"Widows - Eredità criminale" (Widows) di Steve McQueen (II). Con Viola Davis, Elizabeth Debicki, Michelle Rodriguez, Cynthia Erivo, Colin Farrell, Colin Farrell, Liam Neeson, Robert Duvall e altri. USA 2018 ★★★+
Per una volta l'aggiunta nostrana al titolo originale, che specifica Eredità criminale, ha un senso compiuto: è quella che Harry Rawlins, capo di una gamba di criminali rimasta sterminata nel corso di una rapina andata male, lascia alla vedova Veronica in forma di un quaderno di appunti in cui si trova il piano dettagliato di una rapina da cinque milioni di dollari. Quelli che servono a Veronica e alle altre donne dei componenti della banda rimaste vedove innanzitutto per risarcire il malvivente di colore Jamal Manning, ora candidato a delle elezioni locali in un distretto di Chicago, a cui la banda aveva sottratto due milioni di dollari destinati alla campagna elettorale e che sono finiti bruciati durante uno scontro con la polizia (ma sarà davvero stato così?), sia per sistemarsi dopo la morte dei rispettivi mariti. Le donne non si conoscevano e non potrebbero essere più diverse, così come differenti erano i rapporti coi rispettivi mariti, e così Linda e Alice si uniscono a Veronica ma non Amanda, che ha da poco avuto un figlio e preferisce tenersene fuori: al suo posto entrerà a far parte del gruppo Belle, una ragazza brava ad arrangiarsi e autista provetta, che fa la baby-sitter part time da Linda. Questo il succo della trama di questo film su un "colpo grosso" che è sì d'azione ma anche molto altro, perché coglie il pretesto per mostrare i contrasti e le tensioni di una delle più grosse e importanti città statunitensi, la corruttela nell'amministrazione pubblica, le relazioni sotterranee e inconfessabili tra potere e gangsterismo e anche la chiesa: vittima della nuova rapina sarà infatti la famiglia Mulligan, a lungo dominatrice della scena politica del distretto (strepitoso Robert Duval nel ruolo del patriarca, invischiato in vicende giudiziarie, che ha dovuto rassegnarsi a far correre al suo posto Jack, un Colin Farrell che stavolta non gigioneggia, il quale non ha la sua tempra né le sue idee), ma soprattutto indaga in modo profondo e non banale sulle diverse personalità dei personaggi femminili, tutti resi molto efficacemente dalle interpreti, sulle quali svetta, a mio parere, la Alice di Elizabeth Debicki, la più contraddittoria e però riuscita del gruppo. Impossibile svelare altro sulla trama a meno di non rovinare la visione di un film in cui le sorprese non mancano e, se anche sembra partire col freno a mano tirato e divagando, girando in cerchio, ha il fuoco a covare sotto la cenere, e rimane realistico, per quanto riguarda i personaggi, al di là della credibilità della vicenda in sé. Efficace dunque sia come thriller d'azione, sia come film che racconta la realtà di una fetta d'America, per quanto tratto da una serie inglese di una trentina d'anni fa, soprattutto girato con ottimo mestiere da un regista che aveva già dato prova del suo talento in Hunger, Shame e 12 anni schiavo, sebbene quest'ultimo non mi avesse convinto.
Per una volta l'aggiunta nostrana al titolo originale, che specifica Eredità criminale, ha un senso compiuto: è quella che Harry Rawlins, capo di una gamba di criminali rimasta sterminata nel corso di una rapina andata male, lascia alla vedova Veronica in forma di un quaderno di appunti in cui si trova il piano dettagliato di una rapina da cinque milioni di dollari. Quelli che servono a Veronica e alle altre donne dei componenti della banda rimaste vedove innanzitutto per risarcire il malvivente di colore Jamal Manning, ora candidato a delle elezioni locali in un distretto di Chicago, a cui la banda aveva sottratto due milioni di dollari destinati alla campagna elettorale e che sono finiti bruciati durante uno scontro con la polizia (ma sarà davvero stato così?), sia per sistemarsi dopo la morte dei rispettivi mariti. Le donne non si conoscevano e non potrebbero essere più diverse, così come differenti erano i rapporti coi rispettivi mariti, e così Linda e Alice si uniscono a Veronica ma non Amanda, che ha da poco avuto un figlio e preferisce tenersene fuori: al suo posto entrerà a far parte del gruppo Belle, una ragazza brava ad arrangiarsi e autista provetta, che fa la baby-sitter part time da Linda. Questo il succo della trama di questo film su un "colpo grosso" che è sì d'azione ma anche molto altro, perché coglie il pretesto per mostrare i contrasti e le tensioni di una delle più grosse e importanti città statunitensi, la corruttela nell'amministrazione pubblica, le relazioni sotterranee e inconfessabili tra potere e gangsterismo e anche la chiesa: vittima della nuova rapina sarà infatti la famiglia Mulligan, a lungo dominatrice della scena politica del distretto (strepitoso Robert Duval nel ruolo del patriarca, invischiato in vicende giudiziarie, che ha dovuto rassegnarsi a far correre al suo posto Jack, un Colin Farrell che stavolta non gigioneggia, il quale non ha la sua tempra né le sue idee), ma soprattutto indaga in modo profondo e non banale sulle diverse personalità dei personaggi femminili, tutti resi molto efficacemente dalle interpreti, sulle quali svetta, a mio parere, la Alice di Elizabeth Debicki, la più contraddittoria e però riuscita del gruppo. Impossibile svelare altro sulla trama a meno di non rovinare la visione di un film in cui le sorprese non mancano e, se anche sembra partire col freno a mano tirato e divagando, girando in cerchio, ha il fuoco a covare sotto la cenere, e rimane realistico, per quanto riguarda i personaggi, al di là della credibilità della vicenda in sé. Efficace dunque sia come thriller d'azione, sia come film che racconta la realtà di una fetta d'America, per quanto tratto da una serie inglese di una trentina d'anni fa, soprattutto girato con ottimo mestiere da un regista che aveva già dato prova del suo talento in Hunger, Shame e 12 anni schiavo, sebbene quest'ultimo non mi avesse convinto.
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