"Il giovane Karl Marx" (Le jeune Karl Marx) di Raoul Peck. Con August Diehl, Stefan Konarske, Vicky Kriep, Olivier Gourmet, Hannah Steele, Niels-Bruno Schield e altri. Francia, Germania, Belgio 2017 ★★★★
Alla vigilia del bicentenario della nascita, esce anche in Italia il film biografico sulla fase cruciale della vita di Karl Marx, tra il 1843 e il 1848, gli anni dall'esilio a Parigi e poi a Bruxelles fino alla pubblicazione del Manifesto del Partito Comunista a Londra nel febbraio del 1848, appena prima dello scoppio, su scala continentale, dei moti rivoluzionari di quell'anno (il che conferma ancora una volta quanto lui e il suo amico e soldale Friedrich Engels fossero "avanti" già da allora). Benemerito autore, il regista e documentarista, haitiano di nascita, e cosmopolita per vocazione, Raoul Peck, che ha il grande merito di aver girato un film necessariamente didascalico (e di grande precisione) ma anche godibile su un personaggio gigantesco per quel che ha significato e significa tuttora, che la cinematografia, anche quella sovietica, ha sempre trascurato nonostante la sua vita romanzesca e la sua stessa umanità, che ben si prestavano, assieme al rapporto con la moglie Jenny e l'amicizia fraterna con Engels, a essere raccontata anche come un'appassionante avventura con risvolti perfino romantici. Si può capire: Marx, per quanto citato, per lo più a vanvera, è sempre stato scomodo, e non stupisce che si siano ben guardati di affrontarlo i palafrenieri e agit prop a vario titolo di coloro che lo hanno tradito pur pretendendo di agire in suo nome; ha potuto e saputo portarlo sullo schermo, con un film in costume divulgativo quanto si vuole ma anche in forma di commedia storica, un intellettuale e regista rigoroso e credibile. Si parte dunque dalla redazione della Rheinische Zeitung a Colonia nel 1843, quando Marx si dimise da caporedattore e venne arrestato per passare a Parigi, dove si trasferì con l'amata moglie Jenny e la prima figlia e vi conobbe Engels, figlio di un facoltoso industriale tessile che, lavorando nell'azienda paterna ebbe modo di studiare da vicino la situazione della classe operaia, con cui strinse un'amicizia e un sodalizio intellettuale che durò tutta la vita e anche oltre, e poi a Bruxelles. Furono gli anni in cui scrisse La miseria della filosofia, confutando le tesi dell'anarchico Proudhon, che andavano per la maggiore; La sacra famiglia, ossia la Critica della critica critica contro Bruno Bauer e la sua "consorteria"; la fondamentale e decisiva Ideologia tedesca, in cui è contenuta una prima formulazione della concezione materialistica della storia, fino ai viaggi a Londra e alladesione alla Lega dei Giusti, poi Lega dei Comunisti, per cui Engels lo convinse a scrivere il Manifesto. In mezzo, la vita quotidiana della famiglia Marx e le sue continue traversie economiche, sempre sanate dall'intervento di Engels; gli incontri con le maggiori personalità dell'epoca (c'è anche Mikhail Bakunin), le discussioni appassionate, soprattutto l'amicizia a tutto tondo con Friedrich Engels, una sorta di simbiosi, da cui la loro fertilissima collaborazione, e un personaggio che prende corpo ed è reso più che credibile da un'interpretazione che si percepisce sentita di August Diehl, e lo stesso vale per Stefan Konarske e Vicky Kriep nei ruoli di Engels e Jenny. Un film che non delude nemmeno gli studiosi del genio di Treviri, per la puntualità delle citazioni, senza renderle mai pedanti. Grazie!
Alla vigilia del bicentenario della nascita, esce anche in Italia il film biografico sulla fase cruciale della vita di Karl Marx, tra il 1843 e il 1848, gli anni dall'esilio a Parigi e poi a Bruxelles fino alla pubblicazione del Manifesto del Partito Comunista a Londra nel febbraio del 1848, appena prima dello scoppio, su scala continentale, dei moti rivoluzionari di quell'anno (il che conferma ancora una volta quanto lui e il suo amico e soldale Friedrich Engels fossero "avanti" già da allora). Benemerito autore, il regista e documentarista, haitiano di nascita, e cosmopolita per vocazione, Raoul Peck, che ha il grande merito di aver girato un film necessariamente didascalico (e di grande precisione) ma anche godibile su un personaggio gigantesco per quel che ha significato e significa tuttora, che la cinematografia, anche quella sovietica, ha sempre trascurato nonostante la sua vita romanzesca e la sua stessa umanità, che ben si prestavano, assieme al rapporto con la moglie Jenny e l'amicizia fraterna con Engels, a essere raccontata anche come un'appassionante avventura con risvolti perfino romantici. Si può capire: Marx, per quanto citato, per lo più a vanvera, è sempre stato scomodo, e non stupisce che si siano ben guardati di affrontarlo i palafrenieri e agit prop a vario titolo di coloro che lo hanno tradito pur pretendendo di agire in suo nome; ha potuto e saputo portarlo sullo schermo, con un film in costume divulgativo quanto si vuole ma anche in forma di commedia storica, un intellettuale e regista rigoroso e credibile. Si parte dunque dalla redazione della Rheinische Zeitung a Colonia nel 1843, quando Marx si dimise da caporedattore e venne arrestato per passare a Parigi, dove si trasferì con l'amata moglie Jenny e la prima figlia e vi conobbe Engels, figlio di un facoltoso industriale tessile che, lavorando nell'azienda paterna ebbe modo di studiare da vicino la situazione della classe operaia, con cui strinse un'amicizia e un sodalizio intellettuale che durò tutta la vita e anche oltre, e poi a Bruxelles. Furono gli anni in cui scrisse La miseria della filosofia, confutando le tesi dell'anarchico Proudhon, che andavano per la maggiore; La sacra famiglia, ossia la Critica della critica critica contro Bruno Bauer e la sua "consorteria"; la fondamentale e decisiva Ideologia tedesca, in cui è contenuta una prima formulazione della concezione materialistica della storia, fino ai viaggi a Londra e alladesione alla Lega dei Giusti, poi Lega dei Comunisti, per cui Engels lo convinse a scrivere il Manifesto. In mezzo, la vita quotidiana della famiglia Marx e le sue continue traversie economiche, sempre sanate dall'intervento di Engels; gli incontri con le maggiori personalità dell'epoca (c'è anche Mikhail Bakunin), le discussioni appassionate, soprattutto l'amicizia a tutto tondo con Friedrich Engels, una sorta di simbiosi, da cui la loro fertilissima collaborazione, e un personaggio che prende corpo ed è reso più che credibile da un'interpretazione che si percepisce sentita di August Diehl, e lo stesso vale per Stefan Konarske e Vicky Kriep nei ruoli di Engels e Jenny. Un film che non delude nemmeno gli studiosi del genio di Treviri, per la puntualità delle citazioni, senza renderle mai pedanti. Grazie!
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