Perché no? Butto lì un paio di dettagli che l'opzione invocata dal rivoluzionario standard (e ce ne sono a chili, fra i sovranisti dell'ultim'ora del "torniamo alla lira") spesso trascura: 1. l'industria bellica adora la violenza, è il suo core business. Più armi, più guadagni. Ogni misera pallottola contribuisce all'aumento dei dividendi agli azionisti (agli operai che "c'ho famiglia", nemmeno un centesimo in più, a loro basta il "posto di lavoro") 2. l'industria diplomatica (sì, oggi le diplomazie si guadagnano il pane dicendo la loro sui conflitti armati e cercando di portare a casa commesse per il proprio paese) campa sul sangue altrui. Non scoppiassero "focolai" a rischio, avrebbero poco da fare. Infatti, poco nulla si affannano per imporre "democrazia" e "diritti umani" in certe guerricciole africane dimenticate da dio e dalla diplomazia internazionale. Lì, lasciano il campo agli affari bellici, che anche chi produce gas o bombette a mano c'ha famiglia. Finché l'operaio non arriverà a comprendere che la sua scelta di lavorare per l'industria bellica, cioè di prestare le sue mani per produrre armi che uccidono sempre qualcun altro, prima o poi arriverà ad ammazzare anche lui, non vi è nessun'altra opzione sul campo che la violenza. Se produci armi, poi le vuoi vendere. Se le vendi, prima o poi qualcuno troverà più facile usare quelle che mettersi a cercare mediazioni. Senza mediazioni, prima o poi, ci troveremo tutti. C'è un Marchionne per tutti alla fine delle filiera produttiva. O lo licenzi nella tua testa, o finirai per diventarne complice.
Proprio così. E' nella scatola cranica il luogo della rivoluzione, non in piazza Maidan, ne in piazza Tahrir e nemmeno in Tien An Men. Figurarsi in Piazza San Giovanni, magari il Primo Maggio...
Perché no?
RispondiEliminaButto lì un paio di dettagli che l'opzione invocata dal rivoluzionario standard (e ce ne sono a chili, fra i sovranisti dell'ultim'ora del "torniamo alla lira") spesso trascura:
1. l'industria bellica adora la violenza, è il suo core business. Più armi, più guadagni. Ogni misera pallottola contribuisce all'aumento dei dividendi agli azionisti (agli operai che "c'ho famiglia", nemmeno un centesimo in più, a loro basta il "posto di lavoro")
2. l'industria diplomatica (sì, oggi le diplomazie si guadagnano il pane dicendo la loro sui conflitti armati e cercando di portare a casa commesse per il proprio paese) campa sul sangue altrui. Non scoppiassero "focolai" a rischio, avrebbero poco da fare. Infatti, poco nulla si affannano per imporre "democrazia" e "diritti umani" in certe guerricciole africane dimenticate da dio e dalla diplomazia internazionale. Lì, lasciano il campo agli affari bellici, che anche chi produce gas o bombette a mano c'ha famiglia.
Finché l'operaio non arriverà a comprendere che la sua scelta di lavorare per l'industria bellica, cioè di prestare le sue mani per produrre armi che uccidono sempre qualcun altro, prima o poi arriverà ad ammazzare anche lui, non vi è nessun'altra opzione sul campo che la violenza.
Se produci armi, poi le vuoi vendere.
Se le vendi, prima o poi qualcuno troverà più facile usare quelle che mettersi a cercare mediazioni.
Senza mediazioni, prima o poi, ci troveremo tutti.
C'è un Marchionne per tutti alla fine delle filiera produttiva.
O lo licenzi nella tua testa, o finirai per diventarne complice.
Proprio così. E' nella scatola cranica il luogo della rivoluzione, non in piazza Maidan, ne in piazza Tahrir e nemmeno in Tien An Men. Figurarsi in Piazza San Giovanni, magari il Primo Maggio...
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