Al Teatro Elfo/Puccini di Milano fino al 25 novembre.
Seconda parte del polittico sull'Afghanistan portato in scena con la regia di Ferdinando Bruni ed Elio De Capitani, rispetto alla prima, che privilegiava la ricostruzione storica in ordine cronologico, si concentra maggiormente sulle ripercussioni che gli eventi che hanno continuato ad abbattersi su quel martoriato Paese dal 1996 a oggi hanno sulle vicende umane di chi vi è coinvolto: di propria iniziativa, come i militari inglesi o americani, i talebani, le organizzazioni di aiuto umanitario o lo stesso Massud, il Leone del Panshir che nel suo desiderio di un Afghanistan moderno e democratico è andato a fidarsi della buona fede degli USA; oppure passivamente, in balia degli accadimenti e delle velleitarie e arroganti pretese altrui di essere in grado di risolvere un verminaio da essi stessi creato, si trattasse dei colonialisti inglesi di un secolo e mezzo fa, dell'imperialismo russo, di quello a stelle e strisce, dei vari signori della guerra e, da ultimi, gli "studenti" coranici. Come la prima parte, questo sequel è composto di cinque scene tratte da altrettanti distinti racconti di autori anglosassoni: Il Leone di Kabul di C. Teevan; Miele di B. Ockrent; Dalla parte degli angeli di R. Bean; Volta Stellata di S. Stephens e Come se quel freddo di N. Wallace, che non appartiene all’originario progetto del Trycicle Theatre. Soprattutto quest'ultimo, particolarmente suggestivo, che chiude le tre ore di questo intensissimo spettacolo, si svolge in una dimensione onirica, l'unica in cui possono trovarsi insieme e sullo stesso livello due ragazzine afghane, di cui la più piccola imprigionata in un burqa, e un giovane soldato americano arruolatosi per potersi pagare gli studi universitari, mentre ripercorrono la loro vita e i loro stessi sogni poco prima di morire, e anche l'unica dimensione in cui possono avere soluzione conflitti dovuti ad arroganza, delirio di potere, ignoranza, valori inconciliabili, linguaggi diversi e dove nessuno può pretendere di avere ragione o una soluzione in mano, com'è stato da sempre dimostrato dalla storia di questo Paese straordinariamente variegato e complesso. Le scene, semplici ed essenziali, in cui gli inserti multimediali sono ridotti rispetto alla prima parte, coi loro colori quasi stinti sottolineano l'aspetto di sospensione in cui si muovono i personaggi in una realtà di cui non hanno il minimo controllo, e di cui non sono in grado di comprendere il senso. Gli ottimi interpreti sono gli stessi della prima parte, Il Grande Gioco, già in cartellone all'inizio dell'anno scorso e che si può tuttora vedere, sempre all'Elfo/Puccini, nelle giornate di martedì 20 e sabato 24, mentre domenica 25 avrà luogo una maratona con inizio alle 11.30 del mattino.
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