"Monuments Men" (The Monument's Men) di George Clooney. Con George Clooney, Matt Demon, Bill Murray, John Goodman, Jean Dujardin, Kate Blanchett, Bob Ballaban, Hugh Bonneville, Dimitri Leonidas e altri. USA, Germania 2014 ★★★
C'è qualcosa di sincopato nell'andatura di questo film: cambiamenti di ritmo, forse dovuti a qualche lacuna nella sceneggiatura, che hanno per risultato parti che scorrono via veloci, anche troppo, altre più lente; la sensazione talvolta di un salto da palo in frasca, oltre a quella di un déja vu, forse voluto, omaggio al meccanismo di alcuni classici film bellici, ma già la sola idea di assegnare la parte degli eroi a un manipolo di uomini di cultura che, inadatti al combattimento, accettano di rischiare la morte pur di salvare quante più possibili opere d'arte trafugate dai nazisti durante la Seconda Guerra Mondiale, di cui Hitler in persona aveva ordinato la distruzione in caso di sconfitta, è meritoria e parla anche dell'attualità (vedi il saccheggio del Museo Archeologico di Baghdad senza che gli occupanti USA muovessero un dito) oltre ad ispirarsi a una vicenda reale. Ad assemblare l'eterogeneo gruppo, lo storico dell'arte Frank Stokes (lo stesso Clooney), che convince il presidente Roosevelt in persona ad affidargli l'incarico nell'ultimo anno di guerra, dopo lo sbarco in Normandia del giugno 1944, i cui tic personali sono caratterizzati forse con un eccesso di compiacimento, che porterà a termine con successo il proprio compito, pur in mezzo a mille difficoltà e pericoli nonché l'aperta ostilità da parte dei comandi dei reparti combattenti, cui si somma la diffidenza di alcuni responsabili francesi, timorosi che l'amico americano abbia in realtà le stesse tentazioni predatorie del Führer e che animavano del resto anche Napoleone Bonaparte. Perché sottrarre, o distruggere le opere d'arte, ossia la massima espressione di un popolo, equivale a cancellarne la memoria storica, l'identità, e su questo Clooney è chiarissimo. Per il resto il film sembra un po' datato e riflette alcuni cliché hollywoodiani (di quelli migliori, s'intende); il cast è di prim'ordine (Bill Murray su tutti, e subito dietro John Goodman) e sembra perfino sottoutilizzato. Buon film, ma George Clooney sa fare decisamente di meglio.
C'è qualcosa di sincopato nell'andatura di questo film: cambiamenti di ritmo, forse dovuti a qualche lacuna nella sceneggiatura, che hanno per risultato parti che scorrono via veloci, anche troppo, altre più lente; la sensazione talvolta di un salto da palo in frasca, oltre a quella di un déja vu, forse voluto, omaggio al meccanismo di alcuni classici film bellici, ma già la sola idea di assegnare la parte degli eroi a un manipolo di uomini di cultura che, inadatti al combattimento, accettano di rischiare la morte pur di salvare quante più possibili opere d'arte trafugate dai nazisti durante la Seconda Guerra Mondiale, di cui Hitler in persona aveva ordinato la distruzione in caso di sconfitta, è meritoria e parla anche dell'attualità (vedi il saccheggio del Museo Archeologico di Baghdad senza che gli occupanti USA muovessero un dito) oltre ad ispirarsi a una vicenda reale. Ad assemblare l'eterogeneo gruppo, lo storico dell'arte Frank Stokes (lo stesso Clooney), che convince il presidente Roosevelt in persona ad affidargli l'incarico nell'ultimo anno di guerra, dopo lo sbarco in Normandia del giugno 1944, i cui tic personali sono caratterizzati forse con un eccesso di compiacimento, che porterà a termine con successo il proprio compito, pur in mezzo a mille difficoltà e pericoli nonché l'aperta ostilità da parte dei comandi dei reparti combattenti, cui si somma la diffidenza di alcuni responsabili francesi, timorosi che l'amico americano abbia in realtà le stesse tentazioni predatorie del Führer e che animavano del resto anche Napoleone Bonaparte. Perché sottrarre, o distruggere le opere d'arte, ossia la massima espressione di un popolo, equivale a cancellarne la memoria storica, l'identità, e su questo Clooney è chiarissimo. Per il resto il film sembra un po' datato e riflette alcuni cliché hollywoodiani (di quelli migliori, s'intende); il cast è di prim'ordine (Bill Murray su tutti, e subito dietro John Goodman) e sembra perfino sottoutilizzato. Buon film, ma George Clooney sa fare decisamente di meglio.
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