"Agnus dei" (Les innocentes) di Anne Fontaine. Con Lou Laâge, Agata Kulesza, AgataBuzek, Joanna Kulig, Katarzyna Dabrowska e altri. Francia, Polonia 2016 ★★★★
Bel film al femminile che si ispira a fatti realmente accaduti, annotati nel diario personale del medico francese Madeleine Pauliac, attiva in una missione della Croce Rossa in Polonia nel 1945, Agnus dei affronta il tema degli stupri collettivi e ripetuti avvenuti in un convento benedettino durante una violenta incursione di un gruppo di soldati russi, in seguito al quale sette suore rimasero incinta. E' sull'aspetto delle conseguenze, e del superamento della sconvolgente esperienza che si concentra la pellicola, e non sul violento crimine che le causa, precedente l'inizio del racconto, e dunque non indugia nemmeno un secondo sull'illustrarlo visivamente, limitandosi a evocarlo velatamente nei dialoghi, racconto che inizia con la richiesta di soccorso al medico da parte di una religiosa, allarmata dal malessere di una sua sorella, che di sua iniziativa e all'insaputa dei superiori cerca aiuto. Mathilde, il giovane medico, atea e discendente da una famiglia di comunisti, accetta, e tornerà tutte le notti a fare visita al convento assistendo le monache rimaste gravide fino al parto, scoprendo la tragica verità, anche contro la volontà della madre superiora, che accetta il suo intervento soltanto se Mathilde assicura il massimo della segretezza. Per mantenere il suo impegno, la dottoressa corre a sua volta grossi rischi personali e professionali, ma alla fine riesce a portare a termine la sua missione, entrando man mano in confidenza con il mondo particolare del monastero e nel rapporto che si crea tra la giovane dottoressa non credente e le ragazze che, per motivi diversi, hanno abbracciato la vita monacale, per alcune una missione, per altre una scelta non voluta ma inevitabile, sta la parte più interessante e riuscita del film, specie ritraendo il legame che si instaura tra la non Mathilde e la coetanea Maria, di fatto la vice della madre superiora, che insieme trovano una maniera per evitare l'abbandono dei figli nati dalla violenza inconfessabile, unica soluzione che la più anziana responsabile dell'istituzione, la quale a sua volta porta su di sé le conseguenze dello stupro, riesce a vedere nella propria disperazione. Aiutata da una fotografia ddi notevole impatto, dalla bravura di tutte delle interpreti, e da una sceneggiatura rigorosa di cui la regista è anche co-autrice, il risultato è un film significativo che non mi rimane che consigliare.
Bel film al femminile che si ispira a fatti realmente accaduti, annotati nel diario personale del medico francese Madeleine Pauliac, attiva in una missione della Croce Rossa in Polonia nel 1945, Agnus dei affronta il tema degli stupri collettivi e ripetuti avvenuti in un convento benedettino durante una violenta incursione di un gruppo di soldati russi, in seguito al quale sette suore rimasero incinta. E' sull'aspetto delle conseguenze, e del superamento della sconvolgente esperienza che si concentra la pellicola, e non sul violento crimine che le causa, precedente l'inizio del racconto, e dunque non indugia nemmeno un secondo sull'illustrarlo visivamente, limitandosi a evocarlo velatamente nei dialoghi, racconto che inizia con la richiesta di soccorso al medico da parte di una religiosa, allarmata dal malessere di una sua sorella, che di sua iniziativa e all'insaputa dei superiori cerca aiuto. Mathilde, il giovane medico, atea e discendente da una famiglia di comunisti, accetta, e tornerà tutte le notti a fare visita al convento assistendo le monache rimaste gravide fino al parto, scoprendo la tragica verità, anche contro la volontà della madre superiora, che accetta il suo intervento soltanto se Mathilde assicura il massimo della segretezza. Per mantenere il suo impegno, la dottoressa corre a sua volta grossi rischi personali e professionali, ma alla fine riesce a portare a termine la sua missione, entrando man mano in confidenza con il mondo particolare del monastero e nel rapporto che si crea tra la giovane dottoressa non credente e le ragazze che, per motivi diversi, hanno abbracciato la vita monacale, per alcune una missione, per altre una scelta non voluta ma inevitabile, sta la parte più interessante e riuscita del film, specie ritraendo il legame che si instaura tra la non Mathilde e la coetanea Maria, di fatto la vice della madre superiora, che insieme trovano una maniera per evitare l'abbandono dei figli nati dalla violenza inconfessabile, unica soluzione che la più anziana responsabile dell'istituzione, la quale a sua volta porta su di sé le conseguenze dello stupro, riesce a vedere nella propria disperazione. Aiutata da una fotografia ddi notevole impatto, dalla bravura di tutte delle interpreti, e da una sceneggiatura rigorosa di cui la regista è anche co-autrice, il risultato è un film significativo che non mi rimane che consigliare.
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