"I segreti di Wind River" (Wind River) di Taylor Sheridan, Elizabeth Olsen, Kelsey Chow, Graham Greene, Gil Birmingham, John Bernthal, Julia Jones e altri. USA 2017 ★★★★
Al secondo film da regista (il primo, Vile del 2011, era un horror che non mi risulta sia uscito sugli schermi italiani), Taylor Sheridan, che nasce come attore, ha deciso di mettersi dietro la macchina da presa per la terza sceneggiatura che ha dedicato alla Frontiera: nell'ottimo Sicario si trattava di quella tra California e Messico, in Hell o High Water delle aride distese del Texas, qui di una riserva indiana spersa nello Wyoming, e in tutti e tre i casi il tema è un' indagine e il personaggio centrale un poliziotto. In questa pellicola anche un cacciatore professionista, Cody, interpretato dal bravo Jeremy Renner, incaricato di uccidere i predatori che fanno strage di bestiame. In un luogo duro e ingrato, esistano anche predatori umani, in particolare nei confronti di giovani donne amerinde, come la figlia sedicenne dello stesso Cory, che mai ha saputo di preciso come fosse morta qualche anno prima. E' per questo antico dolore, che ha causato la separazione dalla moglie, un'indiana Arrapaho, che accetta di aiutare Jane, una Elizabeth Olsen che si difende bene, una giovane, inesperta e intraprendente agente del FBI, catapultata dalla torrida Las Vegas alla gelida primavera del Nord ad aiutare la scarsa e poco addestrata polizia locale quando lo stesso Cody, sulle tracce di un puma, avvista e trova il cadavere congelato e dissanguato di una diciottenne figlia di un suo caro amico indiano e amica del cuore della sua stessa figla. Egli accerta che ragazza ha corso per svariati chilometri per sfuggire a chi l'aveva aggredita, prima di morire, almeno in teoria e per la burocrazia, per cause naturali: aver respirato aria ghiacchiata che le ha procurato un'emorragia ai polmoni; ma ufficiosamente gli inquirenti sanno dal medico legale che è stata anche ripetutamente stuprata da più uomini. Il film si muove quindi sia sui piani del thriller, sia su quelli del western (e qui si innesta il tema della vendetta) sia su quelli della denuncia delle miserabili condizioni di vita nelle riserve, con gli anziani devastati dall'alcol, come i loro progenitori, e i giovani dalla droga, una polizia insufficiente e poco preparata, e delle assurdità come il fatto che la scomparsa delle donne native non rientra nelle statistiche nazionali: in sostanza sono messe nelle condizioni di essere delle facili prede per chi vuole abusarne, come per esempio avventurieri venuti dall'esterno a lavorare nelle concessioni petrolifere della zona, che è area di fracking. Paesaggi maestosi e desolanti, senso di solitudine ma esiste anche solidarietà, in un ambiente che sembra costringere l'uomo a essere "lupo" nel confronti del suo prossimo. Non è un film consolante, ma ben girato, onesto e convincente.
Al secondo film da regista (il primo, Vile del 2011, era un horror che non mi risulta sia uscito sugli schermi italiani), Taylor Sheridan, che nasce come attore, ha deciso di mettersi dietro la macchina da presa per la terza sceneggiatura che ha dedicato alla Frontiera: nell'ottimo Sicario si trattava di quella tra California e Messico, in Hell o High Water delle aride distese del Texas, qui di una riserva indiana spersa nello Wyoming, e in tutti e tre i casi il tema è un' indagine e il personaggio centrale un poliziotto. In questa pellicola anche un cacciatore professionista, Cody, interpretato dal bravo Jeremy Renner, incaricato di uccidere i predatori che fanno strage di bestiame. In un luogo duro e ingrato, esistano anche predatori umani, in particolare nei confronti di giovani donne amerinde, come la figlia sedicenne dello stesso Cory, che mai ha saputo di preciso come fosse morta qualche anno prima. E' per questo antico dolore, che ha causato la separazione dalla moglie, un'indiana Arrapaho, che accetta di aiutare Jane, una Elizabeth Olsen che si difende bene, una giovane, inesperta e intraprendente agente del FBI, catapultata dalla torrida Las Vegas alla gelida primavera del Nord ad aiutare la scarsa e poco addestrata polizia locale quando lo stesso Cody, sulle tracce di un puma, avvista e trova il cadavere congelato e dissanguato di una diciottenne figlia di un suo caro amico indiano e amica del cuore della sua stessa figla. Egli accerta che ragazza ha corso per svariati chilometri per sfuggire a chi l'aveva aggredita, prima di morire, almeno in teoria e per la burocrazia, per cause naturali: aver respirato aria ghiacchiata che le ha procurato un'emorragia ai polmoni; ma ufficiosamente gli inquirenti sanno dal medico legale che è stata anche ripetutamente stuprata da più uomini. Il film si muove quindi sia sui piani del thriller, sia su quelli del western (e qui si innesta il tema della vendetta) sia su quelli della denuncia delle miserabili condizioni di vita nelle riserve, con gli anziani devastati dall'alcol, come i loro progenitori, e i giovani dalla droga, una polizia insufficiente e poco preparata, e delle assurdità come il fatto che la scomparsa delle donne native non rientra nelle statistiche nazionali: in sostanza sono messe nelle condizioni di essere delle facili prede per chi vuole abusarne, come per esempio avventurieri venuti dall'esterno a lavorare nelle concessioni petrolifere della zona, che è area di fracking. Paesaggi maestosi e desolanti, senso di solitudine ma esiste anche solidarietà, in un ambiente che sembra costringere l'uomo a essere "lupo" nel confronti del suo prossimo. Non è un film consolante, ma ben girato, onesto e convincente.
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