"Paterson" di Jim Jarmusch. Con Adam Driver, Golshifteh Farahani, Kara Hayward, Sterling Jerins, Jared Gilman, Luis Da Silva JR, Frank Harts, Rizwan Manji, Jorge Vega, William Jackson Harper, Masatoshi Nagase. USA 2016 ★★★★★
"Io non so cos'è la poesia ma la riconosco quando la sento", è una celebre citazione da Alfred E. Housman che fa altresì da cappello a "ParoleNote", un progetto di Maurizio Rossato che unisce musica, poesia e prosa diventato anche una fortunata trasmissione che va in onda su Radio Capital alla mezzanotte di mercoledì e in replica alle 23 di domenica: è una frase che calza a pennello per questo bellissimo film di Jim Jarmusch, che parla in modo originale quanto con semplicità e garbo di poesia ed è di per sé un piccolo, grande poema. Il regista racconta una settimana qualunque in questo caso d'un soleggiato ottobre, nella vita di Paterson, questo il nome del protagonista, un guidatore di autobus (non a caso interpretato da un attore che di nome fa Adam Driver) della città di Paterson, New Jersey (uno dei primi centri dell'industrializzazione negli USA: vi visse e lavorò, come tessitore, l'anarchico Gaetano Bresci), sposato con la dolce Laura, una sognante giovane d'origine persiana con aspirazioni probabilmente velleitarie, prontamente assecondate da lui che, invece, pur avendo i piedi per terra è appassionato di poesia e vi si produce lui stesso, col fedele taccuino sempre a portata di mano, lasciandosi ispirare da ciò che vede e da ciò che sente, che si tratti dei discorsi fatti dai passeggeri sull'automezzo o dei sogni che, al risveglio, gli racconta la moglie. La vita del nucleo famigliare, completato dal cane Marvin, un estroso bulldog inglese geloso della padrona che si diverte a fare dispetti a quello che considera un intruso, Paterson, che pure è quello che lo porta a passeggio ogni sera nella sua routine con birra al bar dell'angolo, scorre binari di una normalità fatta di poche e semplici cose e soprattutto di quotidianità, che lasciano però ampio spazio alla fantasia e alla capacità sia d'osservazione sia di immedesimazione nel prossimo da parte di tutti i personaggi, non solo i due sposi ma anche l'anziano padrone del bar, memoria storica di Paterson con le sue dispute coniugali, un'altra giovane aspirante coppia di colore, i "Romeo e Giulietta" della situazione, e altre piccole perle sistemate qui e là per finire nell'incontro casuale di Paterson con un giapponese anche lui amante della poesia, e in particolare della gloria locale William Carlos Williams e di Allen Ginsberg, pure lui abitante per un periodo a Paterson, con uno scambio di idee illuminante: inevitabile che mi sia venuto in mente Murakami Haruki, uno scrittore che racconta e fa vivere i suoi personaggi esattamente come Jarmusch li traduce in immagine e movimento; a sua volta il film, nel suo apparente minimalismo, mi ha ricordato un altro capolavoro, Smoke, di Wayne Wang, scritto e codiretto da Paul Auster. Inutile aggiungere altro: Paterson è un gioello, il miglior regalo per le feste che potete fare e farvi. Che questo film sia d'auspicio per un 2017 cinematografico, e non solo, migliore.
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