"Doppio amore" (L'amant double) di François Ozon. Con Marine Vacth, Jéremy Renier, Jacqueline Bisset, Myriam Boyer, Dominique Reymond e altri. Francia 2017 ★
Il sottotitolo di Doppio Amore potrebbe essere Il buco dell'Ozon, perché stavolta il regista parigino, uno dei miei preferiti in assoluto, da sempre indagatore del lato nascosto dell'animo umano, e in questo caso più che mai del doppio che alberga in noi, dell'ambiguità e di come questa agisce sulla sessualità e sui rapporti tra le persone, ha toppato di brutto, a mio parere. Ozon ha sempre avuto il gusto per il paradosso e per le situazioni spinte al limite e anche oltre, ma sempre nell'ambito del plausibile, per quanto fuori dal normale ed eccessivo, quindi con una base reale; qui siamo oltre, in un misto di noir (apprezzabile, e girato come sempre con maestria: le sorprese non mancano, le citazioni da Hitchcock a Polanski a Cronenberg, neppure), fantasy e perfino horror: abbiamo perfino un Alien che esce dal ventre della protagonista, della quale (o della sua controfigura, non ci interessa indagare) abbiamo perfino un paio di visioni ginecologiche, modalità orgasmo compreso. Insomma, l'impressione è che si sia fatto prendere la mano e che l'abbia colpito una botta di maniacalità decisamente esagerata, già entrata in una dimensione patologica. La protagonista è Chloé, un'ex modella venticinquenne ai confini dell'anoressia, viene da pensare, dato che somatizza i suoi problemi attraverso continui dolori all'addome, che ha messo via qualche risparmio e si adatta a fare la guardiana in un museo passando il resto del tempo tra due psichiatri gemelli, Paul e Louis, l'uno buono, con cui mette su casuccia e fa il nido, l'altro il cattivo, con cui fa sesso selvaggio e si lascia maltrattare. Alla fine va in confusione, non sa più chi sia quale, delira, scopre di avere avuto una sorella gemella omozigote pure lei e di averla cannibalizzata, forse, chissà. Ambienti levigati, stronzaggine acuta dei personaggi e del loro ambiente di cazzoni, a dimensione loro, Parigi centro, fighetteria sia de destra sia de sinistra sia de centro, tutto un mondo finto che certamente esiste anche, ma nulla ha a che fare con la realtà. Peccato, ma sono sicuro che Ozon si rifarà perché la stoffa c'è. Comunque sarebbe stato un caso vedere due film francesi di fila senza incazzarsi almeno una volta. Figurarsi tre: perché col prossimo, già in programma, potrebbe andare perfino peggio...
Il sottotitolo di Doppio Amore potrebbe essere Il buco dell'Ozon, perché stavolta il regista parigino, uno dei miei preferiti in assoluto, da sempre indagatore del lato nascosto dell'animo umano, e in questo caso più che mai del doppio che alberga in noi, dell'ambiguità e di come questa agisce sulla sessualità e sui rapporti tra le persone, ha toppato di brutto, a mio parere. Ozon ha sempre avuto il gusto per il paradosso e per le situazioni spinte al limite e anche oltre, ma sempre nell'ambito del plausibile, per quanto fuori dal normale ed eccessivo, quindi con una base reale; qui siamo oltre, in un misto di noir (apprezzabile, e girato come sempre con maestria: le sorprese non mancano, le citazioni da Hitchcock a Polanski a Cronenberg, neppure), fantasy e perfino horror: abbiamo perfino un Alien che esce dal ventre della protagonista, della quale (o della sua controfigura, non ci interessa indagare) abbiamo perfino un paio di visioni ginecologiche, modalità orgasmo compreso. Insomma, l'impressione è che si sia fatto prendere la mano e che l'abbia colpito una botta di maniacalità decisamente esagerata, già entrata in una dimensione patologica. La protagonista è Chloé, un'ex modella venticinquenne ai confini dell'anoressia, viene da pensare, dato che somatizza i suoi problemi attraverso continui dolori all'addome, che ha messo via qualche risparmio e si adatta a fare la guardiana in un museo passando il resto del tempo tra due psichiatri gemelli, Paul e Louis, l'uno buono, con cui mette su casuccia e fa il nido, l'altro il cattivo, con cui fa sesso selvaggio e si lascia maltrattare. Alla fine va in confusione, non sa più chi sia quale, delira, scopre di avere avuto una sorella gemella omozigote pure lei e di averla cannibalizzata, forse, chissà. Ambienti levigati, stronzaggine acuta dei personaggi e del loro ambiente di cazzoni, a dimensione loro, Parigi centro, fighetteria sia de destra sia de sinistra sia de centro, tutto un mondo finto che certamente esiste anche, ma nulla ha a che fare con la realtà. Peccato, ma sono sicuro che Ozon si rifarà perché la stoffa c'è. Comunque sarebbe stato un caso vedere due film francesi di fila senza incazzarsi almeno una volta. Figurarsi tre: perché col prossimo, già in programma, potrebbe andare perfino peggio...
Nessun commento:
Posta un commento