"Amori e inganni" (Love & Friendship) di Whit Stillman. Con Kate Beckinsale, Chloë Sevigny, Xavier Samuel, Morfydd Clark, Emma Greenwell, Tom Bennett, James Fleet, Jemma Redgrave, Stephen Fry, altri. USA, Irlanda 2016 ★★★
Ogni tanto ci vuole anche un film rilassante e scacciapensieri e così domenica pomeriggio, in attesa dei risultati del referendum e per distrarre un'amica da un malevolo aspetto della Luna con Plutone, sono andato a vedere questa trasposizione cinematografica di un breve romanzo giovanile di Jane Austen uscito postumo in forma epistolare, Lady Susan, che racconta le manipolazione messe in opera da un'affascinante nobile di campagna, intepretetata da una radiosa Kate Beckinsale, rimasta improvvisamente vedova del marito che le cosentiva di vivere nel lusso nella residenza di Longford la quale si sposta in quella dei parenti dello scomparso a Churchil con li fermo proposito, grazie alle sue astute trame, di sedurre il giovane fratello della cognata, Reginald, e al contempo maritare sua figlia Frederica, ancora adolescente, a un altro "gentiluomo" di campagna, Sir James Martin, un gaffeur memorabile oltre che un perfetto imbecille (Xavier Samuel, un bravo attore che, essendo australiano, non fatica a immedesimarsi nella parte del buzzurro idiota). Tutti diffidano di Lady Susan, la cui abilità nell'arte della tresca è conosciuta fino a Londra, ma nessuno riesce a resistere alle sue capacità seduttive, men che meno Reginald; ma una serie di incidenti di percorso, tra cui una gravidanza di cui è opportuno occultare il responsabile, e da cui Susan viene aiutata a districarsi dalla sua unica amica vera, un'altra abile e a suo modo simpatica opportunista, un'americana maritata a un vecchio arnese della nobiltà inglese, Chloë Savigny, inverte all'improvvisa lo schema della maliarda che finisce per impalmare l'utile idiota, felice cornuto e quindi padre inconsapevole, e a promettere Frederica al giovane, bello e dabbene Reginald. Leggero, simpatico, recitato con la parlantina affettata di fine settecento, proprio mentre dall'altro lato della Manica Robespierre e i suoi compari provvedevano a mietere le teste dei consimili di questa gentaglia inutile e dannosa, è un film sulla manipolazione che torna in qualche modo attuale anche se nelle intenzioni del regista è piuttosto evidentemente un divertissement in costume, di stampo prettamente teatrale, che lascia un po' a desiderare in quanto a credibiltà dell'ambientazione, ma non perde in freschezza grazie al brillante cast. Più che discreto, comunque adeguato allo scopo che mi ero prefisso di trascorrere un'ora e mezz'ora in piacevole relax in attesa degli aventi.
Ogni tanto ci vuole anche un film rilassante e scacciapensieri e così domenica pomeriggio, in attesa dei risultati del referendum e per distrarre un'amica da un malevolo aspetto della Luna con Plutone, sono andato a vedere questa trasposizione cinematografica di un breve romanzo giovanile di Jane Austen uscito postumo in forma epistolare, Lady Susan, che racconta le manipolazione messe in opera da un'affascinante nobile di campagna, intepretetata da una radiosa Kate Beckinsale, rimasta improvvisamente vedova del marito che le cosentiva di vivere nel lusso nella residenza di Longford la quale si sposta in quella dei parenti dello scomparso a Churchil con li fermo proposito, grazie alle sue astute trame, di sedurre il giovane fratello della cognata, Reginald, e al contempo maritare sua figlia Frederica, ancora adolescente, a un altro "gentiluomo" di campagna, Sir James Martin, un gaffeur memorabile oltre che un perfetto imbecille (Xavier Samuel, un bravo attore che, essendo australiano, non fatica a immedesimarsi nella parte del buzzurro idiota). Tutti diffidano di Lady Susan, la cui abilità nell'arte della tresca è conosciuta fino a Londra, ma nessuno riesce a resistere alle sue capacità seduttive, men che meno Reginald; ma una serie di incidenti di percorso, tra cui una gravidanza di cui è opportuno occultare il responsabile, e da cui Susan viene aiutata a districarsi dalla sua unica amica vera, un'altra abile e a suo modo simpatica opportunista, un'americana maritata a un vecchio arnese della nobiltà inglese, Chloë Savigny, inverte all'improvvisa lo schema della maliarda che finisce per impalmare l'utile idiota, felice cornuto e quindi padre inconsapevole, e a promettere Frederica al giovane, bello e dabbene Reginald. Leggero, simpatico, recitato con la parlantina affettata di fine settecento, proprio mentre dall'altro lato della Manica Robespierre e i suoi compari provvedevano a mietere le teste dei consimili di questa gentaglia inutile e dannosa, è un film sulla manipolazione che torna in qualche modo attuale anche se nelle intenzioni del regista è piuttosto evidentemente un divertissement in costume, di stampo prettamente teatrale, che lascia un po' a desiderare in quanto a credibiltà dell'ambientazione, ma non perde in freschezza grazie al brillante cast. Più che discreto, comunque adeguato allo scopo che mi ero prefisso di trascorrere un'ora e mezz'ora in piacevole relax in attesa degli aventi.
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