali non mancano, alcune scene e scambi di battute sono decisamente originali e divertenti ma questa volta non bastano per ripetere il "miracolo" de  La felicità è un sistema complessoil film precedente del regista emiliano, che pure di talento ne ha e, paradossalmente, fanno precipitare la pellicola, nel suo complesso, nello scontato e nel luogocomunismo della commedia italiota, per quanto riveduta e corretta al l'insegna di una sorta di realismo magico, ed è un vero peccato: ma sono altresì convinto che Gianni Zanasi si rifarà alla prossima occasione. 

Nessun commento:

Posta un commento