domenica 11 novembre 2018

Italoargentinità - 3 / Amore e libertà


In un altro sogno lei girava, smarrita, per il purgatorio insieme a Ducante, sicura che non sarebbe arrivata in paradiso neppure con la benedizione di Dio. E quella parola - amore - faceva vedere alla nonna che dietro un concetto indefinibile c'è sempre un'idea. "Qual è in questo caso?" si domandava. Possedere ed essere posseduto. Violare ed essere violato. Curare ed essere curato. Verbo e ontologia, notevole. [...]
"Perché vediamo un po'", indagava inarcando le sopracciglia e sorridendo come Jerry Lewis: "quale idea ha costruito l'impero romano? Dominare il mondo, espandersi, sottomettere. La schiavitù come forma di sostentamento. Idea che la cristianità fece propria. Per questo non si è mai opposta alla schiavitù, anzi l'ha ammessa fino alla Rivoluzione francese, non l'ha mai messa in discussione e l'ha perfino santificata. Tutto in nome dell'amore!
"E quale idea sostiene l'imperialismo capitalista?" ci chiedeva dopo aver sollevato l'indice verso la ragnatela che pendeva dal centro del tinello: espansione e potere, sottomissione. E quale idea regge il comunismo sovietico? La liberazione dell'uomo attraverso la creazione di nuove forme di relazioni (che non sarebbe neanche male) ma controllate, delimitate, regolate - sottolineava le sillabe inarcando le sopracciglia in tono ammonitorio - ma tutto questo porta a nuova forme di sottomissione. 
"L'amore ha in sé l'idea di libertà, vi rendete conto?" E dava un cazzotto sul tavolo come uno che ha scoperto di essersi messo due calzini di colore diverso. "Per questo i dogmi, le religioni, i sistemi politici hanno sempre la pretesa di definire l'amore e lo separano dal sesso, condannando l'erotismo perché, semplicemente, non possono tollerare la libertà.
"La libertà è insopportabile, quindi bisogna restringerla. Questo è il problema centrale del nostro tempo, di tutti i tempi. Si tratta, allora, di capire che la lotta dell'umanità attraverso i secoli è stata sì la lotta contro lo sfruttamento e l'ingiustizia, ma solo nel suo aspetto visibile. Nella sua essenza, la lotta dell'umanità è stata sempre quella di sapere cosa farsene della libertà, come gestirla. E di conseguenza come interromperla, prestabilirla, come dominarla e amministrarla. Vale a dire: come controllare l'uomo, come sottometterlo, come evitare l'espressione e l'espansione dei suoi istinti. 
"Adamo ed Eva furono espulsi dal paradiso perché ebbero l'ardire di essere liberi e da lì derivò tutto il resto. Si lasciarono trasportare dall'istinto. Questione di un attimo. Come in un attimo in Messico ti può portar via la morte: inevitabilmente. Perché avevano di-sob-be-di-to. Ed eccoci al punto: l'idea della disobbedienza è un'idea di libertà, ma neanche Dio la consente e per questo li espelle dal paradiso"
Si eccitava con i suoi stessi ragionamenti, la nonna. E non riusciva più a fermarsi. E' questo che definisce la condizione umana più bella: la disobbedienza come filosofia è più del semplice spirito di trasgressione, che nelle nostre culture ha un senso assai poco ludico, alla Cortázar, giocoso. No, è molto più di questo: disobbedire vuol dire essere se stessi, vuol dire affermare il proprio io profondo, e se si è in coppia, in due, meglio ancora, e se si è in coro pericolosissimo perché racchiude l'autentica liberazione dei popoli. Per questo il marxismo è stato rivoluzionario; perché ha proposto l'idea nel modo più intelligente. Il suo limite è stato aver reso possibile il comunismo reale, quello che esiste oggi e che altro non è se non la stessa idea divenuta dogma e sistema di vita. (Franca Domeniconelle, una nipote di Angela Stracciattivaglini)


Da Sant'Uffizio della Memoria di Mempo Giardinelli, 1991. Prima edizione italiana febbraio 2016, Eliot - Lit edizioni.

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