"Rogue One: A Star Wars Story" di Gareth Edwards. Con Felicity Jones, Diego Luna, Ben Mendelsohn, Mad Mikkelsen, Riz Ahmed, Donnie Yen, Forest Whitaker e altri. USA 2016 ★★★½
Come risulta esplicitamente dal titolo, Rogue One è una delle storie possibili di Star Wars, che si inserisce nella saga creata da George Lucas e si colloca temporalmente all'incirca nel mezzo, ma assume una dimensione e dignità autonome e risulta più convincente del primo episodio della "Gestione-Disney" (e settimo della serie), Il risveglio della Forza, affidato a J. J. Abrams e uscito l'anno scorso. La trama ruota attorno alla ricerca dei piani di costruzione della Morte Nera, arma capace di polverizzare interi pianeti creata da Galen Erso, uno scienziato ribelle obbligato a lavorare per l'Impero Galattico, in cui il suo creatore ha celato un sistema per sabotarli. Protagonista della vicenda è la figlia, Jyn Erso che, sfuggita alla cattura del padre 15 anni prima e nascosta e protetta da Swi Gerrera, un generale ultraribelle. Tramite un pilota della Galassia disertore, Galen riesce a far giungere alla coalizione dei Ribelli un messaggio sull'esistenza della Morte Nera e al contempo sulla sua vulnerabilità. Gerrera lo riconosce come autentico, ma i ribelli ci mettono un po' a procedere uniti all'attacco degli imperiali uniti seguendo la missione in avanscoperta guidata dal capitano Cassian Andor e al droide riprogrammato K-2SO (in un primo tempo il compito di Andor era quello di aiutare Jyn a rintracciare il padre scienziato solo allo scopo di eliminarlo). Al solito la faccenda è molto più complessa e intrecciata, ma dopo un avvio un po' a rilento, utile però a definire ambientazione e personaggi, la pellicola prende un ritmo sempre più incalzante, si scatenano gli effetti speciali, ottenuti grazie ai miracoli della computer-grafica, ma mai pacchiani, e ci si ritrova inevitabilmente coinvolti a seguire l'avventura spaziale come dall'interno: se questo succede, al di là del quasi inevitabile lieto fine, la missione non facile affidata al regista inglese Gareth Edwards può dirsi pienamente compiuta e si rimane in attesa del prossimo film della serie. Se lo scopo è trascorrere un paio d'ore di sano divertimento evitando cinepanettoni nostrani e d'importazione, fra i film in programmazione in questo periodo è sicuramente tra i più consigliati.
Come risulta esplicitamente dal titolo, Rogue One è una delle storie possibili di Star Wars, che si inserisce nella saga creata da George Lucas e si colloca temporalmente all'incirca nel mezzo, ma assume una dimensione e dignità autonome e risulta più convincente del primo episodio della "Gestione-Disney" (e settimo della serie), Il risveglio della Forza, affidato a J. J. Abrams e uscito l'anno scorso. La trama ruota attorno alla ricerca dei piani di costruzione della Morte Nera, arma capace di polverizzare interi pianeti creata da Galen Erso, uno scienziato ribelle obbligato a lavorare per l'Impero Galattico, in cui il suo creatore ha celato un sistema per sabotarli. Protagonista della vicenda è la figlia, Jyn Erso che, sfuggita alla cattura del padre 15 anni prima e nascosta e protetta da Swi Gerrera, un generale ultraribelle. Tramite un pilota della Galassia disertore, Galen riesce a far giungere alla coalizione dei Ribelli un messaggio sull'esistenza della Morte Nera e al contempo sulla sua vulnerabilità. Gerrera lo riconosce come autentico, ma i ribelli ci mettono un po' a procedere uniti all'attacco degli imperiali uniti seguendo la missione in avanscoperta guidata dal capitano Cassian Andor e al droide riprogrammato K-2SO (in un primo tempo il compito di Andor era quello di aiutare Jyn a rintracciare il padre scienziato solo allo scopo di eliminarlo). Al solito la faccenda è molto più complessa e intrecciata, ma dopo un avvio un po' a rilento, utile però a definire ambientazione e personaggi, la pellicola prende un ritmo sempre più incalzante, si scatenano gli effetti speciali, ottenuti grazie ai miracoli della computer-grafica, ma mai pacchiani, e ci si ritrova inevitabilmente coinvolti a seguire l'avventura spaziale come dall'interno: se questo succede, al di là del quasi inevitabile lieto fine, la missione non facile affidata al regista inglese Gareth Edwards può dirsi pienamente compiuta e si rimane in attesa del prossimo film della serie. Se lo scopo è trascorrere un paio d'ore di sano divertimento evitando cinepanettoni nostrani e d'importazione, fra i film in programmazione in questo periodo è sicuramente tra i più consigliati.
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